I Virtuosi Italiani e Francesca Dego in concerto al Teatro Ristori di Verona
Venerdì 29 aprile alle ore 20 al Teatro Ristori appuntamento conclusivo per la rassegna Concertistica della Stagione 2021-2022. Ospite una delle giovani violiniste più richieste sulla scena musicale nazionale ed europea, Francesca Dego. Insieme al complesso de I Virtuosi Italiani, formazione tra le più attive e riconosciute nell’ambito, eseguirà un programma dedicato alle musiche di ?ajkovskij, Castelnuovo- Tedesco e Rota.
Il programma si apre con l’Elegia per orchestra d’archi scritta in memoria dell’amico Samarin di ?ajkovskij, scritta durante un breve soggiorno a Berlino, il cui titolo previsto era Hommage reconnaissant. Nel 1890 ?ajkovskij mutò d'avviso al riguardo e, dal momento che cinque anni prima Samarin era scomparso, ne autorizzò l'edizione con il nuovo titolo Elégie à la mémoire de Samarin e con la dedica all'amico carissimo. A quattro anni di distanza dalla Serenata in do maggiore op. 48, questa Elégie ne riprende la scrittura magica per orchestra d'archi. Il modo adottato da ?ajkovskij nel trattare tale organico con armonie late, lasciando alla melodia uno spazio terso sui frequenti raddoppi in ottava, genera una dimensione espressiva che è tesa e morbida insieme. Nel complesso la musica di questa Elégie dà il senso di una malinconica sorpresa più che quello di ringraziamento riconoscente o di un aggraziato augurio. Vi si coglie, appunto, l'accorata impressione di una improvvisa tristezza per la perdita, senza giustificazione, di qualcuno che è molto caro. In particolare, la ripetizione, a guisa di infinito carillon, sul pianissimo del primo tema, nella sezione conclusiva, accentua il carattere sospeso della musica, improntata ad una genuina carica emozionale.
Sempre di Pëtr Il'i? ?ajkovskij, Souvenir d’un lieu cher op. 42, allude ai dolci ricordi di un soggiorno sereno, che potrà essere ascoltata nella trascrizione realizzata da Federico Donadoni, che trasforma l’originale per pianoforte in un vero e proprio concerto per violino e orchestra d’archi. Il “luogo caro” evocato dal titolo è la tenuta di Brailov, nella quale ?ajkovskij aveva trascorso due settimane nella primavera del 1878. Lo aveva ospitato la sua ricchissima mecenate Nade?da Filaretovna von Meck, che gli accordava sostegno finanziario e amicizia a condizione che i due non si incontrassero mai. Appunto ai sentimenti di riconoscenza e di affetto per lei si ispirano i tre movimenti nei quali si articola il pezzo: due momenti lirici, Méditation e Mélodie, per incorniciare un più brillante Scherzo, rovesciando lo schema consueto della successione dei movimenti.
Castelnuovo -Tedesco, sebbene sia nato nel 1895, non di meno è da considerarsi uno dei principali autori del Novecento italiano, anche e soprattutto per le influenze che eserciterà negli USA, dove si trasferirà per sfuggire alle ignobili leggi razziali del fascismo. “Rosina” e “Figaro” rappresentano un sentito omaggio del compositore al genere operistico italiano. Si tratta di parafrasi, più che di veri arrangiamenti, dove la cifra stilistica di Castelnuovo – Tedesco si fa evidente in un trattamento armonico mai banale, ma anzi ricercato e assolutamente in linea con lo spirito d’innovazione che permeava la sopra citata generazione dell’ottanta. Questi due brani furono dedicati al più grande virtuoso di tutti i tempi Jascha Heifetz.
Dal sodalizio artistico tra Nino Rota, compositore nato a Milano all’inizio del ventesimo secolo e Luchino Visconti, scaturisce una delle pietre miliari della storia del cinema: “Il Gattopardo”.
Proprio per quest’ultimo, il regista ha una richiesta ben precisa per il compositore: la scrittura di musiche originali, concepite ancor prima di aver letto il soggetto cinematografico. Insomma, la creazione di una vera e propria opera musicale con un’anima unica, in grado di infondere vita nelle note, ancora prima che nelle immagini, a un personaggio monolitico.
In modo particolare, è un motivo a restare impresso sin dalle prime proiezioni nella coscienza collettiva: Il Valzer brillante del Gattopardo è infatti una delle musiche più riconoscibili e raffinate del cinema italiano (e forse non solo). A dispetto della commissione, questo brano non è esattamente originale: lo ha scritto Giuseppe Verdi per la contessa Clara Maffei ma, per anni, la partitura risulta persa nell’oblio. Almeno fino a quando Mario Serandrei, amico sia di Visconti sia di Rota e al lavoro per il montaggio del film, non la scova presso una libreria antiquaria. Giunta sul pianoforte di Rota, viene successivamente orchestrata e scorre come linfa vitale nella scena più sontuosa del film, che vede appunto il valzer tra Claudia Cardinale e Burt Lancaster.
Informazioni e contatti
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