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Martedì, 23 Aprile 2024
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Verona conferma la "buona qualità di vita" e resta al nono posto in Italia. Tutto il Veneto si piazza bene

Il Nordest la fa da padrone nella classifica stilata dall'università "La Sapienza" di Roma. Tutte le province sono tra le prime 40 (Venezia all'ultim posto, Treviso al quarto dietro Trento, Bolzano e Mantova. Non bene Liguria e Piemonte

Ambiente, lavoro, criminalità, tempo libero e salute. Sono alcuni degli indicatori che fotografano la qualità della vita in Italia e che sono stati elaborati dall’università “La Sapienza” di Roma per il quotidiano Italia Oggi. Verona si conferma nella Top ten e al nono posto della classifica accumulando oltre 775 punti sui 1000 considerati. Punteggio pieno per Trento. Seguono le province di Bolzano, Mantova e poi Treviso, Pordenone, Reggio Emilia, Vicenza, Parma. Poi Verona. Chiude alla decima posizione Siena. A conti fatti tutte le province venete sono nella Top 40: Belluno, in una recente classifica balzata al quarto posto assoluto (prima in Veneto), è al 12esimo posto, Padova al 25esimo e Venezia al 40esimo. Fanalino di coda, con un preoccupante punteggio  “zero” è Carbonia-Iglesias, in Sardegna.

In genere è il Meridione a segnare le ultime parti della classifica dell’università della Capitale. Ben 40 province di Sud e Isole sono nella parte bassa. Tra di loro la sorpresa di Imperia. Trento è invece salda al primo posto da 5 anni per “buona” qualità della vita: incidono gli indicatori di “Affari e lavoro”, “Ambiente”, “Criminalità”,  “Disagio sociale”, “Popolazione”, “Finanza”, “Scuola, “Tempo libero”. Al Sud gioca un ruolo negativo la crisi del lavoro e la disoccupazione ma sotto al profilo della criminalità si salvano molte province. Ad Agrigento, Oristano e Campobasso (ai primi posti c’è anche Treviso e Pordenone) i reati si contano in minor numero rispetto, ad esempio, che a Bologna, Milano e Rimini. Circa il tenore di vita è Milano a farla da padrona, confermando i buoni risultati del 2013. Poi Trieste, Bologna e Varese.

A commentare i dati su Verona è stato anche il sindaco Tosi che anche durante il tradizionale scambio di auguri con il vescovo, monsignor Giuseppe Zenti, aveva puntato l’accento sulla perdurante crisi economica. Un disagio che prosegue da sei-sette anni: “Ci troviamo ad affrontare come amministrazione locale una situazione di disagio sociale che, in mancanza di positivi miglioramenti, condiziona il sentire cittadino, bloccato in un diffuso clima di sfiducia per il futuro. Per questo motivo, ancor più che in passato, la collaborazione di tutti è fondamentale per riuscire ad offrire un segnale di speranza ed aiuto concreto di fronte alla rassegnazione alla quale è arrivata la gente”. Aveva commentato Tosi che “il Nordest se la passa meglio del Nordovest (6 province, molte delle quali liguri, e anche Torino sono da metà classifica in giù) perché il Veneto è concentrato sul turismo, sulle piccole e medie imprese e sull’agroalimentare, mentre altre zone risentono maggiormente le difficoltà delle grande industrie. Non so però se le città davanti a noi siano realmente messe meglio di Verona, dato che molti vengono da noi e non il contrario”.

DALLA REGIONE - “Tre capoluoghi veneti nella top ten delle città italiane dove si vive meglio (Treviso quarta, Vicenza settima e Verona nona, con Belluno appena sotto, 12esima) e un successo generale del Nordest significano molto: indicano che quest’area del Paese soffre la crisi ma sa reagire e continua a trainare l’Italia, praticamente la mantiene” ha invece commentato il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. “La qualità della vita – aggiunge Zaia – è l’insieme di una quantità di parametri, ai quali però è trasversale la capacità della gente di sacrificarsi per garantire alla propria famiglia un buon tenore di vita, per rispondere con laboriosità e coraggio alla crisi, e la buona prova di sé che danno le Amministrazioni pubbliche nell’usare al meglio i sempre più scarsi denari che uno Stato mangiatutto lascia loro”.

“Di fatto – incalza Zaia – vinciamo applicando i costi standard, sulla base dei quali ogni euro va speso con attenzione maniacale perché produca il massimo effetto al minor costo. Facciano così anche in tante altre parti d’Italia, dove con i parametri del Veneto si potrebbero risparmiare 30 miliardi l’anno invece che tagliare la sanità e la sicurezza e questo Paese mezzo affondato dagli sperperi potrebbe rialzarsi senza mendicare ai piedi dell’imperatore europeo e della Merkel e senza taglieggiare imprenditori, lavoratori, famiglie, Enti Locali e Regioni virtuose. I costi standard, vera fonte di reale sviluppo perché capaci di tagliare gli sprechi mentre qui si continuano a tagliare risorse vanno applicati subito e in tutta Italia, in tutti i settori in cui è possibile, in forza di legge. Renzi può farlo, ma non bastano un tweet e parole rassicuranti”.

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