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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Ediliza, chiuso un anno nero ed il futuro grigio

Prevista una ripresa in attesa di provvedimenti a sostegno del settore

Il futuro non è più nero, ma grigio scuro: è con questo gioco di parole che il Cece, l’associazione europea delle industrie produttrici di macchinari per le costruzioni, dà conto, nel suo periodico barometro del mercato, del «sentiment» che anima gli operatori del settore in questo, difficile, inizio 2010. Perché il 40 per cento delle imprese ha registrato nel 2009 un fatturato inferiore alla metà di quello raggiunto nel 2008 e in media il tasso di decrescita è stato del 37 per cento.

Le previsioni per quest’anno sono molto prudenti: l’aspettativa è per una crescita attorno al 5 per cento del fatturato rispetto al livello modestissimo del 2009. E’ questo piccolo segnale di controtendenza che fa descrivere il futuro come grigio scuro e non nero, più una speranza che si sia raggiunto il fondo della crisi, e che quindi la risalita stia per cominciare, che non una certezza di una ripresa economica stabile e strutturata.

A livello mondiale, nel 2009, le consegne di macchine movimento terra sono scese di un drammatico 41,8 per cento, con crolli ancora più significativi nelle vendite in Nord America (- 64 per cento rispetto al 2008), in Est Europa, con un - 70 per cento, e in Russia, dove il calo è stato addirittura attorno al 90 per cento. Sempre secondo i dati raccolti dal Cece, le consegne nell’Unione Europea lo scorso anno sono diminuite del 60 per cento nei confronti del 2008, anche se negli ultimi mesi si è notata una certa stabilizzazione e addirittura una leggera ripresa in Spagna ed Italia.

Passando al mercato italiano un piccolo segnale positivo viene dall’inchiesta condotta da Isae (Istituto di studi e analisi economica) nel mese di dicembre su un panel di 500 imprese di costruzioni: l’indice di fiducia cresce da 67,1 a 71, sempre basso rispetto ai valori medi del 2009, ma comunque in recupero. Le imprese di costruzione sono meno pessimiste, sia rispetto ai piani di costruzione per l’anno in corso, sia per le prospettive occupazionali. Un segnale comunque importante per l’industria delle macchine per costruzioni, che vivono una situazione molto critica.

Più caute le previsioni del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato), che nel suo rapporto congiunturale «Il mercato delle costruzioni nel 2010» segnala come la vera ripresa non arriverà prima del 2011. E soprattutto che a guidare il processo di ripartenza non saranno le economie avanzate ma quelle emergenti, a partire da Cina e India per arrivare ai Paesi dell’Africa settentrionale. Economie che nel 2009 hanno segnato incrementi del Pil tra il 4 e l’8,5 per cento, quando le stime del Fmi (Fondo monetario internazionale) danno l’area euro ad uno striminzito + 0,3 per cento.

Intanto però il 2009 mostra dati pesanti. Il mercato italiano delle macchine movimento terra chiude il 2009 con un calo complessivo delle vendite del 37 per cento (14.732 unità vendute quest’anno contro 23.393), nel quale spicca, purtroppo in negativo, il crollo sul fronte delle esportazioni (- 63,3 per cento nei primi dieci mesi del 2009). Il fatturato del settore macchine e attrezzature per le costruzioni, che conta circa 150 aziende senza calcolare l’indotto, e dà lavoro a 6.500 addetti, è passato da circa 4 miliardi di euro del 2008 a soli 2 miliardi, 1,2 dei quali sono da riferire direttamente al settore movimento terra.

Analizzando nel dettaglio le tipologie di macchine, apripista, moto livellatrici, escavatori e pale cedono il 31,4 per cento, le macchine piccole il 37,8 per cento, le terne il 44,4 per cento, mentre i dumper crollano del 54,6 per cento e i sollevatori telescopici perdono il 40,3 per cento. In calo anche le macchine per i lavori stradali, che scontano una diminuzione del 35,2 per cento. Le previsioni per il 2010 non danno particolari segnali di ripresa né sul mercato interno né per quanto riguarda le esportazioni. In questa situazione le imprese chiedono urgenti provvedimenti a sostegno del settore, che rischia di uscire decimato da una crisi che non ha precedenti. Analoga la situazione per le macchine edili, stradali e minerarie: il fatturato non più supportato da un export in vistosa contrazione, - 38,6 per cento, e penalizzato da un andamento del mercato delle costruzioni nazionale sfavorevole su tutti i fronti, segna un calo del 35 per cento nel valore della produzione, che si attesta a 2,6 miliardi di euro.

In calo anche occupazione (– 10 per cento) e investimenti (– 25 per cento). L’andamento del 2009 è negativo per tutte le categorie merceologiche, ma il comparto più colpito è quello delle gru a torre, con un export in calo del 70 per cento. Frenata brusca anche nel settore calcestruzzo, con un calo medio del 47 per cento e un picco del – 70 per cento per le pompe autocarrate. Per l’anno in corso le stime sono cautamente positive e si intravede una risalita lenta e faticosa. Il valore della produzione dovrebbe crescere di un modesto ma significativo 7,7 per cento e le esportazioni parallelamente aumentare dell’8,6 per cento.

La vera ripresa è attesa per il 2011. Infine i dati relativi alle immatricolazioni degli autocarri cava cantiere, dati che includono sia i cabinati che i trattori. Il valore, anche in questo segmento è decisamente negativo, con un calo attorno al 50 per cento rispetto al 2008, anno nel quale si era già vista una diminuzione, sia pure modesta rispetto ai livelli degli anni precedenti. In tutto il 2009 i mezzi cava cantiere immatricolati in Italia sono stati 2.360, contro i 4.596 del 2008. Numeri abissalmente lontani dai 6.200 veicoli del 2002, ma anche dai 5.400 del 2006. Una crisi che ha colpito senza distinzioni sia i marchi nazionali che quelli stranieri.

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