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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La protesta dei tosiani: "Tagli alla produzione dell'Amarone? Una scelta folle"

I consiglieri tosiani Andrea Bassi, Giovanna Negro, e Stefano Casali commentano la riduzione delle percentuali di produzione per i quantitativi di uva dell’Amarone previsti nel nuovo decreto regionale

Tagli orizzontali alla produzione dell’Amarone: una scelta folle che va contro ciò che stiamo cercando di promuovere nel mondo, la qualità “Made in Italy”. Così i consiglieri tosiani Andrea Bassi, Giovanna Negro, e Stefano Casali intervengono sulla riduzione delle percentuali di produzione per i quantitativi di uva dell’Amarone previsti nel nuovo decreto regionale.

“È arcinoto a tutti che la qualità del vino dipende da moltissimi fattori pedo climatici (tipologia di terreno, esposizione al sole, collina o pianura, ecc.) e che le caratteristiche organolettiche ed olfattive del vino decretano il successo o meno di una cantina produttrice rispetto ad un’altra. Allora perché penalizzare tutti i produttori, tagliando la stessa percentuale di uva, senza tenere in considerazione le produzioni unitarie e quindi la qualità? Un mistero!”

Questo taglio necessita urgentemente di una revisione – commentano i tosiani – o avrà ancora più conseguenze negative. Dal 2009 le percentuali per la produzione dell’Amarone sono state abbassate dal 65% al 40%, e quel 25% in meno che le aziende di qualità non potranno più produrre non abbasserà certo la richiesta del vino da parte dei consumatori, i quali, inevitabilmente, si rivolgeranno alle produzioni più scarse qualitativamente o addirittura di dubbia provenienza. È questo dunque il risultato che vogliamo ottenere? Questo ulteriore taglio nella produzione necessita di una revisione urgente da parte del presidente Zaia la prossima vendemmia promette buoni risultati dopo annate di condizioni difficili, soprattutto climatiche. Per le aziende che hanno reso questo prodotto famoso nel mondo e che non hanno giacenze, questa diminuzione sarà dannosa con ripercussioni negative sui ricavi, rischiando di perdere la fiducia del mercato”.

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