"L’Egitto a Verona", una mostra temporanea al Museo Archeologico
Per la mostra che accompagna la riapertura del Museo dopo i lavori di riqualificazione, si è scelto di presentare al pubblico i materiali relativi al mondo egizio, già esposti nel Museo solo nel 1999-2000. La scelta di un argomento di sicuro interesse è volta a favorire la ripresa della notevole attività didattica che contraddistingueva il Museo prima della chiusura nel 2013 ed è collegata al progetto EgittoVeneto, promosso dalla Regione del Veneto con le Università di Padova e Venezia.
Gli oggetti egizi o ispirati all’Egitto sono entrati al Museo nell’ambito di diverse collezioni, prevalentemente dedicate al mondo classico; sono quindi in numero limitato (un centinaio circa) e privi di provenienza puntuale, ma consentono di sviluppare tematiche interessanti.
La mostra, a cura di Margherita Bolla, è suddivisa in sezioni. Nella prima, Il culto e la magia, si entra nel ricchissimo universo dei culti egizi, già percepiti come esotici da Greci e Romani soprattutto per la tendenza ad adorare alcune divinità sotto forme animali. Minuscoli bronzetti rappresentano un dio-ariete e il bue Apis; altri, cavi come quello della dea-gatta Bastet, servivano a contenere mummie o parti di mummie di animali, che i devoti e i pellegrini acquistavano per deporle nei santuari. Molte statuine in bronzo raffigurano Osiride, dio che – insieme con Iside – rivestì un ruolo importante nella religione dell’Egitto.
La vita oltre la morte presenta materiali tipici delle sepolture, come gli ushabty – figurine in materie prime diverse – che rappresentavano i “servitori” sostituti del morto, pronti a rispondere a Osiride, quando avrebbe chiamato il defunto al lavoro nei propri campi. Alcune parti di mummie, in prestito dal Museo di Storia Naturale di Verona, documentano il complesso trattamento di imbalsamazione che gli Egizi riservavano ai morti, per garantire loro l’”eternità” del corpo. Infine una tavola in pietra raffigura le offerte che i familiari portavano alla tomba, fra le quali non potevano mancare pane e birra.
La sezione Le civiltà africane e Roma è divisa in due parti: con Egitto e Roma si illustra il grande favore che il culto di Iside, con il marito Serapide (già Osiride) e il figlio Arpocrate (Horus), ottenne nell’Impero sia in ambito domestico, come attestano alcuni bronzetti, sia nei santuari dove operavano sacerdoti vestiti in modo peculiare. Uno di essi è rappresentato da una testa in marmo, copia di una nota scultura conservata a Roma. Nella parte dedicata a Africa e Roma si documenta l’interesse che il mondo africano, con i suoi curiosi animali – come l’elefante o il rinoceronte – o i suoi esotici abitanti, suscitò nella civiltà romana, dove la provincia Africa era raffigurata con copricapo a testa di elefante e con una zanna dello stesso animale sul braccio. Questa sezione della mostra può essere integrata con la visione, al piano superiore del Museo, dei materiali dal santuario delle divinità egizie a Verona.
Proseguendo la mostra, gli oggetti del Museo ispirati in vario modo al mondo egizio illustrano l’Egittomania, la forte attrazione che questa antica e complessa civiltà ha esercitato negli ultimi secoli sulla cultura europea, non solo fra gli studiosi, fino ad arrivare nell’Ottocento a divertenti produzioni seriali in porcellana.
L’ultima sezione, Un veronese in Egitto (realizzata in collaborazione con l’Università di Padova, Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, sito nel palazzo del Liviano), è dedicata a Carlo Anti, importante archeologo nato nel 1889 a Villafranca (dove gli sono intitolati un liceo e una via). Prima di diventare professore e poi rettore dell’Università di Padova, studiò materiali romani del Museo Archeologico di Verona, lucerne in particolare (esposte alcune, con soggetto “africano”).
Negli anni Trenta diresse la Missione archeologica italiana a Tebtynis, l’attuale Umm el Breigât nel Fayum, a 170 km a sudovest del Cairo, un esteso villaggio nato attorno al 1800 a.C. e abitato fino al XII secolo d.C., che ha fornito una grande quantità di papiri, oggetto di studio in Italia e all’estero. All’attività di Anti in Egitto (proseguita in particolare dall’IFAO, Institut Français d’Archéologie Orientale, con l’Università di Milano) è dedicato il video che conclude la mostra, che contiene anche un filmato degli anni Trenta, dagli archivi dell’Istituto Luce (Roma).
L’EGITTO A VERONA
Sede espositiva:
Museo Archeologico al Teatro Romano , Regaste Redentore, 2 - Verona
tel. +39 045 8062611 - museoarcheologico@comune.verona.it ; www.museoarcheologicoverona.it
Orari
lunedì 13,30 - 19,30
da martedì a domenica 8,30 - 19,30
la biglietteria chiude alle ore 18.45
Biglietti
biglietto intero euro 4,50
biglietto ridotto euro 3,00
- gruppi (oltre 15 persone)
- anziani oltre i 60 anni
biglietto ridotto scuole euro 1,00:
- dalle primarie alle secondarie di secondo grado
- ragazzi 8-14 anni solo accompagnati
ingresso gratuito:
- bambini 0-7 anni
- anziani oltre 65 anni residenti nel Comune di Verona
- portatori di handicap e loro accompagnatori
- possessori di VeronaCard
Dal 28 maggio al 30 giugno 2016 per festeggiare la riapertura del Museo tariffa unica euro 1,00
Visite guidate e segreteria didattica
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16
tel. +39 045 8036353 - fax +39 045 597140 - segreteriadidattica@comune.verona.it