Consumo d'acqua, protesta alla Coca Cola di Nogara: «Non paga praticamente niente»
La manifestazione si è tenuta nella giornata di sabato 9 luglio, portando anche ad alcuni scontri con la polizia. Al centro della contestazione il prezzo pagato dalla multinazionale per l'utilizzo di un bene comune mentre «a noi chiedono di risparmiare sui consumi»
È andata scena sabato la protesta di "Rise Up 4 climate justice", centri sociali del nord-est e Adl Cobas, davanti allo stabilimento Coca Cola di Nogara, il più grande sul suolo italiano della multinazionale.
Al centro delle proteste il grande consumo d'acqua da parte di Coca Cola, come ci ha spiegato Gianni Boetto di Adl Cobas Verona: «Stiamo vivendo un periodo particolare in cui la questione "acqua" è centrale, di vita o di morte», ha detto il sindacalista, che ha ricordato come la siccità di queste settimane metta in difficoltà allevamenti ed agricoltura, oltre a sottolineare che il referendum del 2011 dovrebbe impedire determinate manovre su questo bene pubblico.
«A Nogara Coca Cola estrae circa 130 metri cubi d'acqua allora e non paga praticamente niente, circa un centesimo a metro cubo, molto meno di privati e altre aziende». Questo grazie ad una convenzione regionale che permette tale estrazione.
«Non è forse il caso di bloccare questa estrazione visto che a noi invece chiedono di risparmiare sui consumi? - si chiede il sindacalista - È paradossale e non si può far finta di niente: a Nogara c'è gente costretta a tirar su l'acqua dai pozzi». Coca Cola del resto produce un prodotto certamente non indispensabile, ma dal 1975 dà lavoro a tantissime persone nella zona: «Per i profitti che hanno potrebbero tranquillamente fermarsi due mesi e garantire comunque gli stipendi ai lavoratori», ha aggiunto Boetto.
Un miliardo e mezzo di litri d'acqua estratti ogni anno a fronte di un pagamento di circa 14 mila euro. Sono queste le cifre che hanno scatenato la protesta dei manifestanti, i quali avrebbero cercato di sfondare il cordone di sicurezza pe entrare nello stabilimento, arrivando allo scontro con la polizia. Il rappresentante di Adl Cobas che ha concluso dicendo che l'acqua «deve essere salvaguardata per consumi e agricoltura».
Concetti ribaditi dalla nota diffusa da Sinistra Italiana e firmata da Paolo Andreoli e Luca Perini.
«A seguito della manifestazione tenutasi ieri, Sabato 9 Luglio, davanti allo stabilimento di Coca Cola di Nogara dove i movimenti ambientalisti e dei lavoratori del sindacato di base hanno denunciato una politica della privatizzazioni dei beni pubblici, contro una estrazione aggressiva e incontrollata di un bene comune, l'acqua: anche Sinistra Italiana evidenzia che ora più che mai sia necessaria una giustizia sociale ed ecologica al fine di una equa redistribuzione della ricchezza che passa anche dalla difesa e la tutela dell'ambiente tramite soprattutto una politica di austerità, quale mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco,lo sperpero e il consumismo più esasperato.
L’austerità diceva Berlinguer che "significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia; cioè il contrario di tutto ciò che abbiamo conosciuto e pagato finora, e che ci ha portato alla crisi gravissima i cui guasti si accumulano da anni e che oggi si manifesta in Italia in tutta la sua drammatica portata".
Lo stabilimento di Nogara, emblema di uno sfruttamento massivo di risorse idriche pubbliche a fini di profitto ed uso esclusivo di pochi, nel 2020 la Regione Veneto ha rinnovato la concessione alla multinazionale per estrarre più di un miliardo e mezzo di litri all'anno (Report, 2017). Il tutto per il pagamento di un canone irrisorio e senza soprattutto alcuna valutazione di impatto ambientale sul territorio.
Per Sinistra Italiana non è solo la quasi gratuità dell' acqua estrapolata, anche se si pensa che i soldi vadano poi a finire ad una Regione che oggi si sa come li spende (male).. ma quanto il rischio che non ci sia più acqua, e ciò danneggerebbe l'intera popolazione di Nogara e non solo (le falde non hanno confini), tra cui gli stessi lavoratori di Coca-Cola.
Senza acqua non si campa, senza Coca-Cola sì.
A tal proposito chiediamo la sospensione immediata dell'impianto per un periodo, cassa integrazione al 100% ai lavoratori e, in prospettiva, programmare e definire, un nuovo tipo di sviluppo economico produttivo che privilegi il necessario e non il superfluo. O pensiamo che l'ambiente sopporti all' infinito i capricci del nostro stile di vita?
Se avessimo aziende che scaricano inquinanti fino a far morire fiumi e persone, crederemmo davvero prioritario il lavoro o cercheremmo di trovare soluzioni sia per i lavoratori, sia per la salute e l'ambiente?
Luca Mercalli su Il Manifesto ieri scriveva che siamo già fuori tempo massimo per rimediare ai guasti del passato, e noi insistiamo imperterriti con gli stessi asset, con le stesse logiche di sviluppo che presuppongono risorse infinite, quando invece la Terra è una figura solida finita... Se viviamo e produciamo come se l'umanità dovesse morire domani, allora abbiamo ragione a continuare così... in realtà saremmo la sola specie animale che non si cura della propria riproduzione. E forse proprio per questo non meritiamo di meglio».