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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Ristoratori Veneto, «emergenza assoluta» per i rincari. E «Il green pass va eliminato»

L'associazione lancia l'allarme sugli aumenti dei costi dell'energia e delle materie prime, che impedirebbe a molti imprenditori del settore di «stare dentro i costi aprendo i locali regolarmente», e ribadisce il proprio "no" alla certificazione verde

C'è chi chiuderebbe la sera e chi invece aprirebbe solo nel fine settimana, tutto per evitare di incassare 10 spendendo 100 votandosi al fallimento. È il quadro dipinto da Ristoratori Veneto & Ho.Re.Ca., l'assocaizione nata a Verona nel giugno scorso che vanta oltre 4mila attività rappresentate fra associati e soci sostenitori in tutta la Regione, sulla situazione relativa ai rincari sull’energia e sulle materie prime che stanno colpendo anche i locali. 
L'associazione raccoglierebbe quotidianamente le testimonianze degli imprenditori del settore e spiega: «Alcuni riescono a contrattare un prezzo calmierato con i fornitori, che pur di lavorare tentano di abbassare i prezzi, ma stare dentro i costi aprendo i locali regolarmente è per molti impossibile».

Tra le segnalazioni degli associati, oltre al +100% del gas, ci sarebbero rialzi fino al 45% sulla carne, fino al 35% sul pane, fino al 20% sul vino, bevande, pane e prodotti per la pulizia degli ambienti, e fino al 15% sull’acqua. «Il settore registra bassissime entrate a fronte di altissime uscite ed è come se la “mancia” dei cosiddetti ristori stia tornando indietro con gli interessi — riflette Alessia Brescia, portavoce di Ristoratori Veneto —. Molto semplicemente, così non ci sono le condizioni per lavorare: se non ritocchi i listini non ce la fai, ma se li ritocchi non ce la fai lo stesso. Ecco perché molti locali iniziano a lavorare a singhiozzo. Ci hanno ridotti a un part-time autoimposto».

Segnala, Ristoratori Veneto, che «l’emergenza è assoluta: usciamo da due anni di misure economicide, di sostegni insufficienti, di cartelle esattoriali a pioggia su imprenditori incolpevoli dei loro drastici cali di fatturato». L'associazione ricorda inoltre le richieste «né esose né complesse» già avanzate nell’agosto scorso, tra cui «defiscalizzazione per 24 mesi sulle neo-assunzioni, riduzione contributiva in busta paga di almeno il 50% per due anni sulla forza lavoro già in organico e l’introduzione dei voucher per i lavoratori stagionali». E ribadisce infine il "no" al green-pass, ritenendolo una misura che «non poggia su reali basi scientifiche. Negli altri Paesi le restrizioni decadono, in Italia invece il governo parla di “rimodulazione” del certificato verde nonostante l’uscita dall’emergenza del 31 marzo. È una scelta senza senso né logica. Il green pass va eliminato».

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