Palazzo Maffei: esposta l’immagine fotografica dell’opera "Stanza" di Elia Cantori
L’immagine fotografica dell’opera “Stanza” del giovane artista anconetano Elia Cantori (1984) - una sfera di cemento di 90 centimetri di diametro ricavata dalla demolizione del proprio studio di Londra - è esposta nella vetrina al piano terra della Casa Museo di Palazzo Maffei. Una sfera con una maniglia al centro di una stanza, illuminata da un neon anch’esso parte dell’opera, ci costringe a relazionarci con quello che pensiamo di sapere e l’indefinibile. Un’opera da guardare attraverso la sua riproduzione contestualizzata - a raccontare anche altre storie dell’artista o il dietro le quinte e i retroscena - per trovare un modo diverso di entrare in contatto e di “interagire” con l’opera d’arte, nell’era amara dei musei chiusi e dei limiti alla circolazione.
Il progetto d’arte contemporanea promosso dalla Fondazione Cariverona C-ART-Off-LINE (see art off line / cartoline), a cura di Mirko Rizzi, dopo il medium della cartolina d’artista - intesa come oggetto fisico da toccare e manipolare, inviato a quanti ne faranno richiesta alla Fondazione - trova un’altra occasione di riflessione grazie alla collaborazione con Palazzo Maffei-Casa Museo. La riproduzione dell’opera entra in città, dialoga con le luci riflesse sul vetro, con i volti dei passanti ed ogni volta cambia l’emozione del racconto.
Un progetto che mira a riflettere sull’iper-
Elia Cantori è interessato alla ricerca della compenetrazione tra la forma, la materia, il
Elia Cantori, giovane artista italiano classe ’84, vive e lavora tra Londra e Ancona. Ha studiato Arti Visive presso il Goldsmiths College e la Slade School of Fine Art di Londra ed ha completato la sua istruzione con workshop tenuti da Yona Friedman (Fondazione Ratti, Como) e Tomas Saraceno (Fondazione Spinola Banna, Torino). "Sfera", come tutta l'opera di Cantori, trasporta l’osservatore in una dimensione percepita ma sconosciuta, un viaggio pluridimensionale racchiuso in una forma. Con una maniglia al centro dell'opera composta dai frammenti dello studio londinese demolito, così come al centro di una stanza illuminata da un neon, anch’esso parte del lavoro, "Sfera" ci costringe a relazionarci con quello che pensiamo di sapere e l’indefinibile.