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Catullo, tra solleciti al sindaco e speranze nel Tar riparte la battaglia contro Save

Il socio privato dell'aeroporto veronesi non ha estimatori né nel centrodestra né nel centrosinistra. Valdegamberi vorrebbe che il tribunale amministrativo si pronunciasse su una vicenda da anni pendente. E Pasetto chiede a Tommasi «un cambiamento energico che sia espressione di una nuova politica»

La presenza del socio privato Save all'interno della società che gestisce l'aeroporto veronese Valerio Catullo ha dei detrattori sia nel centrodestra che nel centrosinistra. E mentre i sostenitori di Damiano Tommasi sperano in un intervento del nuovo sindaco, dall'altra parte si chiede un sollecito alla giustizia amministrativa.

Infatti, tra presunte forzature e procedure discutibili, l'ingresso di Save nel capitale del Catullo non sarebbe stato molto trasparente, secondo Anac (Autorità Nazionale Anti-Corruzione). «Nel marzo del 2018 - ricorda il consigliere regionale veronese Stefano Valdegamberi - Anac contestò le modalità con cui le quote del Catullo di proprietà del Comune di Villafranca furono cedute a Save, perché "non conformi alle previsioni del codici dei contratti e del diritto comunitario". Anac decise anche di trasmettere gli atti alla Procura di Verona, per gli eventuali profili di competenza, ed alla Corte dei Conti».
A distanza di anni, la vertenza è ancora pendente al Tar del Lazio, il quale dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità dell'ingresso di Save «avvenuto acquisendo quote del capitale sociale senza una gara pubblica», ha specificato Valdegamberi. Nessuno però starebbe sollecitando il tribunale. «La questione sarebbe giacente da quasi cinque anni al Tar perché il sollecito per la fissazione dell'udienza non sarebbe stato depositato - ha concluso il consigliere regionale - Il procedimento rischia di decadere tra pochi mesi. Invito, dunque, i rappresentanti degli interessi pubblici a farsi parte attiva per arrivare al giudizio del Tar».
Valdegamberi ha inoltre scritto una nota alla Corte dei Conti per chiederne l'interessamento sulla questione. «Gli enti pubblici che sono soci dell'aeroporto devono attivarsi per tutelare gli interessi della collettività - ha dichiarato - diversamente vi potrebbe essere una responsabilità patrimoniale per eventuali danni al patrimonio pubblico».

E tra i soci dell'azienda che gestisce il Catullo c'è anche il Comune di Verona. Quindi, il sollecito di Valdegamberi è arrivato anche all'attuale sindaco di Verona, da lui non sostenuto. Ma a Tommasi è giunto anche un sollecito da parte di un suo sostenitore, Giorgio Pasetto di Area Liberal. «Tommasi ha trattenuto a sé la delega alle partecipate e ha fatto bene, soprattutto nel caso del Catullo, perchè servirà un cambiamento energico che sia espressione di una nuova politica».
Pasetto continua infatti a contestare la narrazione secondo cui il socio privato abbia salvato l'aeroporto Catullo dal fallimento. «Save è entrata nella compagine azionaria di una società in equilibrio, ma che necessitava di un rilancio - sostiene Pasetto - I dati di bilancio evidenziano chiaramente che la società non era in stato fallimentare, ma sicuramente necessitava di investimenti importanti per competere sul mercato con gli altri scali. E i risultati in termini di traffico passeggeri sotto la gestione Save sono che nel Nord Italia lo scalo di Verona ha fatto registrare la crescita più bassa , con un +31% decisamente inferiore a Bologna +43%, Bergamo +58%, Venezia +36% e Treviso +46%. L'ingresso di Save nella compagine societaria del Catullo aveva lo scopo di far entrare un partner industriale in grado di finanziare le opere di rilancio previste nel piano industriale, ma a tutt’oggi nessun investimento è stato portato a termine. Verona è stata messa in un angolo e questo è ciò che ci hanno lasciato le passate amministrazioni e che vogliamo dimenticare».

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