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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Donne e lavoro ai tempi di Covid in Veneto: nel 2021 la ripresa, ma resta forte il divario di genere

Dopo la caduta registrata durante la pandemia, il 2021 ha rappresentato l’anno della ripresa anche per l’occupazione femminile, tuttavia permane un forte divario di genere

Dopo la significativa riduzione dei livelli di partecipazione delle donne al mercato del lavoro registrata nel corso del 2020, il 2021 ha visto una «graduale ma intensa crescita dell’occupazione, tanto per le donne quanto per gli uomini». A rivelarlo è l'analisi condotta nel report "Donne e lavoro ai tempi del Covid-19: recuperano i livelli occupazionali, ma il divario permane", disponibile nella sezione del portale di ClicLavoro Veneto. L’anno si è infatti chiuso con un incremento di circa 28.300 posizioni di lavoro dipendente nel primo caso e di 26.900 nel secondo. Anche in termini di assunzioni, il 2021 ha rappresentato l’anno della ripresa, arrivando a superare, nella parte centrale e finale dell’anno, i valori registrati nel 2019. Permane tuttavia «un forte divario di genere, con un tasso di inattività femminile che, soprattutto a livello nazionale, rimane ancora molto elevato rispetto a quello maschile».

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La ripresa osservata nell’ultimo anno è interamente ascrivibile al lavoro dipendente, in particolare quello a termine, e il divario maggiore nel confronto tra uomini e donne si osserva, ancora una volta, in relazione agli ambiti di inserimento lavorativo e alle modalità occupazionali. Per le donne si registra infatti un peso maggiore della domanda di lavoro a tempo determinato, anche in virtù di una rilevante presenza femminile nei settori in cui questa tipologia contrattuale è più diffusa. Le attivazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato continuano invece a mantenersi su livelli nettamente inferiori a quelli degli uomini, nonostante una flessione più contenuta in periodo di pandemia. La differenza più importante riguarda il part-time: la percentuale di rapporti a tempo parziale sul totale delle assunzioni effettuate nel 2021 è pari al 44% per le donne e al 21% per gli uomini. 

La domanda di lavoro si mantiene inoltre fortemente sbilanciata: per gli uomini proviene ancora in larga parte dall’industria, mentre per le donne dai servizi, soprattutto turismo, commercio, servizi alla persona e attività professionali. Il bilancio a fine 2021 è comunque positivo in entrambi i comparti: +7.900 posti di lavoro dipendente nell’industria (+13.000 tra gli uomini), prevalentemente nel metalmeccanico e in alcune realtà del manifatturiero locale, e +19.900 nei servizi (+14.200 gli uomini), di cui +5.700 nei servizi turistici e +4.700 nei servizi alla persona.

In ambito ospedaliero e delle strutture di assistenza, come quelle per anziani e disabili, la crescita ha interessato profili professionali molto diversi tra loro: medici e tecnici della salute, ma anche addetti all’assistenza ed operatori socio-sanitari, la cui domanda è sensibilmente aumentata nel corso degli anni, sia più di recente per effetto della pandemia, sia a causa delle tendenze demografiche in atto e del graduale invecchiamento della popolazione. Proprio in questi settori si è osservata nell’ultimo anno una forte crescita delle dimissioni, a conferma di una ritrovata dinamicità del mercato del lavoro. È infatti ipotizzabile che la forte domanda generata dalla pandemia possa aver incentivato forme di transizione tra ambiti e comparti dello stesso settore, come ad esempio dal pubblico al privato oppure dal ramo dell’assistenza a quello ospedaliero, o viceversa.

Un particolare ambito di inserimento occupazionale per le donne, soprattutto straniere, è rappresentato dal lavoro domestico alle dipendenze delle famiglie. In controtendenza rispetto ad altre tipologie occupazionali, nel 2020 si è registrata una crescita sia delle assunzioni che dei rapporti di lavoro in essere, anche quale effetto del processo di regolarizzazione attivato per far fronte alle restrizioni imposte per contrastare il diffondersi del virus. Il peso delle donne in questo settore è risultato pari nel 2021 all’85%, con un’incidenza di lavoratrici straniere del 75%, prevalentemente romene, moldave e ucraine.

Se le tendenze settoriali vedono le donne ancora fortemente legate all’ambito dei servizi, con un’elevata presenza di rapporti part-time, in tema di occupazione femminile non sembrano mancare alcuni segnali di cambiamento. La recente domanda di lavoro sembra infatti favorire l’impiego di donne in ambiti e profili tradizionalmente a bassa partecipazione femminile, a cominciare dall’industria, nei comparti legati alla produzione e gestione aziendale, all’informatica e all’ingegneria, nel mondo dell’istruzione e della formazione e nelle specializzazioni tecnico scientifiche.

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