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Verona, la crisi aguzza l'ingegno ma le startup non reggono molto: provincia prima in Veneto

Oltre 4mila le giovani imprese nel Veronese che con 450 unità staccano la seconda in classifica, Padova. Ma il dato è confortante fino ad un certo punto. La Cgia: nei primi 5 anni di vita oltre la metà getta la spugna

In Veneto sono quasi 18mila le imprese startup "figlie" della crisi ma, secondo una rilevazione della Cgia di Mestre, nei primi 5 anni di vita gettano la spugna oltre il 50% delle nuove attività. Le start up venete, nel primo trimestre 2014 guidate da titolari e amministratori con meno di 30 anni ammontano a poco meno di 18 mila unità. La provincia che ne conta di più è Verona: con 4mila aziende che stacca di quasi 450 unità la provincia di Padova. La fragilità delle startup è un dato ormai consolidato.

"Nei primi 5 anni di vita oltre la metà di queste imprese getta la spugna. Questa tendenza emerge in maniera altrettanto evidente - secondo la Cgia - anche dall'analisi della variazione avvenuta rispetto al primo trimestre del 2008. Ebbene, il numero degli imprenditori veneti under 30 è sceso del 22,8% (pari ad una contrazione in valore assoluto di 23.209 unità), mentre la totalità dei titolari e amministratori presenti nella nostra Regione è diminuita "solo" del 4,8%".

La provincia dove i neoimprenditori sono scesi maggiormente è quella di Venezia: in questi ultimi anni di crisi economica la diminuzione di queste realtà è stata del 28,4%. Se, invece, si analizza il tasso di imprenditorialità giovanile, la Provincia di Rovigo - per la Cgia - balza prepotentemente al primo posto della classifica regionale con 45 imprenditori under 30 ogni 1.000 abitanti della stessa fascia d'età. Seguono Verona, con 36,3, e Padova con 32,8.

"Molti giovani intraprendono la strada dell'imprenditorialità non per vocazione bensì per scelta, in quanto impossibilitati ad entrare nel mercato del lavoro come lavoratori dipendenti - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia. "In passato - rileva - i giovani decidevano di mettersi in proprio perché nutrivano forti motivazioni personali ed erano animati dalla voglia di essere completamente autonomi. In questi ultimi anni di crisi, invece, queste spinte sono venute meno e non sono pochi i giovani che hanno intrapreso la strada dell'imprenditorialità non per vocazione bensì per scelta, in quanto impossibilitati ad entrare nel mercato del lavoro come lavoratori dipendenti"

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