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Filobus, le imprese incaricate dei lavori: «Abbiamo a cuore Verona»

L'Ati che ha vinto l'appalto di Amt per la filovia sceglie un profilo sentimentale, mentre l'opposizione cittadina è più razionale nelle sue critiche all'amministrazione provinciale

«Abbiamo a cuore Verona». Non tacciono le imprese dell'associazione temporanea (Ati) incaricate di realizzare il filobus. Non tacciono di fronte alla decisione di Amt di chiudere l'attuale contratto e riappaltare i lavori con un progetto diverso. Una decisione che avevano già definito «illegittima» e che a loro avviso è «nociva per Verona».

Non c'è nessun tecnicismo legale nel modo in cui l'Ati comunica alla città. Le aziende impegnate nei lavori per la filovia non parlano alla testa dei veronesi ed intendono mostrare la loro volontà di realizzare per i cittadini «un sistema di trasporto pulito, efficiente, moderno, in grado di soddisfare la domanda di mobilità in una città che tutto il mondo conosce, apprezza e ama».
Una comunicazione calda, anche nella ricostruzione dei fatti vissuti durante i lavori. «Non ci siamo arresi quando vi è stato il fallimento della società olandese che era stata nostra partner meccanica per la realizzazione dei veicoli, e neppure quando (di fronte ai ripetuti cambiamenti richiesti dal committente) abbiamo sempre gettato il cuore oltre l'ostacolo, aderendo ad ogni nuova esigenza manifestata, via via, dall'amministrazione comunale e da Amt - racconta l'Ati - E nonostante tutto abbiamo continuato a lavorare, anche in questo difficile 2020, a investire, a produrre quanto di nostra competenza, impegnando, fino ad oggi, decine e decine di milioni di euro per fare in modo che la città di Verona possa vedere realizzato questo progetto che parla di futuro, di ambiente, di mobilità sostenibile».
L'associazione temporanea di impresa che si è aggiudicata l'appalto per concretizzare il progetto filobus chiede dunque ad Amt di ripensarci per non creare un «danno alla città e ai veronesi» e per dare prova di «avere a cuore Verona, per il rispetto della sua storia e per il bene del suo futuro».

Un'Ati quasi sentimentale, quella che vuole ritrovare l'accordo con Amt per portare a termine i lavori. Più razionali, invece, le critiche politiche che hanno raggiunto il sindaco Federico Sboarina dall'opposizione. L'ex sindaco Flavio Tosi teme che la risoluzione del contratto da parte di Amt «produrrà costi colossali» per Verona, mentre il Partito Democratico ha attaccato la Lega ed il suo tentativo di scaricare ogni responsabilità sul sindaco. Sboarina aveva comunque cercato di tranquillizzare tutti, annunciando di avere un "Piano B" per il filobus. Ma questo piano «non è che un salto nel vuoto», per il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco.
«Da fine agosto, Amt ha cominciato ad attribuire all'Ati le responsabilità degli intoppi che non da ieri ma da anni fanno andare avanti a rilento i lavori - ha spiegato Bertucco - Una linea di difesa che appare molto debole, visto che fino a poche settimane fa Amt e Comune si facevano carico di tali ostacoli attribuendone la responsabilità a fattori oggettivi. Dalle carte, inoltre, risulta che, alla fine di agosto, la fase di omologazione del prototipo dei mezzi che dovrebbero circolare in città era alla fase finale e che erano in fase di costruzione avanzata già i primi cinque esemplari di carrozze. Proprio qualche giorno prima, il 21 luglio 2020, Amt e Comune avevano inoltrato richiesta per la modifica del mezzo e per questa ragione avevano disposto la sospensione parziale dei lavori in città. Risulta poi che l'Ati abbia sollevato "riserve" (in pratica extracosti) per ben 13,8 milioni di euro e che i pagamenti all'Ati siano bloccati a causa delle istanze prodotte dai subappaltatori. Non è dato capire con quale coraggio il sindaco, che doveva essere cosciente di tutte queste criticità, ai primi di giugno abbia potuto annunciare un Piano B per il filobus. A meno che il suo Piano B non fosse, appunto, un autentico salto nel buio. Se non vogliono affossare definitivamente l'opera, Amt e Comune dovranno fare in fretta perché a luglio 2021 scade la dichiarazione di pubblico interesse e se non arriveranno novità entro la primavera 2021, è destinato a saltare tutto il piano di espropri».

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