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19 anni dopo, assolte le Camicie verdi. Esulta Calderoli: "Un processo alle idee"

Il vicepresidente al Senato della Lega Nord, esprime su Facebook tutta la sua gioia per la decisione del gup di Bergamo: "Verrebbe da dire giustizia è fatta davanti alla notizia dell'assoluzione piena dei 34 cittadini eternamente imputati nel processo a Verona"

"Camicie verdi. 19 anni per essere finalmente assolti dopo un processo alle opinioni che non avrebbe mai dovuto nemmeno iniziare. 
Verrebbe da dire giustizia è fatta davanti alla notizia dell'assoluzione piena dei 34 cittadini eternamente imputati nel processo a Verona sulle 'camicie verdi'.
Ma in questo momento insieme alla soddisfazione per la conclusione di questa assurda e lunghissima vicenda processuale, c'è anche un senso di frustrazione e rammarico, perché questo processo, così lungo, impegnativo e costoso, non avrebbe mai dovuto neppure iniziare, trattandosi solo di opinioni liberamente espresse, senza che mai ci fosse stato un singolo atto di violenza o prevaricazione.
Questo processo alle idee non doveva mai neppure iniziare e invece si è trascinato quasi per vent'anni e questo rappresenta una sconfitta, in primis per la procura di Verona che fino ad oggi fortemente si è impuntata su questo processo, senza mai neppure arrivare ad una sentenza in conclusione di un dibattimento di primo grado, ma soprattutto per la giustizia italiana, che ha tenuto per quasi vent'anni questi 34 uomini in ostaggio di un processo basato sul nulla".
Con queste parole pubblicate sul suo profilo Facebook, Roberto Calderoli esulta per la decisione del gup di Bergamo, che ha optato per il "non luogo a procedere" nei confronti delle 31 persone appartenenti alle "camicie verdi" della "Guardia nazionale padana" leghista, per le quali il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio nel mese di ottobre accusandole di "aver promosso, costituito, organizzato o diretto un’associazione di carattere militare", come riporta L'Arena. Le motivazioni della decisione, che pone fine all'inchiesta iniziata nel 1996, arriveranno solamente fra 30 giorni. 
Tra le persone messe sotto accusa, in passato erano presenti anche pezzi grossi della Lega come: Umberto Bossi, Roberto Maroni, Francesco Speroni, Roberto Calderoli, Mario Borghezio, Giancarlo Pagliarini e Marco Formentini. Questi però vennero prosciolti in seguito ad un decreto di Camera e Senato che affermava "l’insindacabilità delle condotte degli imputati parlamentari", ritenendo che l'organizzazione incriminata no fosse altro che "un servizio d’ordine simile a quelli organizzati da altri partiti in occasione dei comizi o delle manifestazioni di piazza". Il procedimento quindi era andato avanti per tutti gli altri imputati presso il tribunale di Verona, dove la maggior parte di loro risiedeva, che nel 2010 li rinviò a giudizio. La compentenza sull'inchiesta poi era passata a Bergamo nel settembre 2014, quando la giustizia scaligera accolse l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dall’avvocato di uno degli accusati.

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