Fonderia 20.9 presenta "Aliqual", l'apocalisse visiva di Massimo Mastrorillo
Dopo i racconti per immagini dall'universo giovanile della Groenlandia ad opera di Piergiorgio Casotti, è già tempo di un nuovo importante appuntamento alla Fonderia 20.9 di Verona. Sabato 23 gennaio verrà infatti inaugurata una nuova imperdibile mostra, dedicata al fotografo torinese di nascita Massimo Mastrorillo e in particolar modo al suo recente progetto "Aliqual".
Si comincia alle ore 19.00 con la presentazione dell'omonimo libro fotografico, curato da 3/3 ed edito da Skinnerboox, alla presenza dello stesso Mastrorillo. La mostra resterà poi visibile secondo i consueti orari fino al 6 febbraio 2016.
Massimo Mastrorillo è quello che forse si potrebbe definire un fotogiornalista, a patto di aggiungere subito dopo, sempre meno giornalista e sempre più fotografo. Di un evento il carattere interessante non è mai la notizia o il clamore mediatico che questo può suscitare, piuttosto il movimento stesso, la brutale intrusione di qualcosa all'interno del tessuto quotidiano delle vite umane coinvolte in quello stesso evento. Tutto ciò emerge con singolare nitore all'interno del progetto "Aliqual" , realizzato in seguito al terremonto devastante del 2009 che in Abruzzo colpì la città dell'Aquila e diversi altri Comuni limitrofi.
Si tratta di un lavoro iniziato come processo di documentazione post sisma, e tuttavia progressivamente trasformatosi in qualcosa di differente. Un racconto che dalla Storia è scivolato verso le storie, verso i frammenti di un reale martoriato che recavano ancora testimonianza della presenza/assenza di tutte quelle vite sospese, sfollate altrove chissà dove, epppure così intimamente legate alle pareti sventrate di un'abitazione, piuttosto che alla stoffa impolverata di una giacca appesa in un armadio rimasto senza ante.
Per circa sei anni Massimo Mastrorillo è ritornato a visitare quei luoghi, impegnato in un gesto di ripetizione che molto ha a che fare con la scarnificazione del senso compiuto, dei clichés e di tutto ciò che attorno all'Aquila è stato raccontato e mostrato attraverso il megafono televisivo.
È come se le fotografie di "Aliqual", nel campo delle immagini, ci ponessero di fronte alla stessa esigenza che Samuel Beckett avanzava nei confronti del linguaggio, le cui parole andrebbero una volta di più anzitutto esaurite, portate allo sfinimento e alla loro stessa esaustione, venendo così meno alle presunte solide certezze dell'informazione e della comunicazione, per lasciare spazio all'incertezza e allo spaesamento del loro semplice accadere. Ed è così forse che L'Aquila può davvero diventare Aliqual, una città distopica che è in nessun luogo proprio perché virtualmente dovunque.
Il gesto del fotografo è sempre duplice, mostrare qualcosa implica inevitabilmente l'elisione di un visibile che tuttavia non smette mai di farsi sentire all'interno del fotogramma. La sfida di Mastrorillo è proprio quella di far vedere di più, mostrando sempre di meno, portando alla sua intensità massima la tensione che di volta in volta s'instaura tra ciò che il ritaglio fotografico effettivamente mostra e ciò che, pur restando invisibile, continua ad attrarre l'interesse dell'occhio di chi osserva le sue fotografie.
Immagini di frammenti e rovine che, a loro volta, sono esse stesse frammenti di un reale senza contesto. L'occhio dello spettatore guardandole s'interroga invano, reso impotente nella sua volontà di attibuire significati e contorni precisi, ferito dalla semplice povertà che le fotografie di Mastrorillo esplicitamente ricercano. Il progetto "Aliqual" è dunque forse una tra le più vive espressioni di questa sorta di immanente apocalisse visiva, dove la cancellazione che il gesto fotografico comporta, risulta sempre indissociabile dal disvelamento di un reale in costante metamorfosi, ma che troppo spesso i nostri occhi, assuefatti all'abitudine di una comoda visione senza inciampi, lasciano prigioniero della sua appagante pseudo evidenza.
BIOGRAFIA
Massimo Mastrorillo è da anni impegnato nel documentare le conseguenze sulle popolazioni di guerre e disastri naturali o connessi all'ambiente. Convinto del forte potere evocativo della fotografia è sempre alla ricerca di nuove forme d'espressione che forniscano spunti di riflessione e punti di vista differenti sul reale. Ha vinto numerosi premi internazionali tra cui il World Press Photo, il Picture of the Year International, il Lucie Award e il PDN annual. È docente di fotografia presso la Leica Akademie e la Scuola Romana di Fotografia. È Leica Ambassador. Nel 2015 fonda, insieme ad altri colleghi, D.O.O.R. una factory romana per l'ideazione e la promozione della cultura visiva.
INFORMAZIONI
Fonderia 20.9 nasce come associazione culturale nel 2015, con l’obiettivo di creare un punto d’incontro per chi, a Verona, senta l’esigenza di confrontarsi con altri autori su temi quali progettualità, editoria e curatela di un progetto artistico. Al suo interno si trova uno spazio espositivo, un'aggiornata biblioteca e una sala proiezioni. Nella programmazione sono previste mostre, reading, presentazioni di libri ed una serie di attività in collaborazione con realtà diverse nel mondo dell’arte e della fotografia.
Orari: Mer-Sab 10-13 16-19
Via XX settembre 67, 37129 Verona
Mail: info@fonderia209.com