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Agec, stato di agitazione dei dipendenti. «Strategia industriale assente»

Oltre che sindacale, la vertenza è anche politica. Bertucco: «Internalizzazione delle mense mette a rischio i conti». PD: «Dopo l'aumento dei canoni di affitto, l'azienda fa cassa anche sulla pelle dei lavoratori»

Domani, 18 agosto, in prefettura, i rappresentanti dei lavoratori di Agec si confronteranno con i vertici dell'azienda, dopo aver proclamato lo stato di agitazione e dopo aver sventolato la minaccia di uno sciopero. L'obiettivo dell'incontro di domani è quella di trovare un conciliazione dopo alcune scelte prese dal management della partecipata del Comune di Verona. Agec, infatti, non avrebbe atteso la risposta dei sindacati alla proposta di ricorrere alle ferie per il mantenimento degli stipendi. E così, i dipendenti hanno ricevuto la sola cassa integrazione, priva del contributo che permetteva loro di percepire lo stipendio pieno. Inoltre, l'azienda non avrebbe mantenuto fede ad un accordo stipulato alla fine dello scorso anno sull'utilizzo del premio di produzione.

Una vertenza che oltre ad essere sindacale è diventata anche politica, dato che Agec è un'azienda controllata dal Comune. Un'azienda «da sempre nell'occhio nel ciclone per le gestioni poco oculate, per le vicende giudiziarie che l'hanno investita, e per l’assenza di una precisa strategia industriale», secondo il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco, il quale ha aggiunto: «Secondo i revisori, proseguire sulla strada della internalizzazione delle mense metterebbe a rischio i conti, che si basano su un delicato equilibrio tra attività strutturalmente in perdita, come la refezione scolastica e le farmacie, e attività in attivo, come cimiteriale e gestione immobiliare. Compito dell’attuale amministrazione sarebbe stato quello di studiare un nuovo e più stabile assetto aziendale, ma Sboarina si è limitato a navigare a vista anche su questa questione, promettendo un processo di internalizzazione delle mense che ora rischia di venire bloccato a causa dell'insostenibilità finanziaria e della mancanza di una convincente strategia industriale».

Per i consiglieri comunali del Partito Democratico Federico Benini ed Elisa La Paglia, invece, «è strano che Agec accusi difficoltà nel mantenere i patti sull'integrazione salariale con i propri dipendenti. L'azienda ha infatti chiuso l’esercizio 2019 con un milione di euro di utile netto che il presidente Niccolai e il direttore generale Peretti hanno proposto di devolvere quasi interamente al Comune sotto forma di dividendo straordinario. Si saranno sbagliati? Avranno fatto male i conti? Oppure vogliono dichiarare guerra ai dipendenti? Ricordiamo anche che una parte dell'utile deriva dall’aumento dei canoni di affitto. È inaccettabile che dopo aver provato a fare cassa sulla pelle degli utenti, aumentando i canoni di locazione in maniera spesso ingiustificata, ora l'azienda stia tentando di far cassa anche sulla pelle dei dipendenti, ritirandosi dagli impegni presi».

Ed anche un ex presidente di Agec ed ora consigliere regionale, Massimo Giorgetti, ha dichiarato: «La difficoltà di Agec nel riuscire a mantenere gli accordi sull'integrazione salariale con i propri dipendenti è l'ennesimo segno del malessere che da tempo investe l'azienda, totalmente priva di una strategia industriale. Auspico che il Comune non rimanga inerte come ha fatto finora, ma si attivi per riportare serenità nel futuro dei dipendenti della partecipata anche attraverso il suo rilancio, che potrebbe cominciare dal recupero degli oltre 500 appartamenti attualmente sfitti da mettere a disposizione delle famiglie veronesi in difficoltà a causa della crisi economica. Questa operazione, peraltro, garantirebbe lavoro alle imprese locali, innestando così un circolo virtuoso».

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