Unica data italiana dell'Emanuel Gat Dance Company al Teatro Ristori
Quando
Dal 27/03/2015
al 28/03/2015
ore 21
Prezzo
Prezzo non disponibile
Altre informazioni
Venerdì 27 e sabato 28 marzo alle 21 il secondo appuntamento della Stagione di Danza del Teatro Ristori di Verona (tel. 045-693.0001 www.teatroristori.org) con la speciale presenza in Italia dell'Emanuel Gat Dance Company (www.emanuelgatdance.com).
La Compagnia presenta l’ultimo suo lavoro, Plage Romantique, che ha debuttato nel 2014 al Festival Montpellier Danse, uno fra le massime rassegne di danza. Emanuel Gat firma anche luci e colonna sonora.
La Compagnia presenta l’ultimo suo lavoro, Plage Romantique, che ha debuttato nel 2014 al Festival Montpellier Danse, uno fra le massime rassegne di danza. Emanuel Gat firma anche luci e colonna sonora.
Ecco Emanuel Gat, ormai nel plotone di testa dei creatori oggi più apprezzati. Le sue coreografie sono entrate nel repertorio di importanti Compagnie come il Ballet de l’Opéra de Paris, il Ballet du Grand Théâtre de Genève, la più recente compagnia americana di Benjamin Millepied L.A. Dance
Project. il Ballet de Marseille, il Cedar Lake Contemporary Ballet, fra le altre.
Scrive il coreografo: “ Il suono può servire da veicolo per il pensiero? O da strumento di osservazione? Cosa succede quando lo spazio tra il visivo e l’uditivo viene allungato? Questo spazio può essere coreografato? La musicalità potrebbe informarci sui sistemi, sulle strutture sociali o sui comportamenti individuali? Una musicalità di gruppo può avere delle qualità antropologiche? La qualità “dal vivo” del Teatro è un mito? Non è neppure ottenibile?
Plage Romantique esamina in modo brioso queste domande, fra numerose altre, mobilizzando l’efficacia del processo coreografico”.
Scrive M. L. Buzzi, nel programma di sala del Festival Oriente Occidente 2014: “Il rigore della scrittura coreografica, delicata e profondamente musicale, virtuosa e insieme dimessa, lo ha identificato come autore raro e fuori dagli schemi. Fervido oppositore della danza narrativa, Gat sostiene che il fulcro dell’arte sia la capacità di allontanarsi dalle strategie di funzionamento delle metafore, dei simboli e del parlare di qualcosa. “Quello a cui miro – spiega il coreografo – è abbandonarmi completamente all’atto creativo aperto, a continue domande”.
Coerenti con questa visione, anche i titoli dei suoi lavori, che non sono mai frutto di una ricerca tematica. Nascono semmai da coincidenze e casualità: così anche Plage Romantique, che deve il titolo a una canzone francese degli anni ‘60. Voci, canzone, testo e partitura di movimento si incontrano nei corpi dei dieci danzatori epurati da ogni sorta di fronzolo, per fare emergere la verità (che per Gat è l’abilità di ‘essere’ e non di ‘rappresentare’) del visibile e dell’udibile, senza artificio e nella stretta osservazione dei meccanismi del tempo. “ Tutto ciò che faccio con la danza è centrato sulla questione del tempo. Non si tratta di movimento tanto per fare un movimento, o di raccontare delle storie; è veramente un’osservazione dei meccanismi del tempo. Dei suoi aspetti tecnici e anche di quelli filosofici, esistenziali.”(Gat, intervistato al Festival Montpellier Danse 2014).
Così la critica:
”Gat sa riversare meravigliosamente sul palcoscenico il suo gruppo di danzatori, come tante onde con le creste che si fondono le une con le altre.[…] Corse, sincopi, ellissi, fermoimmagine, Plage romantique traccia una curva di temperatura coreografica di estrema sensibilità ” (R. Boisseau, Le Monde, 1.7.2014).
“Bellissima creazione” (S. Schoonejans, Ballet2000, set-ott 2014)
“Plage Romantique dà la vera misura del Festival Montpellier Danse: Gat orchestra i movimenti dei suoi affilati danzatori attorno a una frase di chitarra suonata dal vivo. Nell’aria ci sono grida, corse, slanci, sfrontatezze, complicità. Tutto è nuovo e ludico, leggero come una festa. Ed è irresistibile.” (A.Bavelier, Le Figaro, 1.7.2014).
“Su qualche accordo di chitarra il coreografo libera un gruppo chiassoso, rilassato, in abiti da spiaggia. Lì, il desiderio circola, i danzatori si chiamano per nome e si corrono dietro. A volte, si attaccano amorosamente, si stuzzicano, mentre sale il volume della colonna sonora di un precedente spettacolo, dove si percepisce “ la collera esplode”. E’ delicato, molto Nouvelle Vague, e perfettamente danzato, in un medesimo slancio di generosità, mentre ci vengono in mente le parole della canzone “ Voglio amarti a modo mio”. Ciò che fa lo spettacolo” (M.C. Vernay, Libération, 30.6.2014)
“Il più lirico, il più seducente, il più misterioso fra loro [coreografi israeliani], il più notevole, il più virtuoso senza dubbio” (R. de Gubernatis, Le Nouvel Observateur, 17.9.2013).
“ L’ensemble è letteralmente palpitante, lo spettatore si lascia trasportare in queste andate-ritorni folgoranti e gioiosi. Con humour leggero, Gat gioca con le riprese, con gli arresti, con i brusii, disegnando alla fine un’immagine del gruppo e delle sue interazioni, o dell’umanità, una visione al fondo ottimista, poiché tutto si conclude con degli abbracci… Il tutto luminoso ed elegante, senza la minima leziosaggine, effimero come l’estate.” (A. Izrine, Dansercanalhistorique, 1.7.2014)
Project. il Ballet de Marseille, il Cedar Lake Contemporary Ballet, fra le altre.
