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Economia

Inflazione al 12,4% a Verona, possibile calo dei consumi: «Fringe benefits diventino tredicesima bis»

Preoccupata dalla situazione, Confesercenti lancia la sua proposta: «Per ridare fiato ai consumi, semplifichiamo e riduciamo le procedure burocratiche dell'attuale regime dei fringe benefits, che ne rendono difficile l'utilizzo e la fruibilità da parte delle imprese»

I dati Istat di ottobre registrano in Veneto un aumento dei prezzi del +11,8% che, secondo Confesercenti, unita all'inflazione si tradurranno in un calo dei consumi presumibilmente del 10% rispetto al 2019, con un 90% dei veneti che è pronto a limitare consumi del tempo libero e un 30% che rimanda addirittura le spese mediche.

Le città venete

Verona con un indice del 12,4% si conferma anche per il mese di ottobre la città veneta con maggiori rincari e al decimo posto tra i comuni capoluogo italiani con più di 150mila abitanti; segue Padova con il 12,1% (quattordicesima a livello nazionale) e poi Venezia con l'11,5%% (al diciannovesimo posto).

«Ancora una volta sono per lo più i beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre - spiega Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto -. Anche i prezzi dei beni alimentari continuano ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici. Con la caduta secca dell’indice di fiducia registrato dall’Istat a ottobre (da 94,8 a 90,1), addirittura superiore a quello delle imprese, ci dà un segnale tutt’altro che rassicurante. Il timore è quello di una recessione dei consumi che avrebbe inevitabilmente conseguenze a monte sui livelli di attività delle imprese: è perciò importante tenere in piedi il potere di acquisto dei consumatori».

La proposta: tredicesima bis

Giussani poi prosegue con una proposta: «Per ridare fiato ai consumi, semplifichiamo e riduciamo le procedure burocratiche dell'attuale regime dei fringe benefits, che ne rendono difficile l'utilizzo e la fruibilità da parte delle imprese, in particolare quelle di minori dimensioni. Dobbiamo trasformarli in una tredicesima bis, un trasferimento aggiuntivo nei confronti dei dipendenti - anche diretto in busta paga - cui sia applicata la stessa detassazione oggi prevista per i fringe benefits. Si tratterebbe di un intervento Una Tantum di tutela mirato alle famiglie presumibilmente più in difficoltà in questa fase, ma anche di una misura che favorisce la tenuta delle attività e lo sviluppo economico, visto che la liquidità in più si trasformerebbe praticamente tutta in consumi».

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