rotate-mobile
Economia Centro storico / Piazza Brà

Verona, l'Imu non viene rimborsata da Roma: arriva la stangata da quattro milioni

Il governo farà pagare ai veronesi la metà di ciò che il Comune doveva incassare con l'innalzamento dell'aliquota. Non ci sono le coperture necessarie dopo la scelta di abolire l'imposta

Prima il piacere e poi il "dovere". Che per gli italiani, da anni a questa parte si traduce in "pagare". Dopo le festività natalizie i veronesi masticheranno amaro, soprattutto quelli che vivono entro il territorio comunale del capoluogo. La girandole sui nomi delle tasse non cambia il fatto che Palazzo Barbieri necessita dei soldi che non incamera più dallo Stato dopo le decisioni sul taglio dell'Imu, l'imposta sulla prima casa. I veronesi potrebbero arrivare a pagare in più, a testa, 35 euro rispetto ai 280 dell'anno scorso. Qui ci si arriva dopo la scelta del governo di far pagare ai contribuenti il 50 percento dell'aumento sulle aliquote Imu stabilite nel 2013. Per Verona si dovrà pagare entro il 16 gennaio. La decisione della Giunta Tosi di alzare l'aliquota dal 4 al 5 per mille era derivata dal fatto che il governo Letta, sulla spinta della componente del Pdl, aveva abolito la seconda rata dell'imposta municipale unica sulla prima casa. Senza, però, avere la copertura necessaria e rimborsare i Comuni che su quel gettito ci contavano. A Verona l'innalzamento dell'aliquota dell'uno per mille si traduce in 8 milioni di euro che lo Stato per ora "non sgancia tutta la somma".

Saranno quindi i contribuenti, nella quota del 50 percento e quindi circa quattro milioni, a dover far fronte al pagamento. In Comune gli assessori, interpellati sulla questione, non possono far altro che alzare le braccia. Nel corso della seduta del Consiglio comunale di giovedì, l’assessore al Bilancio Pierluigi Paloschi ha replicato agli interventi per l'approvazione del bilancio di previsione 2013 e sulla modifica aliquota addizionale comunale Irpef (fissata allo 0,8 percento). “Il bilancio viene portato solo oggi (giovedì 29 novembre, ndr) all’attenzione dell’aula perché prima causa rallentamenti decisionali da parte del Governo centrale, non è stato possibile quantificare gli effettivi trasferimenti a vantaggio del Comune; inoltre, i continui cambiamenti degli importi delle imposte e dei relativi fondi a disposizione dei Comuni avvenuti negli ultimi anni, non consentono di portare avanti una reale programmazione”.

TOSI INFURIATO  E "TRADITO" - "Sentiremo l’Anci e gli altri Sindaci per concordare una linea comune: certo che un pasticciaccio peggiore di questo il Governo non poteva farlo, potrebbero infatti esserci anche gli estremi per un’azione legale". Non nasconde amarezza, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, sulla vicenda. "Tra l’altro, come primo cittadino avevo ricevuto le rassicurazioni del ministro per gli Affari regionali e la Autonomie locali Graziano Del Rio, che assicurò personalmente al sottoscritto e ai sindaci di Vicenza Achille Variati e di Rovigo Bruno Piva, che lo Stato si sarebbe fatto carico di tutti gli oneri relativi all’abolizione dell’Imu per la prima casa, garantendo ai Comuni le relative risorse. Invece, con il decreto approvato mercoledì dal Consiglio dei Ministri, i contribuenti possessori di prima casa dovranno versare la metà della differenza tra quanto previsto dallo Stato e l’incremento fissato dai municipi".

Continua Tosi: "Si tratta di una partita che a livello nazionale vale 400 milioni di euro, cifra né incolmabile né tanto meno insostenibile per lo Stato. Se il Pd di Verona e il consigliere Bertucco, nel loro miope provincialismo, hanno qualcosa da ridire in proposito, se la prendano con il loro Governo, non con il Comune di Verona. E se non hanno ancora capito di chi sono le responsabilità di questa decisione assurda si leggano i giudizi negativi sul provvedimento dei sindaci di Firenze, di Milano e di Salerno, quest’ultimo anche sottosegretario del Governo Letta che giudica il provvedimento governativo “Un monumento alla demenzialità, una truffa per i cittadini italiani”.

L'OPPOSIZIONE - "L'avevamo detto in tutte le lingue: Tosi doveva togliere dai piedi la delibera di aumento dell'Imu che rischiava di far pagare ancora ai veronesi una tassa destinata all'abolizione. Non ci ha ascoltato ed ecco i risultati: i veronesi dovranno pagare di tasca propria la metà dell'aumento (dal 4 al 5 per mille) deciso a luglio". Commentano senza tanti peli sulla lingua i due esponenti del Pd, Michele Bertucco, capogruppo in Consiglio comunale, e il deputato Vincenzo D'Arienzo.

"Una vera e propria beffa - spiegano in una nota congiunta - perché il calcolo del Comune era solamente opportunistico. Da bravi furbetti Tosi e Paloschi contavano di mettere in conto allo Stato un aumento fittizio (fittizio perché era ampiamente noto che l'Imu era destinata a scomparire), incassando 8 milioni di euro senza muovere un dito. Missione compiuta, ma 4 milioni saranno presi direttamente dalle tasche dei cittadini veronesi".

I DATI DEL COMUNE - Il Consiglio comunale di Verona con 21 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astenuti, il bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2013 e bilancio pluriennale per gli esercizi 2013 - 2014 - 2015. Il bilancio 2013 è in pareggio e ammonta a complessivi 681 milioni 645 mila 323 euro (di cui fanno parte 324 milioni 240 mila euro per le spese correnti e 201 milioni 572 mila euro per le spese in conto capitale). Concorrono alla formulazione del bilancio le entrate tributarie per 216 milioni 522 mila euro; entrate per trasferimenti statali, regionali e da altri Enti pubblici, pari a 46 milioni 989 mila 192 euro; entrate extratributarie per 81 milioni 798 mila 848 euro. La spesa corrente registra un incremento rispetto al 2012, determinato dalla previsione di spesa di circa 33 milioni per l’apporto del Comune di Verona al nuovo fondo di solidarietà dei Comuni, istituito con la legge di stabilità per il 2013.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Verona, l'Imu non viene rimborsata da Roma: arriva la stangata da quattro milioni

VeronaSera è in caricamento