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Nuova polemica "gender" a Verona dopo le parole della filosofa Cavarero apprezzate anche dall'ass. Donazzan

La professoressa Adriana Cavarero riscuote consensi "a destra" dopo un'intervista in cui criticava le posizioni "gender fluid", ma dal Pd replicano: «Non si strumentalizzi un ragionamento scientifico sul concetto di genere, e il dibattito filosofico che ne consegue, a fini di propaganda politica»

Si torna a parlare di "gender" in quel di Verona, e lo si fa sui giornali. Si torna dunque a parlare di filosofia e lo si fa attraverso una polemica preelettorale nella settimana che precede il Ferragosto 2022. L'autorevole filosofa italiana Adriana Cavarero, professoressa onoraria all'università di Verona, ha rilasciato un'intervista pubblicata dal quotidiano L'Arena nella giornata di domenica 7 agosto. Oggi, lunedì 8 agosto, lo stesso quotidiano locale ha pubblicato un nuovo articolo dal titolo "Gender, l'affondo della filosofa scuote la politica veronese", il cui incipit è il seguente:

«Da sinistra scossone sul "gender fluid". A due settimane dal deposito delle liste per le elezioni politiche del 25 settembre, a Verona s'infiamma lo scenario cultural-politico».

La professoressa Cavarero, tra le più influenti studiose di Platone, di Hannah Arendt e con alle spalle una vita intera dedicata a tematiche legate al femminismo, in Italia e non solo, nella suddetta intervista evidenziava la propria distanza dalla cosiddetta "teoria del gender". O meglio, queste sono le parole di Adriana Cavarero riportate nell'intervista: 

«La teoria del gender fluid sostenuta dalle avanguardie Lgbt è che ci sono persone le quali fanno esperienza del cambio di sesso e verrebbero escluse dalle categorie uomo e donna. La loro polemica più accentuata è verso l'uso della parola donna. Vogliono che non si dica che le donne partoriscono, ma che "le persone con utero" partoriscono. Tutto questo secondo me è inaccettabile per due motivi. Quali? Primo: dopo 200 anni di lotte delle donne per avere una soggettività politica femminista, si elimina il soggetto che ha compiuto questa rivoluzione. Secondo: "persona" viene dal greco, significa maschera. Va su qualsiasi faccia. Quindi si tratta di un'operazione metafisica, fondata sulla cancellazione della realtà e della percezione, oltraggiosa per il movimento delle donne. Ora che gliel'ho detto, voleranno gli stracci, vedrà».

Dal fronte del Pd locale a parlare è stata la parlamentare Alessia Rotta, la quale ha in sostanza spiegato di essere da sempre concorde con le posizioni di Cavarero e, anche questa volta, non fa eccezione. Meno nette le parole invece dell'assessora all'Istruzione del Comune di Verona, altra esponente dem, ovvero Elisa La Paglia, di recente diventata mamma. La Paglia ha infatti posto in valore la sussistenza di quelli che ha definito «due filoni» di pensiero su un terreno di ricerca certamente complesso: da un lato la "filosofia della differenza" di cui Cavarero è esponente, dall'altra i cosiddetti "studi di genere" che, ad esempio, sempre in università a Verona trovano espressione nel Centro di ricerca Politesse che, viene spiegato nella pagina di presentazione, «si pone come polo interdisciplinare di ricerca avanzata e privilegia il dialogo tra metodi differenti, coniugando la tradizione del pensiero della differenza sessuale con gli ultimi sviluppi dei Gender Studies». L'auspicio di Elisa La Paglia è stato quindi quello che il confronto su tali tematiche possa proseguire, cosa che inevitabilmente avverrà se, come annunciato dalla stessa Cavarero, è in lavorazione anche un suo nuovo libro dedicato a tali questioni.

Nel frattempo però la polemica deve in qualche modo avere la meglio e, dunque, ciò di cui oggi si parla a Verona è, in sostanza, il fatto che nelle parole di Adriana Cavarero si riconoscerebbero in pieno esponenti politici quali Lorenzo Fontana della Lega, oppure l'ass. regionale Elena Donazzan. Quest'ultima, sempre ascoltata al tal riguardo dal quotidiano L'Arena, avrebbe infatti dichiarato di ritrovarsi nelle parole di Cavarero «quando parla della donna e della teoria gender», sottolineando come «la donna vada difesa, anzitutto nella sua originalità e identità». Al contrario, anche per l'ass. Elena Donazzan, la teoria del gender sarebbe «contro la donna, contro la maternità, contro la vita», inoltre porterebbe ad annullare le differenze sussistenti tra uomini e donne.

Una piccata risposta all'ass. regionale Donazzan è giunta infine dal fronte delle Donne Democratiche di Verona, attraverso la portavoce Sabrina Ugolini, in una nota congiunta siglata anche da Anna Maria Bigon: «Le famiglie veronesi e venete sono molto più preoccupate dalla carenza di servizi all’infanzia e dalla pochezza di salari e stipendi piuttosto che dal pericolo gender che la destra evoca ad ogni piè sospinto. E lo stesso dovrebbe fare l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan». 

Le stesse Anna Maria Bigon e Sabrina Ugolini quindi aggiungono: «Non si strumentalizzi un ragionamento scientifico sul concetto di genere, e il dibattito filosofico che ne consegue, a fini di propaganda politica. Diversamente da quanto dice Donazzan - proseguono Anna Maria Bigon e Sabrina Ugolini - non c’è nessuna campagna d’odio verso le donne alla base del tracollo della denatalità registrato negli ultimi 40 anni, soltanto una incapacità, e una mancanza di volontà, purtroppo diffuse, nel sostenere con politiche e servizi adeguati il processo di emancipazione femminile. Quindi invitiamo l’assessore Donazzan, - concludono Anna Maria Bigon e Sabrina Ugolini - che è ai vertici della Regione Veneto dal 2005, a lasciare la filosofia ai filosofi, e ad impegnarsi di più nel mettere a frutto le proprie deleghe, fornendo risposte concrete e donne e famiglie».

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