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Venerdì, 19 Aprile 2024

Dantedì a Verona, il messaggio dal carcere di Montorio di chi "libertà va cercando"

Dal 2018 nella Casa Circondariale di Verona il progetto della compagnia di persone detenute "Teatro del Montorio", diretta da Alessandro Anderloni, rilegge Dante e la Commedia: «Dante è nelle carceri molto più che sui palcoscenici dei teatri e nelle sale delle accademie. È nelle case e nelle scuole, tra le persone»

Gli endecasillabi di Dante risuonano da tre anni nelle voci e nei corpi di un gruppo multietnico, multiculturale e multireligioso di persone detenute nella Casa Circondariale di Verona. La compagnia Teatro del Montorio ha dato il via nel 2018 al progetto “Dante in carcere”. Tre tappe in tre anni, come altrettante sono le cantiche della Commedia, per giungere nel 2021 a omaggiare i 700 anni dalla morte del Poeta. Il progetto della Direzione del Carcere di Verona è realizzato dalla compagnia teatrale Le Falìe con il sostegno della Fondazione San Zeno, la direzione artistica è del regista e autore Alessandro Anderloni, la co-direzione delle attività laboratoriali degli attori Isabella Dilavello e Paolo Ottoboni.

Il progetto teatrale “Dante in carcere” prende avvio da un confronto con Dante uomo, prima ancora che poeta. Un raffronto che diventa occasione di riflessione su quella libertà osservata dagli spazi ristretti delle celle, da una distanza ora sottolineata ancora più dalla pandemia. Libertà a cui tornare ad aspirare, ma solo dopo aver intrapreso un personale percorso, come nel viaggio dall’inferno al purgatorio fino a giungere a quell’ “amor che move il sole e l’altre stelle” a cui gli endecasillabi del Poeta accompagnano.

Dante in carcere, Verona - Montorio - 2021

«In carcere le parole di Dante si incarnano nei corpi e nelle voci delle persone detenute. - sottolinea Alessandro Anderloni, direttore artistico del progetto - La vicenda umana di Dante viene sentita così vicina in quegli spazi: la condanna ingiusta, la cacciata da Firenze, la pena dell’esilio, il vagare in solitudine per le città d’Italia, il mangiare pane salato e il salire faticoso le scale di coloro che diedero protezione e ospitalità a un condannato, rifugiato, migrante e infine il riscatto della Commedia, il libro in cui il Poeta ristabilisce la sua verità. Dante sapeva che di lì a settecento anni la sua storia sarebbe stata raccontata anche nel carcere di Verona e che quei luoghi sarebbero diventati una metafora del suo viaggio umano e ultraterreno. In questo anniversario sento che Dante è nelle carceri molto più che sui palcoscenici dei teatri e nelle sale delle accademie. È nelle case e nelle scuole, tra le persone. È “uno di noi” come ha scritto un attore del “Teatro del Montorio” sotto il volto del Poeta appeso nella sala prove del carcere».

Dalla lettura e drammatizzazione dell’Inferno nasce nel 2019 Ne la città dolente, uno spettacolo che coinvolge diciassette persone detenute impegnate in prove settimanali e otto studenti delle scuole superiori veronesi nell’intento di mettere in comunicazione il carcere con la città, di abbattere resistenze e pregiudizi. Nella primavera del 2019 la rappresentazione va in scena, in forma itinerante, negli spazi della Casa Circondariale: quattro le repliche per oltre 500 spettatori che percorrono i luoghi del carcere incontrando le scene della Commedia. Dello spettacolo viene realizzata una documentazione video che costituisce la base di un documentario triennale sul progetto di “Dante in carcere”.

A fine 2019 comincia a prendere forma la montagna del Purgatorio. La seconda cantica della Commedia è in fondo il cammino di queste anime-persone all’interno di un luogo di reclusione, il cammino per le sette balze della loro pena, verso il giardino dove Dante ritroverà Beatrice e con lei la libertà. Poi la pandemia, la distanza, il silenzio, e tutti i teatri chiusi. Così nel marzo 2020 il corso si interrompe, ma a ottobre, grazie alla tenacia del personale del carcere e alla collaborazione del corpo di polizia penitenziaria, il gruppo riprende provare: nuovi incontri, selezioni, prove. Con l’impossibilità degli spettacoli dal vivo, non essendo consentito fare entrare pubblico esterno, la compagnia si interroga su come raccontare all’esterno il suo cammino con Dante, in un anno che ha condotto in esilio il teatro e ha ancora di più isolato l’esperienza teatrale in carcere.

A Natale del 2020 i tradizionali auguri che la direzione carceraria dona alla cittadinanza e alle autorità vengono realizzati on line, con una diretta streaming riservata e con la messa in scena di un primo studio di un nuovo spettacolo dedicato al Purgatorio. Con la potenza degli sguardi dritti in camera, mentre sussurrano, con le parole di Virgilio a Catone “libertà va cercando”, i protagonisti del Teatro del Montorio dicono Dante con le loro voci e con le cadenze di tutto il mondo, disegnando con i gesti dei loro corpi la salita alla montagna, cercando gli abbracci che alle anime purganti, come a loro stessi detenuti, sono negati. Si dà corpo al Purgatorio come una dichiarazione di esistenza dopo tanta trasparenza. Perché se si riesce “a riveder le stelle” si capisce poi che non è possibile tornare indietro.

Nel carcere di Verona il lavoro prosegue in questi mesi in vista della primavera quando con la messa in scena dello spettacolo dedicato al Purgatorio, che si terrà ancora in modalità on line, si chiuderà la seconda tappa del percorso. La terza inizierà subito dopo per riuscire a portare in scena il Paradiso entro la fine del 2021, concludendo e onorando così l’anno settimo centenario dalla morte di Dante.

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