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Marted al Nuovo "Dona Flor e i suoi due mariti"

Nei panni della protagonista la bella e brava Caterina Murino

Martedì 18 gennaio alle 20.45 quarto appuntamento, al Nuovo, con Il Grande Teatro. In programma, proposto dalla Compagnia Mario Chiocchio, Dona Flor e i suoi due mariti, spettacolo tratto dal romanzo di Jorge Amado. Ne sono protagonisti Caterina Murino (Flor), Paolo Calabresi (Teodoro) e Max Malatesta (Vadinho). Regia di Emanuela Giordano che firma anche l’adattamento teatrale e la drammaturgia dello spettacolo.

Dona Flor è una dolce, ingenua, adorabile creatura che, dopo un anno di sofferta vedovanza del primo marito, Vadinho, un affascinante mascalzone, giocatore e sciupafemmine, sposa in seconde nozze Teodoro, un affettuoso, affidabile e morigerato farmacista
. Intorno a lei, in un vivace quartiere pieno di luci e colori, si muove un divertente e appassionato “coro” di quattro donne: sono loro, a suon di voci, consigli, chiacchiere, pettegolezzi, illazioni, calunnie, riti magici, cordogli ed esultanze, a raccontare la vita, i sogni, le delusioni, le passioni, le piccole e grandi miserie di ogni giorno. A guidare il coro è Dona Rosilda (madre di Flor), dispotica e animosa signora del salotto piccolo-borghese che si assume il ruolo di enunciare scomode e comiche verità sul matrimonio e sulle sue ragioni sociali. Acconto a lei Gisa, Dinora e Norma, tre vicine di casa che sono una sorta di “coro narrante”.

E sono proprio gli implacabili pettegolezzi delle tre amiche ad accompagnare tutta la storia: dal funerale di Vadinho alla vedovanza, dall’incontro con Teodoro, il secondo sposo (privo della fantasia e della sensualità che erano appannaggio del suo predecessore) alla fatale ricomparsa, accanto a Flor, dell’affascinante fantasma del primo marito. Flor, esperta di cucina e carica di vitalità, non riesce ad appagare tutti i propri ardenti desideri con il suo nuovo compagno che pure ama e rispetta. Così, quasi inconsciamente, la giovane mette in atto con gioia un “ménage à trois” e permette allo spirito di Vadinho d’intrufolarsi nel letto ricevendone un appagamento e una pienezza altrimenti irraggiungibili.
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