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Valdegamberi: «Prezzi non remunerativi, le stalle chiudono: la Francia affronta il problema, l'Italia è ferma»

Il consigliere regionale attira l'attenzione sul problema che tocca anche gli allevatori del Veneto e in particolar modo della Lessinia: «Vogliamo distruggere del tutto le produzioni agricole per aumentare la nostra dipendenza dall’estero?»

«Le stalle stanno chiudendo una dopo l’altra per colpa di prezzi non remunerativi rispetto a costi crescenti. La Francia sta affrontando il problema, con un intervento legislativo, mentre l’Italia sta ferma. Vogliamo distruggere del tutto le produzioni agricole per aumentare la nostra dipendenza dall’estero?». È il consigliere regionale e possibile candidato sindaco a Verona, Stefano Valdegamberi, a richiamare l'attenzione su una questione che riguarda anche la provincia di Verona. 
«Il prezzo del latte non è più remunerativo per gli allevatori - prosegue Valdegamberi -. I costi di produzione stanno aumentando senza che il prezzo di vendita per gli allevatori subisca adeguamenti al rialzo. Ciò è dovuto a un mercato oligopolistico nel quale pochi operatori controllano il prezzo di una miriade frammentata di produttori. Da anni sollevo riflessioni sulla necessità di un intervento dello Stato per garantire la concorrenza, creando le condizioni per una equa distribuzione del valore aggiunto nella filiera dei prodotti agricoli. Bisogna garantire la giusta remunerazione di chi sta alla base della filiera, costretto a subire e non a contrattare il prezzo da parte dei soggetti a livello superiore, trasformatori e commercianti del prodotto stesso. La filiera corta, i km 0 sono solo dei palliativi che non hanno risolto il problema. Occorre intervenire sui meccanismi del mercato».

Un problema che tocca la zona della Lessinia, dove l'allevamento rimane una delle attività principale, e per risolvere il consigliere guarda alle misure adottate dai "cugini d'oltralpe": «Lo scorso 14 ottobre la Francia ha approvato la legge Egalim che istituisce un quadro di regolamentazione dei rapporti nel settore agricolo e alimentare per combattere la disuguaglianza nei rapporti di forza per la creazione del prezzo alla produzione. I prezzi della materia prima agricola non sono negoziabili commercialmente. All’agricoltore-produttore viene garantita la remunerazione dei fattori di produzione. Poi non ci possiamo lamentare del lavoro sottopagato se i prezzi dei prodotti dell’agricoltura non sono remunerativi e non ripagano i fattori di produzione. Il prezzo alla produzione si moltiplica a volte di 4, 5 o più volte alla vendita finale. Non è più eticamente accettabile che l’allevatore o il produttore di frutta debba chiudere in perdita e chi poi trasforma o vende i suoi prodotti mantenga o aumenti sempre più il proprio margine commerciale. In Italia si sta affrontando il problema? In un momento come quello attuale ove il costo dei cereali e dell’energia schizzano alle stelle pensare che qualcuno possa continuare a produrre senza vedere adeguati i propri prezzi è una follia. Chiuderanno a breve centinaia di stalle e il nostro Paese uscirà ancora più dipendente dall’estero di quanto non lo sia ora.
Chiedo che la politica italiana prenda esempio dalla Francia - conclude Valdegamberi -, affrontando da subito questo fondamentale problema. Siamo in ritardo, in enorme ritardo. Se vogliamo ancora latte, formaggi, frutta italiana dobbiamo intervenire seguendo il percorso francese. Diversamente nei prossimi mesi assisteremo alla moria delle imprese a partire dalle aree marginali come la montagna dove i costi di produzione sono maggiori».

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