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Il calendario areniano diventa ancora più ricco: arrivano a Verona i Mumford & Sons

La band torna a solcare i palcoscenici italiani dopo il tour sold out di due anni fa e lo fa per presentare il suo nuovo album, Wilder Mind, in uscita il 4 maggio 2015 tramite Gentlemen of the Road / Island Records

A distanza di due anni dall’ultimo tour sold out in Italia, I Mumford & Sons annunciano il loro ritorno per tre concerti che si apprestano a diventare tra i più importanti eventi musicali dell’anno.
Il nuovo album Wilder Mind, in uscita il 4 maggio 2015 tramite Gentlemen of the Road / Island Records, sarà preceduto da un nuovo singolo, Believe in uscita il 27 aprile. Wilder Mind è stato registrato agli Air Studios di Londra e prodotto da James Ford (Arctic Monkeys e Florence & The Machine).
Questo nuovo lavoro segna una svolta significativa per la giovane band inglese dai loro dischi precedenti, da Sigh No More del 2009, e da Babel del 2012. Già dalle prime sessioni di New York e Londra si è assistito ad un cambiamento di approccio non solo alla scrittura e alla registrazione, ma anche alla dinamica dei suoni. Dopo il recente annuncio della performance headliner di alcuni dei più celebri festival del mondo ed una serie di Gentlemen of the road Stop Over in America, i Mumford & Sons sono molto lieti di annunciare i dettagli del loro tour italiano. 
Il 29 giugno 2015 la band si esibirà in Arena e per agevolare tutti i loro fan, la band ha stabilito che il biglietto per l’anfiteatro scaligero non sarà diviso per fasce di prezzo, ma che sarà per tutti i settori di 40 € + d.p.. Prevendite attive da Venerdì 13 Marzo alle ore 10 su www.ticketone.it. 

I Mumford & Sons, dopo essersi esibiti praticamente senza sosta da quando hanno formato la band, avevano deciso di prendersi, dopo cinque anni, la loro prima pausa - iniziata alla fine del loro tour mondiale per l'album Babel a settembre 2013 e durata cinque mesi. Nei mesi precedenti alla fine del tour, Marcus, Ben, Winston e Ted avevano trascorso del tempo con Aaron Dessner dei The National, registrando demo a New York.
La band si è rivista nel febbraio dello scorso anno agli Eastcote Studios di Londra, dove avevano registrato il loro album di debutto, Sigh No More. Qui è iniziato il lungo periodo di scrittura di otto mesi. Ad accompagnarli in queste sessioni è stato il produttore James Ford.
Sin dalle prime sessioni di prova di Londra e New York, fu subito evidente che si stava assistendo ad un cambiamento di approccio non solo alla scrittura e alla registrazione, ma anche alla dinamica dei brani. C'è un'atmosfera minimalista nel nuovo album, il cui suono Marcus descrive come “uno sviluppo, non una partenza”.
“Verso la fine del tour di Babel, abbiamo suonato sempre nuove canzoni durante il soundcheck, e nessuno di queste era caratterizzato dal banjo o dalla grancassa. E provare le canzoni con Aaron, quando abbiamo preso una pausa, ci ha fatto capire che non avevamo l’intenzione di coinvolgere strumenti acustici. Non abbiamo detto: no agli strumenti acustici. Ma credo che tutti noi avevamo il desiderio di darci una scossa. Il songwriting non è cambiato drasticamente; è stato guidato più dal desiderio di non fare di nuovo la stessa cosa. Inoltre, ci siamo innamorati della batteria! È così semplice.”
Il nuovo album è il più collaborativo scritto dalla band fino ad oggi. Inoltre, in netto contrasto con Babel, nessuna delle nuove canzoni è stata testata dal vivo: i fan le ascolteranno in anteprima nel disco. Uno shock, allora? “È un invito,” ride Marcus, “non una sfida”. “Lavorare con Aaron,” afferma Winston, “il suo approccio al fare musica è che si deve inseguire ogni idea; inseguirla fino alla fine.”
Ci ha insegnato a collaborare di più” aggiunge Ben, “in termini di lavoro con l'altro. Ci ha regalato parole di saggezza che non avevamo mai sentito prima. Ci ha incoraggiato a celebrare le idee degli altri, e non abbandonare mai qualcosa. E non è una cattiva abitudine da imparare sia a livello personale che creativo”.
È stato probabilmente il disco più divertente dei tre”, dice Marcus. “Sì, sicuramente lo è stato”, dice Ted. “È stato un processo molto più democratico,” continua Marcus, “Siamo stati tutti autorizzati ad avere un parere su ciò che facevano gli altri, e penso che questo ci ha reso più vulnerabili, ma anche più disposti ad accettare i pareri degli altri.”
La band che una volta aveva detto ad un intervistatore che se non avessero suonato dal vivo allora non sarebbero più stati una band ora ammette che quella pausa di cinque mesi - e quelle writing sessions agli Eastcote Studios - ha dato loro qualcosa di cui avevano bisogno per progredire. “Una delle cose che più mi è piaciuto di essere in studio piuttosto che sulla strada,” Winston riflette, “era che si poteva suonare qualsiasi strumento ci piacesse; quindi non dovevi pensare, 'devo fare questo, suonare questo', abbiamo tutti sentito che avremmo potuto fare tutto ciò che volevamo, e ottenere molto di più in questo modo”.
Believe, una delle canzoni chiave del nuovo album, è stato un beneficiario di questo più coinvolgente processo. “Eravamo andati ad un matrimonio in questo ranch in Texas,” ricorda Marcus, “e ci hanno permesso di stare in una dépendance per una settimana, quindi abbiamo potuto scrivere. Sono andato via con un giorno di anticipo, non ricordo perché, e quando ci siamo incontrati la volta dopo agli Eastcote, sono arrivato in ritardo, e ho trovato gli altri che stavano lavorando su quella canzone. Per me, quello è stato un “passo avanti” in termini di scrittura del disco. Ho potuto cantare i testi di qualcun altro, come se fossero miei. Adoravo cantarla, e penso che l'esperienza, e il modo in cui la canzone è nata, hanno impostato il modo per proseguire il resto dell'album. Per tutti noi”. Dal punto di vista dei testi, l'album si propone come una serie di istantanee - un diario, una cartolina, una serie di conversazioni su incomprensioni, angoscia, impegno, inganno e perdita. È un disco notturno che vola dentro e fuori l'oscurità delle ombre e la luminosità delle luci. Il sound di queste emozioni è fatto di una musica di incredibile complessità e sottigliezza, che suona come una nuova pagina per la band, ma che è ancora identificabile con i loro lavori precedenti.
Inevitabilmente, dopo una lunga pausa, rinasce la voglia di suonare di nuovo dal vivo. Questa è, dopo tutto, la band che è stata sotto i riflettori dei Grammy, dei Brit, che si è esibita in concerto alla Casa Bianca e che, nel 2012/13, si è esibita ai Gentlemen of the Road Stopover festivals in tutto il mondo, sostenendo musicisti e imprese locali.

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