La filosofa Ágnes Heller ospite a Verona per l'incontro "Europa: fra democrazia e tirannia"
Ágnes Heller è una delle più importanti filosofe della nostra storia, ultima erede (insieme a Jürgen Habermas) della grande tradizione di pensiero del Novecento che ha immaginato un modello di democrazia libera dai vincoli ideologici che hanno fatto da terreno fertile per il nazionalismo e le sue derive totalitarie. A novant'anni la filosofa ungherese continua a scrivere, a pensare, a girare il mondo per definire in concetti le dinamiche culturali, politiche ed etiche.
Martedì 19 marzo sarà una occasione unica e per molti versi "storica" per Verona. Alle ore 18 la filosofa parlerà di "Europa fra democrazia e tirannia" in un incontro pubblico nella sala incontri del Monastero del Bene Comune di Sezano su iniziativa di Gabrielli editori, Associazione Monastero del Bene Comune e Fondazione Cis. Sarà un momento intenso in cui sarà possibile ascoltare le riflessioni della Heller e discutere con lei sui temi più scottanti del nostro vivere civile, sociale e politico. In "Paradosso Europa" Ágnes Heller mette in discussione i cosiddetti "valori comuni europei", portando alla luce i grandi paradossi che caratterizzano tanto il continente europeo quanto l'intera cultura occidentale: universalismo umanista e fanatismo nazionalista, tolleranza e xenofobia, totalitarismo e libertà. Conflitti che si fanno più drammatici nella crisi dei rifugiati e che mettono in serio pericolo l'intera costruzione della Comunità europea. Ma la pensatrice afferma anche con forza che non bisogna rinunciare a realizzare il sogno di una Europa umana: cosa che dipende interamente da noi.
Ora è uscito il suo nuovo libro dal titolo "Orbanismo". Si tratta di una lettura lucida e articolata del fenomeno "Victor Orban", il primo ministro ungherese che la Heller da sempre sta contrastando in nome dei principi democratici di libertà, di diritti e di pluralismo. Ma "Orbanismo" non è solo un libro d'analisi sul caso Ungheria. Il saggio, edito da Castelvecchi, lancia un campanello d'allarme sul rischio che il mix di nazionalismo e razzismo possa far ripiombare le lancette della storia all'indietro nel tempo: «Chi poteva immaginare - si chiede la Heller - anche nei suoi incubi peggiori, che sarebbe scoppiata una guerra nel maggio 1914? Chi poteva immaginare, anche nei suoi incubi peggiori, l’autodistruzione dell’Ue all’inizio del nuovo millennio?». Perché questo è il rischio che l'Europa corre nelle elezioni di maggio se dovesse diffondersi il vento nazionalista che oggi sembra tirare tanto forte: «Se i liberal democratici, i conservatori, i socialisti - scrive la Heller - perderanno l’opportunita? di difendere la loro Unione, per stupidita?, negligenza, incomprensione, mentalita? burocratica o codardia, l’Europa come entita? politica sparira? dalla mappa politica del mondo. Diventera? un grande museo aperto tutti i weekend per i turisti stranieri».
Insomma, la posta in gioco per l'Europa è grande e la Heller a Sezano parlerà anche in virtù della sua esperienza diretta di cosa significa il "male radicale". Pochi possono oggi testimoniarlo. E la Heller è passata nell'occhio del ciclone dei due totalitarismi che hanno insanguinato la storia del '900. Figlia di una famiglia di ebrei austriaci è dapprima sopravvissuta alla Shoah vivendo, con la madre, l'inferno del ghetto di Budapest (il padre venne ucciso ad Auschwitz) e poi, una volta terminati gli studi all'università di Budapest, fu vittima della persecuzione sovietica sferrata contro gli intellettuali del dissenso. Ágnes Heller fu discepola e poi assistente del grande filosofo marxista Gyorgy Lukacs e fondatrice della Scuola di Budapest, un gruppo di pensatori progressisti, che cercò di dare una interpretazione di Marx a partire dai bisogni umani. Chiuse tutte le strade da parte del regime, che bollò quello sforzo come "eresia", non le restò altro che fuggire. Raggiunse col marito l'Australia e insegnò per quattro anni all'Università di Melbourne. Poi prese la cattedra di filosofia politica intitolata ad Hannah Arendt rimasta vacante alla New School di New York. La Heller ha scritto quasi cento libri e moltissimi articoli tradotti in tutto il mondo.