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Elezioni, le priorità degli artigiani: «Lotta al caro-energia e fisco più leggero»

Confartigianato Veneto ha sondato gli umori dei piccoli imprenditori, che si dichiarano delusi per i candidati al Parlamento e per la mancata concessione dell'autonomia differenziata regionale

Sono delusi dai candidati e dalla mancata concessione di maggiore autonomia alla Regione Veneto. Sperano nel Pnrr e nelle riforme. Chiedono un fisco più leggero e aiuti straordinari per contrastare il caro-energia e l'aumento dei costi per le materie prime.

Manca meno di una settimana alle elezioni politiche e Confartigianato Veneto ha messo in chiaro le necessità delle piccole imprese. Lo ha fatto con un sondaggio, realizzato dal 6 al 9 settembre attraverso delle interviste telefoniche. Sono state intervistate 403 imprese artigiane selezionate casualmente. Il campione è stato stratificato per provincia. Il tasso di risposta ottenuto è stato del 22%. E il margine d’errore è del 4.9%. Il risultato mette in luce quali siano gli interventi maggiormente richiesti dagli artigiani veneti e quale sia l'umore generale.

Innanzi tutto, due terzi dei 403 intervistati ritiene un errore la fine anticipata della legislatura, valutazione che viene confermata dal fatto che, 6 su 10, ritengono importante che non si faccia nessun passo indietro su Pnrr e riforme. Anche l'adesione alla Nato e la vocazione europeista viene indicata come priorità da oltre 2 imprenditori su 10.
In riferimento alla legge elettorale, viene promossa la riduzione dei parlamentari e bocciata invece la scelta dei candidati, ritenuti dal 63% poco rappresentativi e sconosciuti. Ed è difficile anche capire chi verrà veramente eletto. Una buona notizia arriva dalle intenzioni di partecipazione. Otto su dieci dichiarano che andranno certamente a votare, anche se 2 su 10 non hanno ancora deciso per chi. E sempre 8 su 10 si dicono informati sui programmi di partiti e coalizioni.

Sull'autonomia differenziata per le Regioni, cinque anni trascorsi dal referendum hanno minato la fiducia sull'ottenimento della riforma. Solo il 5% ritiene che verrà sicuramente realizzata. Autonomia che però non figura nella classifica dei primi tre provvedimenti che gli artigiani veneti vorrebbero che il Governo varasse nei primi 100 giorni. Le tre principali urgenze sono infatti la riduzione del costo dell’energia, della pressione fiscale e delle materie prime.

Sul tema di caro energia le soluzioni più richieste sono: l'imposizione a livello europeo di un tetto al prezzo del gas e il sostegno agli investimenti in energie rinnovabili come pannelli e comunità energetiche. Solo al terzo posto l’azzeramento degli oneri di sistema.
Sempre in tema di risparmio energetico, un intervistato su due ha messo in preventivo di utilizzare meno illuminazione, aria condizionata e riscaldamento e due su dieci un indebitamento con le banche. Ma 1 su 4 ritiene che non ci saranno conseguenze.

Sulla situazione economica dei prossimi mesi in Veneto, i piccoli imprenditori sono pessimisti ma, quando si parla della loro azienda, 3 su 10 ritengono che non cambierà nulla e altrettanti che peggiorerà ma poco.

«La nostra richiesta è semplice - ha commentato Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto - La politica deve riportare l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale. Innanzi tutto con un Governo che riparta dal disegno di legge sull’autonomia elaborato dalla ministra Mariastella Gelmini. Le ulteriori forme di autonomia sono previste senza alterare i costi per lo Stato ma introducendo forme di ulteriore efficienza che hanno lo scopo, in tutto il Paese, di responsabilizzare la gestione della spesa pubblica e di rendere più probabili i risultati della mutualità attualmente in essere. L'autonomia territoriale va vista come metodo di responsabilizzazione della governance sociale nell’uso delle risorse umane, ambientali ed economiche. Il Paese lo deve a tutti coloro che hanno perso ormai ogni speranza dopo 5 anni dal referendum».
La seconda priorità per Confartigianato è la conferma di tutti gli obiettivi del Pnrr e quindi delle riforme ad esso collegate: giustizia, appalti e fisco. Quest’ultima in particolare deve portare ad un fisco semplice e leggero. «Nel nostro Paese - ha aggiunto Boschetto - persiste un’elevata pressione fiscale. Il confronto internazionale evidenzia che per quest’anno il carico fiscale previsto è pari al 43,3% del Pil, superiore di 1,8 punti al 41,5% della media dell’Eurozona. Chiediamo inoltre di ridurre il peso delle imposte percepito da imprese e professionisti, a causa dell’attuale sistema di pagamento dei saldi e degli acconti. Si prevedano, ad esempio, dei sistemi di salvaguardia che, nei casi di consistente surplus di profitto rispetto all’anno precedente, smorzino il carico fiscale finanziariamente percepito, prevedendone almeno una diluizione nel tempo o una diversa cadenza nei versamenti. Evitare inoltre che l’esclusione dall’Irap per imprese individuali e professionisti si tramuti in una sovraimposta Irpef. Vanno poi eliminate o semplificate le comunicazioni che le imprese devono porre in essere riguardo alle sovvenzioni e contributi pubblici ricevuti. Ciò, in base al principio secondo cui un ente pubblico dovrebbe evitare di richiedere al cittadino informazioni già possedute dalla pubblica amministrazione».
Terza priorità: il caro-energia. Emergenza che dovrà essere affrontata per prima dal nuovo Governo, per Confartigianato Veneto, in continuità con le azioni calmieratrici già messe in campo dal Governo Draghi. «Abbiamo apprezzato lo sforzo messo in campo in questo periodo - ha concluso Boschetto - ma ne dobbiamo lamentare l’assoluta insufficienza. L’azzeramento degli oneri generali di sistema ai valori odierni della bolletta dell’energia elettrica, praticamente incide per meno del 10% del totale dei costi. É veramente poca cosa. Certo abbiamo un ulteriore aiuto con contributo straordinario sotto forma di credito d’imposta per i maggiori costi del gas e dell’elettricità sostenuti nel 2022 rispetto a quelli del 2019, ma siamo veramente lontani dal considerarlo un aiuto importante. Serve prevedere un credito d’imposta reale del 50%, ma calcolato su tutto il 2022, e non da applicare per i conteggi al solo periodo primaverile dove i consumi del gas sono in buona parte delle imprese molto bassi ed intervenire sulla composizione tariffaria con una misura strutturale di riduzione degli oneri generali in bolletta e il loro finanziamento mediante altre forme di gettito. È poi fondamentale, oltre a proseguire nella pressione verso l'Unione Europea affinché si trovi una intesa su un tetto del prezzo, che solo a nominarlo ha fatto scendere il prezzo del gas. Dobbiamo poi puntare all’autoproduzione energetica per mettere al riparo il sistema produttivo dalle oscillazioni del mercato e dalle speculazioni sul costo dell’energia. Per questo, servono incentivi per le imprese che vogliono installare pannelli fotovoltaici sui tetti dei loro capannoni. E in tema di comunità energetiche occorre accelerare e completare la normativa che le riguarda. Questo rafforzamento degli incentivi green potenzierebbe anche la politica ecologica intrapresa in questi anni dal nostro Paese, attraverso i bonus edilizi per la riqualificazione energetica degli edifici».

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