Confagricoltura, Cia e Coldiretti Veneto: «Regione dichiari stato di calamità per l'aviaria»
Nel frattempo, dopo il via libera alla macellazione preventiva, il Ministero della Salute ha concesso anche la ripartenza degli accasamenti di polli e tacchini ma non nel Veronese
Confagricoltura, Cia e Coldiretti Veneto hanno chiesto alla Regione Veneto di dichiarare lo stato di calamità per l'influenza aviaria, in modo da attivare tutti gli strumenti di sostegno possibili. L'espansione del virus negli allevamenti sembra rallentare, ma i numeri (aggiornati al 5 gennaio scorso) restano comunque preoccupanti: 298 focolai in tutta Italia, di cui 244 in Veneto e 178 in provincia di Verona. Gli animali abbattuti ormai si contano a decine di milioni, mentre i danni economici nelle aziende si contano a centinaia di milioni di euro.
Per questo la consigliera regionale del Partito Democratico veneto Anna Maria Bigon ha rilanciato l'appello delle associazioni di categoria: «Il settore avicolo è in ginocchio e la Regione deve dichiarare lo stato di calamità - ha detto Bigon - Servono contributi e ristori in tempi rapidissimi perché soprattutto nel Veronese la situazione è drammatica. Con la legge di bilancio nazionale sono stati stanziati 30 milioni per la filiera delle carni bianche, che è una prima risposta, ma ovviamente parziale se consideriamo che i danni stimati tra diretti e indiretti arrivano a circa mezzo miliardo di euro. E le risorse devono arrivare in fretta perché a breve le aziende avranno problemi di liquidità. In questo senso anche una moratoria sui mutui o il rinvio delle scadenze fiscali sarebbero un segnale importante. Per il futuro torniamo a chiedere di rafforzare i servizi di prevenzione per incrementare monitoraggi e controlli, ma soprattutto non è più rinviabile l’obbligatorietà di un piano regionale per fronteggiare i casi di epidemia, in aggiunta a quello nazionale, anche perché si stanno verificando con frequenza sempre maggiore».
Nel frattempo, dopo il via libera alla macellazione preventiva, il Ministero della Salute ha concesso da ieri, 6 gennaio, anche la ripartenza degli accasamenti di polli e tacchini, ma solo nelle zone a medio rischio e con alcune prescrizioni. Le disposizioni, in Veneto, riguardano gli allevamenti di una parte dei territori del Padovano, del Vicentino, del Veneziano e del Rodigino. Restano invece bloccate le aziende avicole del Veronese, che si trovano nell'area rossa ad altissimo rischio e in quella arancione ad alto rischio. «Dobbiamo restare ancora fermi in attesa di nuove disposizioni ministeriali - ha spiegato Diego Zoccante, vicepresidente della sezione avicola regionale di Confagricoltura e presidente di quella scaligera - Il nostro territorio è tutto in zona rossa, anche quello che non ha avuto focolai, come la Lessinia, in quanto possiede la più alta concentrazione di allevamenti avicoli. Ci auguriamo che non ci siano altri focolai, in modo da poter ripartire anche noi con la produzione».
In attesa del risarcimento dei danni, Confagricoltura ha chiesto intanto di attivare forme di ristoro come il rinvio dei pagamenti fiscali e previdenziali, l’attivazione della moratoria sulle rate dei mutui, garanzie pubbliche sul credito e poi anche forme di anticipazione degli importi spettanti per il ristoro per danni indiretti alle imprese toccate dalla epidemia.