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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Addio Carega Jazz Festival: pronta la protesta dei giovani del Pd

La giunta comunale ha deciso di bloccare la manifestazione ma l'opposizione non ci sta e si scaglia contro una decisione che potrebbe compromettere ancor di più la "vita" della città

I Giovani Democratici contestano senza mezzi termini la decisione della giunta comunale di far cessare l'attività del Carega Jazz Festival, uno degli appuntamenti di spicco della vita culturale veronese. Gli esponenti del Pd parlano di una città ridotta oramai all'osso per quel che riguarda "la vita notturna", colpa dell'amministrazione Tosi, troppo occupata a mettere divieti per cercare il giusto compromesso tra le parti. Chi ne paga per primo le conseguenze sono i commercianti e le attività del centro, costrette spesso alla chiusura.

"É del 9 gennaio la notizia che l'Amministrazione comunale di Verona ha deciso, per mano del suo Assessore al Commercio Corsi, di smantellare un altro pezzo della ricchezza culturale di Verona. Di colpire un altro simbolo di una città che vorrebbe essere viva, ospitale, ricca di iniziativa come la gran parte delle città italiane ed europee. E invece è ridotta, dopo le 21 di sera, ad una città-museo. Senza vita e senza iniziative. Come se ci fosse il coprifuoco.

La scelta di chiudere il Carega Jazz Festival rappresenta, peraltro, l'indice dell'incapacità della Giunta Tosi di coniugare rispetto della quiete dei cittadini e qualità della vita culturale della città. Dove sorge un problema, dove c'è una lamentela, ci si limita a chiudere e vietare. Un atteggiamento pavido, che dimostra l'inadeguatezza dell'attuale Giunta a governare una grande città d'arte come Verona.

'La decisione di chiudere il Carega Jazz Festival non sorprende – commenta Matteo Avogaro, Segretario provinciale dei Giovani Democratici di Verona e Responsabile politiche giovanili del PD veronese – poiché è coerente con la volontà della Giunta Tosi di mettere i bastoni tra le ruote a qualsiasi manifestazione artistica spontanea che si voglia tenere a Verona. Creando un grave danno alla città, soprattutto in tempi di crisi. Perché manifestazioni di questo tipo attirano in città molte persone. Che non solo possono apprezzarne la bellezza, ma che riempiono anche i locali, sostenendo uno dei tanti settori del commercio oggi in difficoltà. Una politica del genere ha effetti doppiamente negativi: chiude un ulteriore spazio di aggregazione e divertimento per giovani e non, in una città ormai ridotta a museo. Ma danneggia anche gli esercenti, che ormai sanno bene come il Comune contrasterà qualsiasi loro idea innovativa e creativa per attirare nuovo pubblico, più clienti, e rilanciare i loro affari. Un doppio autogol per Verona. Che ha bisogno di una politica diversa, laddove la logica della paura, tanto cara alla Lega, ha abbondantemente fatto il suo tempo'.

'I contrasti tra opposti interessi sono il normale risultato del vivere in una società democratica' – puntualizza Elena Lake, Consigliera del Partito Democratico in Prima Circoscrizione - il compito di un politico dovrebbe essere quello di armonizzare il più possibile queste diverse esigenze. Ma piuttosto di sforzarsi per trovare soluzioni condivise da residenti, esercenti e clienti del centro, l’amministrazione leghista preferisce abolire una delle poche manifestazioni culturali che rimangono a Verona. Queste decisioni drastiche, punitive nei confronti dell’intera cittadinanza, sono l’ennesima dimostrazione del fatto che l’Amministrazione veronese non ha il minimo interesse a prendere decisioni condivise, a sostenere le espressioni artistiche, a dare vitalità ad un centro storico sempre più desolato, o a rendersi conto dell’importanza dei luoghi d’incontro per la sicurezza, l’economia, la qualità della vita in una città.'

Come Giovani Democratici e come Partito Democratico, crediamo in un modello di città profondamente diverso da quello imposto in questi anni da Tosi. Immaginiamo una città che sappia essere comunità, non luogo dove si alternano divieti e progetti faraonici destinati a lasciare il tempo che trovano. Una città che sappia ragionare di uno sviluppo capace di coniugare una vita sociale pari a quella di altri importanti centri italiani ed europei, che sappia premiare gli esercenti che oltre a badare ai loro affari organizzano manifestazioni capaci di dare lustro all'immagine della città. I dati ci danno ragione: in questi giorni si discute molto della crisi dei locali del Centro Storico, delle frequenti chiusure, dell’impoverimento di un aspetto molto importante per una città turistica come Verona: è l’effetto della politica dei divieti e delle restrizioni a senso unico adottata da Tosi in questi anni. Una politica sbagliata, da cambiare quanto prima. Noi immaginiamo una Verona a misura di cittadino e di giovane, dove gli spazi di aggregazione non siano solamente i recinti chiusi e controllati che sembra volere Corsi. Perché, è noto, l'arte mette in moto l'economia, apre le menti, scopre nuovi orizzonti e produce crescita economica. Un concetto semplice, che gli amministratori di molte zone d'Italia hanno pienamente capito. A Verona invece no. E il prezzo di questa arretratezza lo pagheranno, come sempre, i cittadini, con il peggioramento della loro qualità della vita."

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