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Economia

Il mondo cooperativo ha risposto bene alla crisi

Nel sociale aumentano del 10 % i posti di lavoro. Il direttore Aldegheri: "Risposte efficaci"

Il mondo della cooperazione ha retto bene l’impatto della crisi. Ad attestarlo sono i bilanci delle realtà aderenti a Confcooperative Verona, che in sede di chiusura hanno evidenziato una sostanziale buona tenuta generale. Alcuni settori, come le cooperative di produzione lavoro, hanno accusato maggiormente gli effetti della congiuntura, altri, per effetto delle stesse dinamiche, sono perfino cresciuti, come le banche di credito cooperativo e le coop sociali.

Come sottolinea il direttore di Confcooperative Scaligera Giovanni Aldegheri: “Nella contingenza di una fase critica per l’economia, alla luce dei risultati, si può affermare che Confcooperative ha saputo adeguarsi in modo efficace, fronteggiando con gli strumenti che le sono propri gli effetti del trend economico negativo. Non è dunque un caso che nei momenti di difficoltà il sistema cooperativo, basato in primis sulla risorsa del socio, risponda meglio di altre realtà, trovando nel proprio ambito motivi di coesione, stimolo ed efficacia”.

Vediamo in dettaglio i principali settori in cui opera Confcooperative Verona.
Fedagri: il mondo della cooperazione agricola, che ha aumentato il numero di soci, ha dato risposte importanti al settore primario. La crisi che ha investito il comparto ha avuto infatti come effetto l’accumulo di scorte nei magazzini, tanto che molti operatori del mercato non hanno provveduto ad acquisti dai produttori o lo hanno fatto in misura ridotta. Le cooperative agricole invece hanno fatto da collettore a tutti i tipi di produzioni, e molti produttori non associati, non riuscendo a collocare il proprio prodotto, sono approdati in qualità di socio alle cooperative, ammortizzando quelle che potevano diventare per loro perdite ingenti. Di conseguenza in un momento di oggettiva difficoltà per il settore primario la Cooperazione ha rivestito la funzione di “ammortizzatore sociale”. La solidità dei bilanci delle cooperative agricole non è stata intaccata, nonostante il mercato non abbia consentito ai soci liquidazioni soddisfacenti.

Cooperative di produzione lavoro: è stato il settore che, operando nel terziario, ha risentito di più della crisi in atto. Infatti le aziende che appaltavano servizi, trovandosi a disposizione personale proprio, hanno preferito far ricorso alle risorse interne. Hanno retto bene le cooperative più strutturate, che svolgono un’attività d’impresa “chiavi in mano”, le quali grazie all’elevata flessibilità si sono rivelate meno esposte agli effetti della contrazione nella domanda. Resta sempre di estrema attualità il problema delle cooperative spurie, che nei momenti critici trovano terreno fertile in ragione dei prezzi bassi, a scapito dei diritti dei lavoratori.

Sociale: i bilanci delle coop sociali sono rimasti in positivo, confermandone la validità come indispensabile strumento di supporto al settore pubblico nel sostegno alle persone in situazioni di difficoltà. Sono cresciuti i servizi svolti, i fatturati e le cooperative iscritte. Spicca come particolare motivo di soddisfazione l’incremento dei nuovi posti di lavoro, che totalizza un + 10 % , per un totale di 6750 addetti, tra soci lavoratori e dipendenti Unico neo, le persistenti difficoltà di recuperare il credito dagli enti pubblici, con situazioni di 150/180 giorni di ritardo nei pagamenti dalle scadenze previste in convenzione. Un problema che produce pesanti aggravi di costi per oneri finanziari che non sono rimborsati dagli enti stessi e vanno a penalizzare il bilancio delle cooperative sociali.

Banche: le banche di credito cooperativo hanno rivestito un ruolo determinante per l’economia locale e del territorio. Hanno infatti incrementato di circa il 30 % gli impieghi, con aperture al credito laddove invece istituti di dimensioni maggiori avevano adottato una maggior chiusura. Anche la raccolta di denaro ha registrato una crescita di pari entità. Per contro sono calati gli utili di bilancio, sia per i bassi tassi applicati con lo scopo di agevolare la clientela in difficoltà, sia per l’accantonamento di importi nel fondo rischi, finalizzati a fronteggiare eventuali insolvenze derivanti dal fenomeno di crisi in atto.

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