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Cosa fare a Verona e provincia durante il weekend dal 3 al 5 aprile 2020

I nostri consigli su come trascorrere il vostro fine settimana

Restare a casa (nel rispetto di un’immagine).

Anche questa settimana, così come le scorse volte, il presente articolo potrebbe concludersi qui, il consiglio è ormai noto. Le sue motivazioni dovrebbero esserlo altrettanto, nonostante a volte possano arrivare alle nostre orecchie indicazioni contrastanti. Non è facile tenere chiusa in casa l’intera popolazione di una nazione, non è facile spiegare ai propri figli che non si può più uscire a giocare a pallone, o a fare anche una semplice passeggiata. Non è facile rispettare queste regole, ma non facciamoci illusioni, non è nemmeno facile doverle imporre, decidere per altri che questa sia la cosa più giusta da fare e assumersene di conseguenza la responsabilità.

La settimana appena trascorsa ci ha consegnato una lunga serie d’immagini, in ogni Comune d’Italia, dove ciascun sindaco ha partecipato ad una breve ed intensa cerimonia di cordoglio per le vittime che si sono avute finora nel corso dell’epidemia. Sono immagini solitarie, fotografie di città e di persone sole. Che in questo senso di solitudine si celi anche l’inesplorata ragione di un vivere comune, è forse proprio qui che emerge la forza di queste immagini. Una delle cose che distingue queste fotografie da quelle di altre cerimonie pubbliche, è il senso di privatezza ch’esse sembrano preservare. Non è facile celebrare l’ultimo saluto a persone «cui non possiamo dedicare un funerale», non è facile trovarsi di fronte all’assenza di parenti e amici delle vittime, un’assenza che si fa tanto più presente proprio a chi, come tutti i sindaci d’Italia, ha dovuto e voluto far presenza in questo singolare funerale impossibile. 

Tra le tante immagini viste, ve n’è forse una particolarmente significativa: è quella che ritrae il sindaco di Bergamo Giorgio Gori dinanzi alle bandiere a mezz’asta nella propria città, tra le più duramente funestate dal virus. Il taglio dell’inquadratura è quello che si usa per conferire importanza a una persona, dal basso verso l’alto, ma vi è una stranezza in questa foto, o così almeno a noi pare. Il sindaco di Bergamo ci dà le spalle, il suo volto appena s’intravede di profilo, il capo inclinato verso l’alto e l’ormai canonica mascherina che ne copre la bocca. Che cosa ci dice questa foto? Una cosa molto schietta e immediata: che non è Giorgio Gori il soggetto dell’immagine. Più che soggetto ritratto, il sindaco di Bergamo è spettatore dell’immagine che lo ritrae dinanzi al vuoto che si è spalancato in essa, ed è quel vuoto che si rivela quale autentico soggetto dell’immagine.

Rispettare qualcuno o qualcosa significa avervi riguardo, guardare non una, ma almeno una seconda volta, ritornare sul proprio sguardo, accennare una ripetizione del guardare, indugiare sullo sguardo. Quella in cui ci appare il sindaco di Bergamo è una fotografia colma di rispetto, perché anzitutto ci ri-guarda, tutti nessuno escluso, col suo carico di silenzio che assorderà a lungo le orecchie di ciascuno. Per questo Giorgio Gori non ha bisogno di guardare nell’obiettivo della macchina fotografica, per questo può persino arrivare a farsi lui stesso spettatore di quell’immagine che lo ritrae, volgendoci le spalle, perché il senso di quella foto che tutti ri-guarda è, in fin dei conti, il vuoto incolmabile. È questo vuoto che, ri-guardandoci, evoca il nostro sguardo, o meglio, il nostro riguardo, il nostro rispetto. L’invito, dunque, che facciamo per questo weekend, è quello di restare a casa nel rispetto di quest’immagine, lasciando che anch’essa vi possa infine riguardare…

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