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Centro di permanenza per il rimpatrio a Verona? E scoppia la polemica

L'assessore alla sicurezza Daniele Polato apre all'apertura nel Veronese di una di quelle strutture che prima si chiamavano centri di identificazione ed espulsione, ma si trova isolato

Un fatto, una proposta ed una polemica. Il fatto è quello accaduto nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 giugno, quando gli agenti della polizia locale di Verona hanno scortato fino al centro di permanenza per il rimpatrio di Bari un cittadino ecuadoregno colpito da decreto di espulsione. La proposta è quella dell'assessore alla sicurezza del Comune di Verona Daniele Polato, il quale ha annunciato alla Regione Veneto la disponibilità ad aprire un centro di permanenza per il rimpatrio (nuovo nome dato ai cie, centri di identificazione ed espulsione) nel Veronese. Ed ecco servita la polemica politica, con forze sia di maggioranza che di opposizione a criticare l'idea di Polato.

Dall'opposizione il senatore del Partito Democratico Vincenzo D'Arienzo ha definito «una baggianata» la proposta di aprire un centro di permanenza per il rimpatrio a Verona. Per D'Arienzo, Verona non avrebbe le caratteristiche idonee per una struttura simile, che invece si potrebbe aprire nel Trevigiano. E Polato ha replicato in sostanza che Verona o Treviso poco cambia, l'importante è creare una struttura simile nelle vicinanze del territorio scaligero, visto che quelle attualmente disponibili sono poche e lontante.
Per il consigliere di opposizione Flavio Tosi, invece, la proposta di Polato conferma le divisioni interne alla maggioranza che sostiene l'amministrazione del sindaco Federico Sboarina.

Ma anche la Lega è critica, anche se con toni più blandi rispetto a quelli usati da D'Arienzo. Nicolò Zavarise, commissario provinciale leghista a Verona ha detto che «il dibattito è surreale in quanto non c'è in essere un progetto concreto e il tema non è mai stato affrontato. Parlare precipitosamente senza proposte concrete è inutile e rischia di generare solo confusione».
E critico è anche Stefano Casali, consigliere regionale di Centro Destra Veneto e fondatore dell'altra forza di maggioranza Verona Domani: «Per la più solerte ed efficace espulsione dei clandestini, nonché per limitare i costi dei cittadini italiani, tali centri devono essere correttamente potenziati ma dislocati nei luoghi dove si verificano gli sbarchi».

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