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Insoddisfatti della retribuzione il 40% dei veronesi. E piace l'idea della settimana corta

Ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos: nelle offerte di lavoro, i veronesi valutano stipendio e bilanciamento con la vita privata. E il 41% dei veronesi è aperto alla possibilità di cambiare lavoro

Quattro veronesi su dieci sono insoddisfatti dello attuale retribuzione ed è sempre di circa il 40% la quantità di lavoratori veronesi aperti alla possibilità di cambiare lavoro. Sul rapporto degli italiani con il lavoro, Changes Unipol ha realizzato una nuova ricerca elaborata da Ipsos, analizzando aspetti quali il livello di soddisfazione per la propria occupazione e retribuzione, la propensione al cambiamento, i fattori per la scelta di un nuovo lavoro e le aspirazioni in termini di bilanciamento tra vita e lavoro. L'indagine è stata realizzata presso un campione rappresentativo della popolazione nazionale di età compresa tra 16 e 74 anni (oltre 44 milioni di individui) e dei residenti nelle principali aree metropolitane, Verona compresa.

E proprio sui lavoratori veronesi, il primo dato significativo che emerge dall’indagine è quello relativo all’insoddisfazione per la propria retribuzione: 4 su 10 ritengono il livello del proprio stipendio poco o per nulla soddisfacente (39%) mentre il resto del campione si dichiara abbastanza o molto appagata (61%). La percentuale di soddisfazione rispetto alla propria retribuzione risulta, comunque, superiore rispetto alla media delle altre città italiane (56%).

La retribuzione, inoltre, rappresenta il criterio di scelta più rilevante per valutare un’offerta di lavoro. Viene infatti indicato al primo posto dal 41% di coloro che lavorano a Verona. Il secondo criterio più importante è la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata (39%), ma sono importanti anche la solidità dell’azienda (30%), la vicinanza a casa (29%) e il ruolo offerto (28%).

Altro dato emerso dalla ricerca di Changes Unipol è che tra i lavoratori veronesi, il 41% è aperto alla possibilità di cambiare lavoro (in particolare il 12% sta cercando attivamente e il 29% si sta guardando intorno), un dato leggermente inferiore rispetto alla media italiana (45%).
Tra coloro che lavorano, soltanto 1 su 4 (il 24%) sarebbe disponibile a trasferirsi all’estero per accettare una proposta di lavoro, contro il 32% della media registrata tra le città metropolitane coinvolte nello studio.
I motivi di abbandono dell’attuale posto di lavoro sono nel 46% dei casi l’arrivo di un’offerta di lavoro migliorativa o comunque molto allettante, seguito dall’esigenza di meglio conciliare lavoro e vita privata (32%), da una retribuzione non adeguata (26%) e da ritmi di lavoro troppo pesanti (23%). Soltanto il 7% cambierebbe a causa di una forma contrattuale non soddisfacente, mentre il 13% si sposterebbe a causa di un clima aziendale non soddisfacente o cattivi rapporti interni. Appena l’11%, infine, cambierebbe a causa delle scarse possibilità di fare carriera.

Tra i desiderata legati all’occupazione, la modalità di lavoro preferita è di gran lunga quella ibrida (ufficio + lavoro da remoto), indicata nel 48% dei casi, a fronte di un 31% di lavoratori che vuole invece lavorare al 100% in presenza. Soltanto il 21% prediligerebbe invece idealmente un lavoro al 100% da remoto, percentuale superiore rispetto al 15% della media nazionale.

Infine, circa 2 lavoratori veronesi su 10 (il 22%) si dichiarano molto soddisfatti per il proprio equilibrio tra vita e lavoro: valore più alto in assoluto tra le aree metropolitane e il doppio rispetto alla media nazionale.
Complessivamente, 7 veronesi su 10 esprimono un giudizio positivo (molto o abbastanza soddisfatti) sull’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.
Quasi 2 lavoratori veronesi su 10 (17%) accetterebbero di rinunciare subito a una piccola percentuale della retribuzione per bilanciare meglio lavoro e vita: una quota che sale al 30% se si include anche chi sarebbe disposto certamente a farlo, ma in futuro.

Piace, inoltre, l'idea della settimana lavorativa corta, a parità di ore complessive e stipendio, visto che 4 lavoratori su 10 (il 41%) si dichiara molto interessato: una quota che sale all’80% se si include anche chi afferma di trovarla una misura abbastanza interessante. Solo il 20% si dichiara poco o per nulla interessato.

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