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Cultura Centro storico / Via Santa Maria in Chiavica, 4

Chi era Giuseppe Bertucci, il fotografo garibaldino che "fermò" le acque dell'Adige

Giuseppe Bertucci (1844 - 1926) è da sempre ricordato come il fotografo che documentò gli effetti della grande esondazione dell'Adige avvenuta a Verona nel settembre dell'anno 1882

Giuseppe Bartolomeo Bertucci il 23 agosto 1844 non nacque a Verona, bensì a Bardi, una cittadina collinare che all'epoca stava sotto la provincia di Piacenza, oggi quella di Parma, ma il suo nome resterà per sempre legato al capoluogo scaligero. Figlio del notaio Marco Bertucci e di Felicita Rossi, la sua fu una famiglia caratterizzata da uno strenuo patriottismo in anni di dominazione austriaca. Il nonno, anch'egli notaio, subì nel 1882 una condanna a dieci anni di carcere, successivamente dimezzata, a causa delle sue idee liberali avverse al governo austriaco.

Secondo quanto riportato dal Dizionario biografico dei Parmigiani illustri, Giuseppe Bertucci abbandonò gli studi a soli 15 anni "per arruolarsi nelle truppe garibaldine. Partecipò con entusiasmo ad azioni di guerra nelle campagne del 1859, del 1860-1861 e del 1866, meritandosi una medaglia al valore". Le imprese militari lo condussero poi a Caffaro, a Bazzecca, Mentana e infine anche alla presa di Roma avvenuta nel 1870. Per circa dieci anni della sua vita, Bertucci si dedicò dunque alla causa garibaldina, una passione vigorosa che viene testimoniata anche da un celebre ritratto fotografico che lo vede seduto su di una seggiola in legno, indossando un cappotto con appuntate tre medaglie e sfoggiando folti ed orgogliosi baffi bianchi.

Attacco del muraglione destro a Castelvecchio - G. Bertucci, 1895-96-2-2-3

Fino a questo punto, nella sua vita ancora non pare esservi traccia dell'attività che lo rese famoso in seguito, vale a dire quella di fotografo. Nel 1872 si sposò a Guastalla con Anna Achilini e dieci anni dopo, nel 1882, successivamente a una parentesi mantovana, realizzò quella che forse resta la più importante campagna fotografica della sua vita, quella relativa alla grande esondazione del fiume Adige a Verona, dove da poco si era appunto trasferito. Il lavoro gli venne al tempo commissionato dallo stesso Comune di Verona e fu volto a documentare con scrupolosità, unitamente a un peculiare gusto compositivo, gli effetti distruttivi prodotti dallo straripamento delle acque del fiume nelle zone del centro storico cittadino. In merito si legge in un articolo de L'Adige datato lunedì 2 ottobre 1882: "Tali vedute pel gusto con cui sono riprodotte e per la precisione d'ogni particolare, specialmente nel movimento dell'acqua, meritano i sinceri elogi".

Lo Studio Fotografico di Giuseppe Bertucci a Verona era collocato proprio in prossimità delle rive dell'Adige, in stradone San Tommaso al civico 23, e fu anch'esso gravemente danneggiato dall'esondazione del fiume tra il 14 e il 17 settembre 1882. Pochi giorni dopo, il 27 settembre, a Verona giunsero in visita il Re Umberto I e il fratello Amedeo Duca d'Aosta. Entrambi furono fotografati proprio da Giuseppe Bertucci, impegnato a realizzare la documentazione fotografica dei danni riportati dal ponte Nuovo, tra le zone maggiormente colpite dalla piena. Furono in seguito proprio gli stessi Re Umberto e il Principe Amedeo ad attribuire a Bertucci, quale segno di riconoscimento ufficiale per il suo operato e "in onore della sua arte fotografica", due spille d'oro.

Rovine del ponte Nuovo viste da S. Tomaso, 1882, G. Bertucci-2-2-2

Nel 1886 l'attività del nostro fotografo si espanse con l'apertura di un nuovo Studio in città, collocato in questo caso nei pressi delle Arche Scaligere. La sua attività di documentazione della vita degli abitanti e dei luoghi di Verona restò costante e capillare, coinvolgendo piazze, quartieri, ma anche scuole, o ancora gli asili per bambini, dei quali realizzò una serie di fotografie nel 1891, anche in questo caso mirando sempre a un massimo di rigore formale. Fu però nel corso di quattro anni, tra il 1890 e il 1894, che realizzò un'altra importantissima campagna fotografica, ancora una volta strettamente connessa al fluire delle acque dell'Adige. Si trattava della documentazione dei lavori di costruzione dei muraglioni che andarono ad arginare il corso del fiume per regolarizzarne l'alveo nel tratto urbano.

Bertucci realizzò 41 fotografie che successivamente furono esposte nel corso della mostra che si svolse in Gran Guardia a Verona per l'inaugurazione ufficiale degli stessi muraglioni nel giugno dell'anno 1895. Le immagini realizzate gli valsero nuovi riconoscimenti, nel 1898 in occasione di una mostra a Torino dove vennero presentate dalla stessa Cassa di Risparmio di Verona, così come anche nel 1900 quando la Camera di Commercio e la Società delle Belle Arti promossero un'importante esposizione inaugurata dal Principe Amedeo Duca D'Aosta.

Veduta del ponte Umberto I durante i lavori di allargamento dell'alveo del fiume. La struttura del ponte venne mantenuta fino all'ultimo per consentire il passaggio dall'Isolo al centro cittadino, 1892-95, G. Bertucci-2-2-2

Durante i primi anni del '900 Giuseppe Bertucci continuò nella sua attività di documentazione fotografica, concentrandosi in particolare sui cambiamenti in corso d'opera a livello sociale e sulle trasformazioni del tessuto urbano di Verona, soffermandosi sulla nascita delle nuove realtà industriali e realizzando inoltre una serie di fotografie dedicate alle piscine comunali. L'ultimo grande riconoscimento gli venne ancora una volta tributato da un Re, in questo caso Vittorio Emanuele III, il quale nel 1905 gli consegnò un orologio d'oro, in occasione di un concorso nato dalla Società fotografica Italiana con lo scopo di sostenere le vittime del terremoto che aveva colpito Reggio Calabria e Messina.

Nel 1926 il "fotografo garibaldino" Giuseppe Bartolomeo Bertucci morì il 5 settembre nella sua casa di Verona in via Santa Maria in Chiavica al civico 4. Il suo Studio fotografico restò in funzione fino al 1960 grazie ai figli, Marco, Elvezia ed Ernesto che ne proseguirono l'attività, prima di cedere il patrimonio culturale prodotto dal padre nel corso della sua vita, alla Biblioteca Civica di Verona che tuttora conserva e tutela il ricco archivio d'immagini. Nel recente passato le 41 fotografie relative alla campagna fotografica "In difesa d'Adige" sono state esposte a Verona nel 2007 durante un'apposita mostra organizzata dal Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri. Fino al 28 febbraio 2017, presso la sede dell'Ordine degli Ingegneri di Verona sarà possibile ammirare alcune di queste immagini nell'ambito dell'esposizione "L'Adige e Verona. Ingegneria e città nell'Ottocento".

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