Vendemmia al via ma mancano i braccianti: servono oltre 200 lavoratori
È Agribi, l’ente bilaterale per l’agricoltura di Verona, a tracciare il quadro della situazione. «In media ci chiedono tre-quattro persone, ma ci sono grandi aziende che hanno necessità maggiori e ce ne chiedono più di dieci», dice Sabrina Baietta, responsabile dei servizi per il lavoro dell’ente bilaterale
L'uva è pronta per essere raccolta e nel Veronese è dunque partita la vendemmia, peccato però che manchino i braccianti.
Agribi, l’ente bilaterale per l’agricoltura di Verona, ha ricevuto richieste per oltre 200 lavoratori da una cinquantina di aziende, dalla Valpolicella all’Est Veronese, che hanno necessità urgente di braccia per staccare i grappoli maturi, e lancia dunque un appello rivolto a chi cerca lavoro perché si faccia avanti.
«Riceviamo quotidianamente richieste da parte delle aziende, sia piccole che grandi – sottolinea Sabrina Baietta, responsabile dei servizi per il lavoro dell’ente bilaterale, di cui fanno parte Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil -. Ci chiedono quasi tutti personale per la vendemmia e qualcuno per le mele. Attualmente la domanda è di oltre 200 lavoratori, che servono per integrare squadre già esistenti composte da familiari e da lavoratori abituali, o per sopperire alle squadre che non ci sono più. In media ci chiedono tre-quattro persone, ma ci sono grandi aziende che hanno necessità maggiori e ce ne chiedono più di dieci. Una delle motivazioni della carenza di operai agricoli al fatto che c’è una grande offerta di lavoro sul mercato. Stanno partendo le campagne natalizie per i pandori e tanti preferiscono accettare i contratti delle industrie dolciarie. Inoltre, siccome l’impiego stagionale dura poco, c’è chi teme di perdere il reddito di cittadinanza e non avere sostegno una volta terminato il lavoro, oppure chi ha paura di lasciarsi sfuggire altre occasioni di lavoro più a lungo termine. Infine, gli universitari non sono più disponibili come una volta, perché hanno sempre più esami e crediti da gestire».
Agribi, oltre ad aver attivato un servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro in collaborazione con Veneto Lavoro, da marzo ha avviato i corsi di formazione che rientrano nel progetto Farm, cofinanziato dall’Unione Europea, che si propone di promuovere condizioni di regolarità lavorativa per i migranti vittime o potenziali vittime delle tratte. «Circa un centinaio di migranti formati, circa una sessantina, sta già lavorando tra potatura e altre raccolte – spiega Baietta -. Alcuni sono stati sistemati in aziende che si occupano di vari servizi in agricoltura. Una grande parte di loro, infine, non dispone di mezzi di trasporto, se non vecchie biciclette, e ha quindi difficoltà a raggiungere le sedi di lavoro della vendemmia, che sono quasi tutte in collina: Mezzane, Colognola ai Colli, Marano di Valpolicella, Fumane, Negrar. Bisognerebbe trovare il modo di sopperire a questa difficoltà e inoltre far capire a chi cerca lavoro che, finita la vendemmia, possono aprirsi tante altre occasioni di impiego in agricoltura, come la potatura e altre operazioni in campo durante i mesi invernali. Chiediamo quindi di farsi avanti, perché le opportunità non mancano sia per chi cerca impiego a lungo termine, sia per chi ha necessità di formarsi e specializzarsi, perché organizziamo molti corsi gratuiti proprio per fornire competenze per le diverse attività».