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Lavoro e caporalato, Flai Cgil Verona si dice «pronta a segnalare le situazioni anomale nei magazzini»

Floriano Zanoni, segretario della Camera del Lavoro Cgil Verona: «Anche nel Veronese il caporalato è un fenomeno vasto e complesso che si alimenta con la separatezza o segregazione a cui vengono spesso condannati gli immigrati»

La settimana prossima gli alimentaristi della Flai Cgil Verona fanno sapere in una nota che «condurranno una nuova sessione di sindacato di strada in alcuni incroci selezionati di strade di campagna frequentate dai lavoratori agricoli». Filt Cgil Verona, il sindacato di categoria dei trasporti e della logistica, spiega infatti di essere «pronta a segnalare i tanti casi anomali che trovano nei magazzini della logistica veronese». A sollevare il problema è anzitutto Maria Pia Mazzasette, segretaria provinciale Flai Cgil: «Il sindacato di strada, che pratichiamo periodicamente con l’assistenza di un interprete multilingue, è uno dei mezzi più efficaci per far emergere questo tipo di illegalità. - spiega Maria Pia Mazzasette - Si scopre che gli sfruttati sono prima di tutto vittime culturali, nel senso che quasi sempre sono stranieri che non parlano la lingua e non conoscono le regole del Paese dove si trovano, non hanno reti di sostegno all'infuori della propria comunità e spesso questa diventa condizione di aggancio da parte di caporali dai quali sono costretti a dipendere per ogni aspetto della vita materiale: lavoro, abitazione, trasporti risoluzione dei problemi».

La stessa segretaria provinciale Flai Cgil Maria Pia Mazzasette poi aggiunge: «Sostanzialmente questa è anche la condizione della trentina di pakistani che abbiamo intercettato nelle campagne della bassa veronese in collaborazione con il progetto "Nave" del Network Antitratta per il Veneto che stiamo seguendo per la parte riguardante le retribuzioni e i versamenti contributivi mancanti. In parte questi lavoratori sono stati già ricollocati a Padova e Rovigo grazie al progetto europeo Diagrammi Nord di cui Flai Cgil è partner».

Tuttavia, spiega una nota della Filt Cgil Verona, ricostruire le reali condizioni di lavoro «è molto difficile perché a fronte di normali giornate lavorative spesso sono regolarizzati soltanto per poche ore al mese. Pagano tutto: trasporto, alloggio, persino la busta paga». Si tratta di quella che la nota della Filt Cgil Verona definisce «una spirale di dipendenza molto difficile da spezzare perché in queste condizioni non hanno diritto né al sussidio di disoccupazione agricola né al rinnovo del permesso di soggiorno». In tal senso la Flai si dice «attivamente impegnata su tutti i fronti» e, conclude Maria Pia Mazzasette, «ci siamo costituiti parte civile nel processo “Polvere di stelle” che lo scorso gennaio ha sgominato una organizzazione dedita allo sfruttamento del lavoro in Valpolicella».

Raffaello Fasoli, segretario provinciale Filt Cgil Verona, interviene a sua volta per quanto riguarda il settore della logistica: «Il fenomeno è spesso inestricabilmente legato al sistema di assegnazione degli appalti e purtroppo anche alla nascita di sindacati spontanei o autonomi. Quando nei capannoni si alzano i muri per dividere i diversi appalti, quasi sempre delimitano diverse etnie di lavoratori e diversi sindacati. Come Filt diciamo che bisogna spezzare questo meccanismo perverso denunciando le situazioni di illegalità ovunque si verifichino e qualunque organizzazione riguardino».

Infine, a prendere posizione è stato anche Floriano Zanoni, segretario della Camera del Lavoro Cgil Verona: «Anche nel Veronese il caporalato è un fenomeno vasto e complesso che si alimenta con la separatezza o segregazione a cui vengono spesso condannati gli immigrati, anche a causa di cattive leggi e di una cattiva politica che soffia sul fuoco delle divisioni piuttosto che favorire l’integrazione. La nostra lotta trova degli alleati preziosi nell’associazionismo e nella cittadinanza attiva ma sono necessari anche maggiori e più efficaci deterrenti nei confronti delle imprese che si possono realizzare soltanto intensificando i controlli degli enti ispettivi, rinforzandone gli organici e aumentandone la sinergia. Serve inoltre una maggiore presa di coscienza e una più forte reazione da parte delle istituzioni, a tutti i livelli», conclude Floriano Zanoni.

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