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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura Sona / Via dei Cavaleri

«Il mio cammino per Santiago», il libro di Andrea Baccaglioni, manager colpito da ictus giovanile

Andrea Baccaglioni è un esempio di come si può intraprendere un cammino di rigenerazione, fisica ma non solo, anche attraverso la scrittura di questo "diario" della collana Emergo edito da Officina Grafica Edizioni

Officina Grafica Edizioni ha appena pubblicato per la collana Emergo il libro «Il mio cammino per Santiago» scritto da Andrea Baccaglioni, export manager che all'età di 40 anni è stato colpito da ictus giovanile.

Scrivere nero su bianco le emozioni, i sentimenti, le paure dopo aver attraversato il tunnel della malattia, questo ha fatto Andrea. Ci vuole coraggio e voglia di scoprirsi veramente per mettere a fuoco chi siamo, oltre le maschere che quotidianamente indossiamo. Essere colpiti da ischemia in età giovanile non è più una cosa rara, ma una realtà sociale che preoccupa, e tanto. I danni fisici che porta un ictus sono vari e di entità diversa, ma la reazione psicologica a questa malattia può avere risvolti anche insperati, come ritrovare la vera essenza di se stessi attraverso il turbine dei sentimenti che questa condizione di malattia provoca.
Andrea Baccaglioni è un esempio di come si può intraprendere un cammino di rigenerazione, fisica ma non solo, anche attraverso la scrittura di questo "diario" della collana Emergo edito da Officina Grafica Edizioni. Uno scrigno, come ama definirlo l'autore, di questa difficile esperienza di vita.

Tra le frasi significative di questo testo, vogliamo proporne alcune che danno la dimensione che la malattia non è ristretta all’individuo che la subisce, ma coinvolge e sconvolge la vita di quanti circondano il paziente facendo emergere nuovi percezioni di se stessi e del mondo che ci avvolge.
«Ero terrorizzato dal pensiero se lasciarmi morire o no, ma la consapevolezza di quanto mi piacesse vivere era intatta e quindi decisi di conseguenza».
«Ho scritto questo libro per quei pazienti che stanno passando situazioni come le mie. Ho scritto questo libro per quei familiari che hanno bisogno di umanità, tenacia e speranza. Ho scritto questo libro per quei medici che prognosticano senza conoscere fino in fondo i pazienti. Ho scritto questo libro per me stesso perché da due anni non riesco a buttare fuori tutti i pensieri che vorrei».
«Quindi il libro è una sorta di scrigno che contiene le mie emozioni, le mie paure, la mia rabbia, le mie aspettative, i miei ricordi e i miei affetti».

«Il mio cammino per Santiago» è sicuramente un esempio di tenacia e voglia di andare avanti.

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