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I capoluoghi e Agsm-Aim: l'idea per fronteggiare il caro bollette

L'esecutivo berico e quello scaligero avrebbero cominciato a sondare la fattibilità di una iniziativa da concordare con la multiservizio: l'obiettivo è quello di un fondo straordinario per dare sostegno alle famiglie più esposte agli aumenti

Quanto margine finanziario hanno i comuni di Vicenza e Verona per affrontare l'emergenza sociale prevista questo autunno col rincaro delle bollette annunciato dall'Autorità italiana per l'energia Arera (ne parla approfonditamente il portale Sos tariffe)? Le due amministrazioni stanno interloquendo con la controllata Agsm-Aim per creare un fondo speciale da destinarsi al sostegno alle famiglie più svantaggiate? Sarebbero questi i quesiti pervenuti durante le ultime ore ai piani alti di palazzo Trissino e di palazzo Barbieri, dove pare siano arrivate alcune telefonate «estremamente preoccupate» da parte di personaggi autorevoli del volontariato e del terzo settore. Telefonate che avrebbero tracciato uno scenario autunnale «preoccupante». Così preoccupante che il problema, seppure en passant, sarebbe stato immediatamente lambito anche il 3 agosto durante la giunta del comune di Verona.

La premessa

Rispetto a questo scenario c'è una premessa tecnico-giuridica che si manifesta continuamente. Le società che vendono l'energia ai clienti hanno margini molto ristretti e per legge, anche se possedute da enti pubblici, non possono effettuare sic et simpliciter diminuzioni delle tariffe. Diversi invece sono i margini di manovra dei comuni, che possono creare dei fondi ad hoc per le emergenze sociali, fondi che in vario modo e varia misura possono essere rimpinguati proprio grazie ad un trasferimento di risorse dalle multiservizio alle municipalità. In realtà del problema che si potrebbe presentare a partire da ottobre-novembre, almeno queste sono le voci che circolano nei palazzi della politica tra Vicenza e Verona, si comincia a parlare: e non poco.

Un lavoro difficile

La materia, più nel dettaglio, dovrebbe interessare anzitutto il sindaco berico Francesco Rucco (a capo di una coalizione di centrodestra) e quello scaligero Damiano Tommasi, a capo di una coalizione di centrosinistra insediatasi molto di recente. I due infatti hanno tenuto per sé le deleghe ai rapporti con la municipalizzata Agsm-Aim, che è controllata appunto dai due comuni. Gli altri assessori che avrebbero gettato una primissima occhiata su una eventualità progettuale del genere sarebbero Marco Zocca (assessore al bilancio al Comune di Vicenza) e il suo pari grado scaligero Michele Bertucco. A palazzo Barbieri infatti è circolata la voce che durante la giunta di mercoledì mattina si sia per l'appunto appunto toccato l'argomento: anche per quanto riguarda i riflessi vicentini. La materia è complessa perché i meccanismi da attivare nel rispetto delle leggi sono diversi, anche se a questo scopo potrebbero essere presto attivati i dirigenti del bilancio dei due comuni. L'obiettivo, almeno quello di minima, sarebbe quello di creare un paio di poste di bilancio a sostegno dei più bisognosi e dei più indigenti. In questo contesto c'è un piccolissimo margine comunque. Agsm, a differenza di Aim, non solo compra e rivende energia, ma in parte la produce. Il che comporta chiaramente un aumento degli utili che può essere preso in considerazione ai fini della identificazione di alcuni strumenti a supporto degli utenti ovvero dei cittadini più esposti al caro-vita. «Effettivamente - fa sapere un abbottonato Bertucco - durante la giunta di oggi abbiamo cominciato ad affrontare la cosa. Ma chiaramente sarà necessaria, tra le altre, una doverosa ed approfondita interlocuzione con Agsm-Aim».

Il busillis

Sullo sfondo però rimane una partita che viaggia ben al di sopra delle teste dei sindaci. Come mai in questi mesi, anche prima della guerra in Ucraina, i Paesi della Ue stanno fronteggiando un rincaro della fornitura energetica di questa portata? Perché il 14 marzo all'agenzia Ansa il ministro dell'ecologia Roberto Cingolani denunciò aperti verbis una «truffa colossale» con annessa speculazione in corso?

Questione nota, ma non troppo

La questione è ben nota agli addetti ai lavori nonché ai media. Di recente ne ha parlato Affaritialiani.it, mentre il giorno 11 aprile 2022 era stato Report, popolare trasmissione di approfondimento giornalistico di Rai tre, a dare vita ad una articolatissima inchiesta sul tema. Dalla quale emerge una decisione della Ue non troppo conosciuta dal grande pubblico. Ovvero quella per cui il prezzo dell'energia elettrica, ma anche di altre forniture, che è in mano ai colossi della mediazione, non avviene sulla base media dei prezzi di acquisto nei Paesi in cui si estrae il gas, ma avviene alla borsa delle materie prime ad Amsterdam che è quindi soggetta alle speculazioni tipiche di quell'ambiente.

Le anomalie

Il che chiaramente presta il fianco ad una serie di anomalie dalle quali poi si generano anche gli aumenti. Per fare un esempio come mai in Italia l'agenzia per l'energia Arera permette, nell'ambito della definizione della formula di calcolo del prezzo dell'energia elettrica il prezzo di mercato per consegne spot all'ultimo momento (detto Ttf) e invece non usa nella definizione del prezzo stesso quello effettivo ossia quello medio ponderato dei contratti a lungo termine degli importatori di gas come Russia, Algeria, Azerbaigian e Libia? Detto alla grezza, perché mai si deve per forza passare per il collo di bottiglia dei mediatori internazionali ben sapendo che il risultato è e sarà quello di far schizzare a mille le bollette? I detrattori spesso hanno definito questo approccio «come gabella o pizzo legalizzato» appaltato ai privati in ragione di una sciagurata decisione presa in sede Ue.

Le tre corporation

Ad ogni modo queste multinazionali, il cui operato è spesso aspramente contestato dalle associazioni dei consumatori, della mediazione sono in buona sostanze tre ossia la olandese Vitol, la anglo-svizzera Glencore e la singaporiana Trafigura: quest'ultima per di più nel 2021 , proprio mentre i prezzi cominciavano a salire più velocemente, era finita in un dossier esplosivo pubblicato dal magazine «Gli stati generali».

Fatturati monstre

Peraltro stando ai dati riferiti da Report in aprile le tre corporation (il nome dei cui proprietari è avvolto nel mistero) sono passate da un fatturato di 430 miliardi di euro nel 2021 ad uno di 713 nel 2022. Ed è proprio attraverso queste forche caudine «del trading delle materie prime» che spessissimo è passato il caro bolletta. Che cosa possano o non possano i sindaci e le municipalizzate del territorio nei confronti di questo «strapotere planetario» è facile capirlo. Ed è per questo che da tempo chi patisce gli aumenti chiede un intervento deciso dei Paesi Ue presso le stesse istituzioni comunitarie. La partita è complicata perché da anni non mancano coloro, basti pensare agli attivisti impegnati nel recupero dei beni comuni, i quali definiscono le tre corporation una sorta di moloch inarrivabile alla guardia del quale sono posti pure politici di rango europeo estremamente influenti.

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