One Bridge to Idomeni presenta in Gran Guardia la mostra "Tornare Partire Tornare"
“One Bridge to Idomeni” è una associazione di volontariato senza scopo di lucro, nata inizialmente per portare aiuti umanitari nell’accampamento informale di Idomeni, presso il confine greco-macedone. Il progetto ha conseguito i suoi primi passi proprio nel marzo di due anni fa, quando cinque volontari veronesi sono partiti per la rotta di Idomeni. Da qui, la scelta del nome “One Bridge”: da quel fine marzo, infatti, un ponte è stato creato. Un ponte che, nella direzione dell’andare, porta aiuto e sostegno ai migranti in situazioni di emergenza, dall’altra percorre all’indietro quello stesso ponte, ritornando e riportando con sé le testimonianze dirette dei volontari, per essere attori e costruttori di un progetto di sensibilizzazione sulla tematica dei diritti umani.
In seguito, grazie alla straordinaria risposta ricevuta dai nostri concittadini e da parte di altre associazioni veronesi e non, che hanno aderito ed accolto la nostra iniziativa, “One Bridge to Idomeni” ha potuto sviluppare un aiuto constante ed efficace lungo la rotta balcanica. Ad oggi, i progetti della associazione sono molteplici: siamo infatti presenti nei campi governativi in Serbia, Grecia e nella nostra stessa città, Verona. In questi ultimi due anni, il progetto - formalizzatosi come Onlus - ha continuato a crescere attraverso testimonianze nelle scuole, articoli, mostre fotografiche, proiezioni e serate informative. Tutto ciò è stato reso possibile in primis grazie al supporto della popolazione veronese che, partecipando in prima persona, ha contribuito all’efficacia del ponte instaurato e ci spinge, ad oggi, a proseguire il nostro lavoro.
21.03.2016 Tornare Partire Tornare 21.03.2018
Per le motivazioni sopra riportate, a due anni dalla data della nostra prima missione, ossia il 21 marzo, stiamo organizzando la mostra “21.03.2016 Tornare Partire Tornare 21.03.2018”. Della durata di 13 ore, dalle 10:00 alle 23:00, la mostra si articola come installazione di testimonianze e foto delle varie missioni tenutesi, in questi due anni, dalla Onlus sulla rotta balcanica. Il tema della mostra è, appunto, la testimonianza. L'effetto voluto è quello per cui il visitatore, al centro della sala, si ritrovi dentro ad un circolo senza inizio né fine, un flusso costante di immagini e testo.
Ci sarà poi uno spazio dove saranno presenti alcuni membri della associazione e del suo direttivo, alle ore 20:30 la presentazione dell'associazione e della mostra e alle ore 21:00 un breve intervento teatrale, dove due attori interpreteranno alcune delle testimonianze scritte dai nostri volontari. L’orario della mostra, con apertura a metà mattina, permetterebbe al pubblico scolastico di partecipare ad essa. Questa partecipazione da parte di alcune classi delle scuole veronesi sarebbe momento di condivisione delle nostre esperienze, affinché la nostra testimonianza e la nostra ricerca verso un’altra politica inizi coinvolgendo proprio chi questa prassi può attuarla: i giovani.
Progetto editoriale
Accanto alla mostra, abbiamo ideato un progetto editoriale chiamato “Tracce”. Presenterà al suo interno, oltre ai ringraziamenti dell’associazione, un diario con un’antologia delle testimonianze dei primi due anni di aiuti e una raccolta di foto donateci da fotografi e fotoreporter di fama nazionale. La tiratura della prima edizione sarà limitata a 200 copie, come 200 sono i volontari che sono partiti con noi, dal 21 marzo 2016, lungo la rotta balcanica.
Ciò che auspichiamo
Il progetto mira a sensibilizzare la cittadinanza veronese sul tema della migrazione e in particolare sull'aiuto portato dall'Onlus lungo le rotte migratorie: un aiuto che non ha niente a che vedere con la generosità o con il buonismo, ma che riguarda il compito che “One Bridge to Idomeni” si è data, un compito con due direttrici, tra loro inscindibili: portare aiuti lungo la rotta migratoria dei Balcani e raccogliere le testimonianze dei volontari una volta tornati a casa.
Per fuggire l’assistenzialismo di un certo aiuto nei contesti d’emergenza, le due azioni si implicano, da un lato, portando aiuti e impegnandosi nel costruire, là sui confini europei, una comunità ed uno stato di diritto valido anche per i migranti che ne sono esclusi, in quanto elementi esterni alle nazioni e alla cittadinanza; dall’altro, riportando in città la testimonianza: chi torna porta i desideri, le parole e le sofferenze di chi è costretto a vivere nei campi.
L’azione della testimonianza porta quindi i volontari tornati dalla rotta ad impegnarsi affinché quelle nude vite, quegli individui che ha conosciuto, possano divenire persone come egli stesso. Una matrice comune di queste due direttrici è ora riconoscibile: non trattiamo di gentilezza o compassione, ma promuoviamo un’azione: tentiamo di applicare nella realtà la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.