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L’inventario dell’archivio storico della pieve di Santa Maria Assunta a Montorio

Alla scoperta del tesoro della Pieve. Un salto nel passato tra registri, libri e pergameneL’antica pieve di Santa Maria Assunta di Montorio è documentata fin dal 1069. Aveva giurisdizione fino all’Adige e il suo Capitolo, ovvero l’insieme dei religiosi, era composto dall’Arciprete e da 22 fra presbiteri e chierici. Attraverso l’analisi della documentazione contenuta nel suo archivio è possibile fare un viaggio nel tempo.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeronaSera

Si è tenuta ieri, presso la Pieve di Santa Maria Assunta a Montorio, la presentazione dell’Inventario dell’Archivio storico della Pieve di Santa Maria Assunta a Montorio realizzato dal del Centro di Documentazione della Dorsale Preafita, un progetto che ha occupato per due anni i volontari dell’Associazione Montorioveronese, con l’imprescindibile sostegno della Parrocchia di Montorio e della Diocesi di Verona. L’interesse della cittadinanza è comprovato dalla forte affluenza, con un tutto esaurito seppur con le limitazioni anti-Covid. L’evento è stato trasmesso anche in streaming sul canale YouTube dell’associazione e sarà reso disponibile a breve per chi l’avesse perso in diretta. L’incontro si è svolto alla presenza del parroco don Simone Bartolini, cui è stato consegnato formalmente il prodotto di tanto lavoro, l’inventario ufficiale, e a cui vanno i ringraziamenti di tutti per la disponibilità e il costante aiuto in tutte le fasi del progetto. Presenti anche le autorità che hanno fornito prezioso supporto all’iniziativa. La presidente della Circoscrizione 8, Alma Ballarin, e il consigliere regionale Enrico Corsi hanno espresso la gratitudine per il lavoro svolto e l’orgoglio di aver potuto contribuire alla realizzazione di un progetto tanto importante per il territorio e per la comunità.

Dopo aver illustrato le attività dell’Associazione Montorioveronese.it, il presidente Roberto Rubele ha introdotto il coordinatore del progetto documentale, Gianluca Franchi, che racconta: “Abbiamo sentito l’esigenza di promuovere, attraverso le fonti, la conoscenza della storia, dell’ambiente e della cultura del nostro territorio, raccogliendo e rendendo disponibile il materiale documentale sia per lo studio personale che per la ricerca accademica. Abbiamo quindi raccolto e messo in sicurezze gli archivi della Pieve, quelli della Parrocchia e anche quelli dell’asilo Regina Margherita, catalogando i documenti secondo gli standard internazionali e caricando la scansione di ogni reperto sulla piattaforma ‘Archui’ riconosciuta a livello accademico”. L’archivista della Diocesi di Verona, Matteo Savoldi, ha fornito un prezioso contributo al progetto, specie nell’organizzazione del processo di lavorazione, apportando le sue enormi competenze affinché le operazioni potessero portare a un risultato coerente con gli standard internazionali. “È stato – commenta –interessante lavorare con persone capaci, attente e piene di passione. L’archivio è un bene culturale a tutti gli effetti, con regole precise che qui si sono seguite con grande consapevolezza. Il risultato riporta alla luce la memoria collettiva di un territorio, un tesoro di informazioni tutto da scoprire”. Le referenti principali del progetto, Elisabetta Albrigi e Marta Morbioli, hanno in effetti tratto dalle conoscenze personali ma hanno frequentato corsi specifici della Diocesi e approfondito le tematiche a livello personale. Raccontano con passione tutte le fasi preliminari che hanno portato ad accorpare gli archivi dispersi nel territorio, a spolverare ogni singola pagina di ogni documento, lavoro certosino indispensabile per la messa in sicurezza e la catalogazione. Tutto cercando di rispettare il cosiddetto “vincolo archivistico”, seguendo cioè lo stesso filo logico della conservazione originaria dei documenti. Dopo la catalogazione, il risultato è stato vagliato e completato dalla Diocesi di Verona e caricato nella piattaforma, che ha infine restituito lo strumento fondamentale per ogni archivio: l’inventario, unico modo per sapere quali sono i contenuti disponibili e dove viene conservato. Hanno inoltre predisposto un regolamento di consultazione e la modulistica da compilare per accedere ai documenti, nell’ottica di fruibilità per tutti che è alla base stessa del progetto, non solo per ricercatori e laboratori didattici, ma anche semplici appassionati.

La raccolta documentale conta 343 unità archivistiche (cioè documenti semplici o complessi relativi a un singolo argomento), migliaia di carte sciolte e 11 pergamene antiche, datate fin al 1195. L’archivio appare ora suddiviso in tre parti distinte: antica (fino al 1965, anno in cui fu costruita la chiesa di San Giuseppe e spostata la sede parrocchiale) e moderna, oltre al Fondo Agostino Zenari, donazione dell’omonima famiglia che contiene tutti gli spartiti musicali utilizzati in secoli di celebrazioni liturgiche. La parte antica proviene dalla Pieve e riporta dati anagrafici, di stato civile e sacramenti a partire dal 1567, ma anche documenti sui pagamenti delle decime, testamenti, oltre ai fascicoli personali di alcuni parroci. La parte moderna contiene gli atti e descrizioni dei beni immobili della parrocchia, così come dei beni mobili, con carteggi e descrizioni accurate delle opere d'arte. Durante i sopralluoghi, è stata poi rinvenuta una vera e propria biblioteca dell’antichità, con circa 150 volumi datati a partire dal 1700 e fino agli anni Ottanta.

I volumi sono in uno stato quasi perfetto di conservazione e riguardano le diverse narrazioni liturgiche susseguitesi nei secoli, le “istruzioni” date dalla Diocesi ai parroci su come e cosa dire durante le funzioni religiose e diverse opere omnie di noti filosofi religiosi. L’esame dei volumi ha fatto apprezzare non solo i contenuti elevati ma anche la qualità della carta, i diversi processi di stampa e metodi di rilegatura, in un corpus che rappresenta di fatto il legame tra chiesa e territorio nei secoli. In chiusura è stato rivolto un caloroso invito a tutti i cittadini montoriesi, per contribuire alla seconda fase del progetto, ad esempio provando a ritrovare documenti presenti sul territorio, prestando o donando i propri documenti al Centro, oppure – molto prosaicamente – collaborando alla scansione e catalogazione dei documenti o per l’apertura della sede. La memoria collettiva va preservata e valorizzata, i volontari di Montorioveronese.it hanno svolto un lavoro incredibile di riordino e salvataggio, ora non resta che da immergersi mani e cervello nei misteri e nella storia del nostro territorio.

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