Scrive il coreografo: “ Il suono può servire da veicolo per il pensiero? O da strumento di osservazione? Cosa succede quando lo spazio tra il visivo e l’uditivo viene allungato? Questo spazio può essere coreografato? La musicalità potrebbe informarci sui sistemi, sulle strutture sociali o sui comportamenti individuali? Una musicalità di gruppo può avere delle qualità antropologiche? La qualità “dal vivo” del Teatro è un mito? Non è neppure ottenibile?
Plage Romantique esamina in modo brioso queste domande, fra numerose altre, mobilizzando l’efficacia del processo coreografico”.
Scrive M. L. Buzzi, nel programma di sala del Festival Oriente Occidente 2014: “Il rigore della scrittura coreografica, delicata e profondamente musicale, virtuosa e insieme dimessa, lo ha identificato come autore raro e fuori dagli schemi. Fervido oppositore della danza narrativa, Gat sostiene che il fulcro dell’arte sia la capacità di allontanarsi dalle strategie di funzionamento delle metafore, dei simboli e del parlare di qualcosa. “Quello a cui miro – spiega il coreografo – è abbandonarmi completamente all’atto creativo aperto, a continue domande”.
Coerenti con questa visione, anche i titoli dei suoi lavori, che non sono mai frutto di una ricerca tematica. Nascono semmai da coincidenze e casualità: così anche Plage Romantique, che deve il titolo a una canzone francese degli anni ‘60. Voci, canzone, testo e partitura di movimento si incontrano nei corpi dei dieci danzatori epurati da ogni sorta di fronzolo, per fare emergere la verità (che per Gat è l’abilità di ‘essere’ e non di ‘rappresentare’) del visibile e dell’udibile, senza artificio e nella stretta osservazione dei meccanismi del tempo. “ Tutto ciò che faccio con la danza è centrato sulla questione del tempo. Non si tratta di movimento tanto per fare un movimento, o di raccontare delle storie; è veramente un’osservazione dei meccanismi del tempo. Dei suoi aspetti tecnici e anche di quelli filosofici, esistenziali.”(Gat, intervistato al Festival Montpellier Danse 2014).
Così la critica:
”Gat sa riversare meravigliosamente sul palcoscenico il suo gruppo di danzatori, come tante onde con le creste che si fondono le une con le altre.[…] Corse, sincopi, ellissi, fermoimmagine, Plage romantique traccia una curva di temperatura coreografica di estrema sensibilità ” (R. Boisseau, Le Monde, 1.7.2014).
“Bellissima creazione” (S. Schoonejans, Ballet2000, set-ott 2014)
“Plage Romantique dà la vera misura del Festival Montpellier Danse: Gat orchestra i movimenti dei suoi affilati danzatori attorno a una frase di chitarra suonata dal vivo. Nell’aria ci sono grida, corse, slanci, sfrontatezze, complicità. Tutto è nuovo e ludico, leggero come una festa. Ed è irresistibile.” (A.Bavelier, Le Figaro, 1.7.2014).
“Su qualche accordo di chitarra il coreografo libera un gruppo chiassoso, rilassato, in abiti da spiaggia. Lì, il desiderio circola, i danzatori si chiamano per nome e si corrono dietro. A volte, si attaccano amorosamente, si stuzzicano, mentre sale il volume della colonna sonora di un precedente spettacolo, dove si percepisce “ la collera esplode”. E’ delicato, molto Nouvelle Vague, e perfettamente danzato, in un medesimo slancio di generosità, mentre ci vengono in mente le parole della canzone “ Voglio amarti a modo mio”. Ciò che fa lo spettacolo” (M.C. Vernay, Libération, 30.6.2014)
“Il più lirico, il più seducente, il più misterioso fra loro [coreografi israeliani], il più notevole, il più virtuoso senza dubbio” (R. de Gubernatis, Le Nouvel Observateur, 17.9.2013).
BIOGRAFIA
Emanuel Gat nasce nel 1969 in Israele. Già sportivo agonista, studia da direttore d’orchestra ma poi si avvicina alla danza, lavorando con il coreografo Nir Ben Gal , autore non accademico, non vicino ad es. alla Batsheva Dance Company, molto più neoclassica. Dal 1994 Gat inizia a lavorare come coreografo e dieci anni più tardi fonda la sua compagnia Gat Dance Company con base a Tel Aviv. In questo periodo crea diversi lavori come Winter Voyage (2004 , The Rite of Spring (2004) premiato con il celebre Bessie Award; K626 (2006) e 3for2007 (2007), prima di trasferirsi in Francia alla Maison Intercommunale de la Danse a Istres. La prima coreografia creata in Francia è Silent Ballet (2008) seguito da Winter variations (2009) e Brilliant Corners (2011)
Nel 2013 Gat è nominato Artista Associato al celebre Festival Montpellier Danse, dove la compagnia sviluppa il progetto Up Close Up e propone due nuovi lavori, The Goldlandbergs e Corner Etudes, un’ installazione fotografica It’s people, how abstract can it get, e un studio coreografico aperto al pubblico, Danses de Cour .
Nel 2013 Gat è nominato Artista Associato al celebre Festival Montpellier Danse, dove la compagnia sviluppa il progetto Up Close Up e propone due nuovi lavori, The Goldlandbergs e Corner Etudes, un’ installazione fotografica It’s people, how abstract can it get, e un studio coreografico aperto al pubblico, Danses de Cour .