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Discoteche e sale da ballo, gestori in piazza contro le linee guida

Chiedono che vengano modificate per rendere sostenibile e comunque sicura la riapertura delle attività rimaste ferme a causa del coronavirus

Si è tenuto ieri, 10 giugno, a Roma, davanti alla Camera dei Deputati di Montecitorio, la protesta di gestori e lavoratori dei locali da ballo e discoteche. Un mondo che attende il prossimo decreto del presidente del consiglio Giuseppe Conte in cui si dovrebbe leggere la data per la riapertura di queste attività. Una ripartenza che potrebbe avvenire lunedì prossimo, 15 giugno, ma che sarà simile a quella delle attività che hanno già riaperto a maggio, ovvero vincolata al rispetto di linee guida già rese note. E proprio per chiedere la modifica di queste linee guida è stato organizzato il sit-in di ieri.
In sale da ballo e discoteche, infatti, si potrà ballare solo in spazi esterni e ben distanziati; la mascherina sarà obbligatoria all'interno del locale e all'esterno quando non sarà possibile la distanza interpersonale di un metro; ogni locale dovrebbe comunque rimodulare il numero degli addetti alla sicurezza e la capienza massima, usando anche un contapersone per monitorare gli accessi. Regole troppo stringenti, secondo i proprietari di queste attività, i quali chiedono di riaprire in modo sicuro e sostenibile.

E tra i manifestanti di ieri a Roma, c'era anche Paolo Artelio, presidente provinciale di Verona e vicepresidente nazionale del Silb, il sindacato dei gestori di locali da ballo di Confcommercio. Artelio ha rappresentato il cosiddetto «popolo della notte» veronese, una porzione di economia che fa girare centinaia di milioni di euro e che garantisce a lavoro a decine di dipendenti nei vari locali. Locali che non potrebbero tutti riaprire, se non saranno cambiate le linee guida. Ad esempio, meno della metà delle sale dal ballo veronesi ha spazi esterni in cui poter ballare.
«Abbiamo incontrato tutti i gruppi parlamentari e tutti ci hanno assicurato ascolto e risposte veloci - ha dichiarato Artelio - Ora confidiamo che le misure di limitazione con cui i nostri locali riapriranno vengano allentare quanto prima. Perdere l'attività dei mesi estivi equivarrebbe a restare chiusi un anno e mezzo. Chiediamo aiuti al governo anche per evitare l'ingresso della malavita. C'è una legittima domanda di divertimento da parte dei più giovani, che è emersa anche con sfumature non positive in queste settimane. È una domanda che va ascoltata e a cui va data una risposta seria da parte di professionisti. I nostri associati hanno esperienza e fanno molta formazione sulla sicurezza, sono attrezzati con personale dedicato e spazi adeguati. Per questo ci sentiamo in dovere di riaprire quanto prima, anche se non ci sarebbero le condizioni economiche. Dobbiamo fare la nostra parte per evitare che si continuino a verificare episodi spiacevoli nei centri città legati alla movida. Esistono i luoghi di divertimento per i giovani, sono luoghi sani e sicuri, con personale preparato. Abbiamo una precisa funzione sociale a cui ci sentiamo chiamati a rispondere».

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