In Fonderia 20.9 la mostra "Fuori era estate". Fotografia, nascita di un fallimento
Dopo aver portato in città le immagini di "Hai Dato Alla Vergine Un Cuore Nuovo", lo spazio espositivo Fonderia 20.9 di Verona torna ad ospitare un'interessante mostra fotografica che inaugurerà sabato 17 dicembre alle ore 19.30. Si tratta di "Fuori era estate", un progetto realizzato da Luigi Cecconi dedicato a un tema complesso, così come irto d'insidie era il percorso che l'autore ha deciso d'intraprendere per affrontarlo.
Al centro della serie d'immagini qui proposte si colloca l'esperienza dell'interruzione di gravidanza, un qualcosa di profondamente traumatico dunque, ma anche per altri versi una conquista sociale che storicamente è venuta determinandosi seguendo precise tappe, senza perciò stesso poter essere tuttora considerata definitivamente al riparo da eventuali attacchi. Un fotografo e le donne che ha potuto e saputo incontrare nel corso di oltre un anno, ascoltandole in un preciso momento della loro vita, vale a dire successivamente al sopraggiungere della "ferita" esistenziale di un aborto, chiedendo loro di descrivere a voce i sogni intercorsi durante questo periodo, scegliendo poi di provare a trasporli nuovamente in immagini.
Ed è sicuramente questo uno dei tratti più affascinanti della ricerca di Luigi Cecconi, il fatto di essere un attraversamento di registri, dal visivo al linguistico, per fare ritorno a un nuovo visivo la cui stoffa non è forse poi così dissimile dal quel dato di partenza iniziale, i sogni per l'appunto. Argomento senz'altro carico di mistero, l'umanità ne è da sempre stata sedotta, l'arte ancor di più, non sono poi mancati tentativi laboriosi di comprendere scientificamente un fenomeno che, nonostante tutto, resta forse irriducibile proprio ad ogni qual si voglia ermeneutica. E allora uno dei grandi pregi delle fotografie di "Fuori era estate", è proprio quello di disorientare lo spettatore, renderlo inerme, rigettando immediatamente la facile protervia della ragione che preferirebbe farne il terreno di conquista da parte di una qualche forma di esegesi: sono soltanto immagini.
Se è vero che ogni immagine, per il semplice fatto di essere null'altro che la sua singolarità, è perciò stesso in posizione di essere collegata a un numero infinito di altre immagini, è forse proprio lungo questa via, quella cioè del rinvio, o se si preferisce del montaggio, che è possibile accostarsi onestamente a queste fotografie di Luigi Cecconi. Passare attraverso il percorso tracciato da "Fuori era estate" richiede dunque d'iniziare a sognare, da svegli, sogni non propri, accettando di entrare in questo universo di frammenti onirici e al tempo stesso reali, ritrovando in noi le immagini che possano corrispondervi, quali schegge visive non ancora elaborate e forse impossibilitate ad esserlo.
Vi è una delicatezza aerosa in queste fotografie che non si lascia scalfire dalla dolorosa presenza del tempo che conservano in se stesse. Gli oggetti sembrano cessare di obbedire alla loro funzione: uno specchio che non sa più riflettere, un'altalena disabitata, o ancora una serie di tre scale fluttuanti che non sono in grado di condurre in alcun luogo. Si ritrova qui un tratto importante del gesto fotografico, un aspetto che ci dice qualcosa dell'essere stesso della fotografia, la potenza di sospensione che la determina, la sua "capacità", in un certo senso, di fallire agli oggetti, mostrandoceli altri rispetto a come abitudinariamente li vediamo.
Si è soliti pensare all'aborto come al fallimento di una nascita, là dove le immagini di "Fuori era estate" sembrano suggerire la necessità di un virtuoso rovesciamento di prospettiva. Uno sguardo che non eserciti una presa efficace sulle "cose" del mondo, può esser definito un fallimento, o per meglio dire, seguendo una tutt'altra logica, uno sguardo che sappia liberare gli "oggetti" dalle costrizioni imposte loro da ogni uso ordinario, ebbene tale sguardo può forse dirsi la nascita di un fallimento, ed è proprio questo che (in fondo sottraendosi soltanto così ad ogni facile consumo delle immagini) la fotografia talvolta riesce ancora ad essere.
BIOGRAFIA
Luigi Cecconi, Roma, classe 1979. Dopo il diploma tecnico frequenta il Master triennale presso la Scuola Romana di Fotografia dal 2008-2011. Racconta temi sociali, con taglio intimistico concettuale, svincolato da uno stile determinato. Spazia tra tecniche digitali ed analogiche, predilige progetti a lungo termine. Socio fondatore dell’Associazione 001 dal 2011. L’associazione è attiva nella promozione della fotografia attraverso workshop, esposizioni, presentazioni, seminari ed editoria Indipendente (www.zerozerouno.org).
INFORMAZIONI
Situata a Verona in via XX Settembre nel quartiere Veronetta, vicino alla storica fonderia di campane Cavadini, Fonderia 20.9 è un'associazione culturale che si occupa di fotografia contemporanea. Nata nel 2015, al programma espositivo di artisti sia emergenti che affermati, affianca un lavoro di aggregazione sul territorio rivolto a chiunque si interessi di arti visive e senta il bisogno di condividere e confrontarsi con altri autori. Uno spazio aperto dove lavorare a progetti personali o comuni. Fonderia 20.9 è anche una piccola ma ricercata biblioteca, uno spazio per le proiezioni e un laboratorio di stampa per gli associati.
Orari: Mer-Sab 10-13 | 16-19
Ingresso Gratuito
Via XX settembre 67, 37129 Verona
Mail: info@fonderia209.com