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Veneto zona arancione, i dati lo giustificano? Confcommercio: «C'è grande rammarico»

Perché il Veneto non è passato in zona gialla, è giusta o sbagliata la collocazione della nostra Regione in quella arancione, i dati epidemiologici del monitoraggio cosa ci dicono?

Dai ristoratori ai titolari di negozi, vi era enorme attesa per il passaggio della nostra Regione in zona gialla dopo il monitoraggio di venerdì scorso, ma così non è stato. Il Veneto era e resterà almeno fino a sabato zona arancione, il che significa ovviamente restrizioni e penalizzazione per chi si trova a non poter fare il servizio al tavolo (locali della ristorazione), oppure chi vede drasticamente ridursi la potenziale platea di clienti (tutti i commercianti che, pur aperti, subiscono le restrizioni imposte alla mobilità tra Comuni). A rammaricarsi enormemente del mancato cambio di fascia di rischio, è stato nelle scorse ore Patrizio Bertin, il presidente di Confcommercio Veneto che ha rilasciato alcune dichiarazioni all'Ansa: «Delusi è dire poco, arrabbiati, sconcertati. La verità è che i commercianti speravano che sarebbero rientrati in "zona gialla", ovvero quella a "socialità sostenibile". Invece niente: si resta "arancioni" e con bar e ristoranti chiusi anche i negozi restano praticamente deserti».

Il vero motivo del malcontento è presto detto, e cioè che gli auspici per la zona gialla fino a venerdì mattina, quando il governatore del Veneto aveva tenuto il suo consueto punto stampa, erano ben sensibili ed in tanti attendevano solo l'ufficialità. Lo stesso Luca Zaia si era espresso in modo piuttosto convinto circa l'ipotesi di un passaggio in zona gialla, poi è invece arrivata la proverbiale "doccia fredda" in serata: «Eppure i dati - spiega il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin - giustificavano il passaggio di "zona". Il governo ha il dovere di decidere, non è accettabile che si trinceri, quasi che la cosa non lo toccasse, dietro i report del Cts. Evidentemente a Roma interessa molto di più il corteggiamento ai "costruttori" che non i volumi d'affari delle imprese ormai ridotti al lumicino».

Proprio sui dati epidemiologici della nostra Regione non ci si può dunque che provare ad interrogare. Per qual motivo il Veneto è in zona arancione, è giusto sulla base dei dati dell'ultimo monitoraggio che lo sia, quali sono i fattori che hanno condizionato tale decisione? Non è ovviamente semplice rispondere a questa domanda, ma anziitutto bisogna evitare di fare confusione. L'Istituto Superiore di Sanità non decide alcunché, in qualità di organo consultivo si limita a fornire le proprie competenze tecnico-scientifiche mettendole a disposizione di quell'organo esecutivo-decisore, cioè che ha vero e proprio potere amministrativo, che è appunto il governo. Pertanto, una cosa è la classificazione di una Regione da parte dell'Iss, un'altra la decisione da parte del ministro della Salute di firmare un'ordinanza che stabilisca l'applicazione delle restrizioni previste per l'una o l'altra fascia di rischio.

Ciò chiarito, bisogna ricordare che recentemente i parametri compatibili con la fascia arancione sono mutati, rendendo più agevole l'eventuale inserimento di una Regione in tale zona di rischio. Sulla base di quanto contenuto nel Dpcm 14 gennaio all'Art. 2 comma 1, è stato stabilito che le misure della cosiddetta zona arancione vadano ad applicarsi in quelle «Regioni nel cui territorio si manifesti un'incidenza settimanale dei contagi superiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti e che si collocano in uno scenario di tipo 2  e con un livello di rischio almeno moderato, ovvero che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio alto, secondo quanto stabilito dal documento di "Prevenzione e risposta a Covid-19; evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno invernale"».

Ora, la situazione del Veneto è una specie di frammistione delle due ipotesi, il che rende assai difficile capirne la collocazione in zona arancione, ma altrettanto avrebbe reso non del tutto lineare la collocazione in zona gialla. Vediamo il perché: essere compatibili con lo scenario di tipo 2 significa avere un indice Rt compreso tra 1 e 1,25 mentre per lo scenario di tipo 1 l'indice Rt deve essere sotto il valore 1. Il Veneto è risultato avere un indice Rt inferiore a 1, vale a dire per l'esattezza Rt=0,81. Da decreto, dunque, essendo compatibile con lo scenario di tipo 1, per essere collocato in zona arancione avrebbe dovuto avere un livello di rischio alto. In realtà la nostra Regione ha da parte della Cabina di Regia una classificazione complessiva di rischio «moderata». Vi sono però tre fattori che hanno probabilmente influito sulla decisione del governo di mantenere il Veneto in zona arancione:

  • Il tasso di incidenza di positività ogni 100 mila abitanti negli ultimi 7 giorni.
  • Il tasso di incidenza di positività ogni 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni.
  • Il tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti Covid-19.

Per quanto riguarda l'incidenza ogni 100 mila abitanti nell'ultima settimana il Veneto registra il valore 201.34, mentre Regioni/Province Autonome zona gialla come Trento o la Toscana sono rispettivamente a 130.82 e 72.12. Ancora peggio va il parametro dell'incidenza calcolato sugli ultimi 14 giorni: in Veneto si riscontra il secondo valore più alto di tutta Italia, vale a dire 579.92 casi positivi ogni 100 mila abitanti, preceduto solo dai 646.14 casi della Provincia Autonoma di Bolzano che è zona rossa, mentre la Sicilia che pure è zona rossa riporta un parametro inferiore a quello del Veneto (443.06). Infine vi è l'indicatore 3.8, vale a dire quello relativo al «tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva per pazienti Covid-19»: per il Veneto il tasso indicato è del 32%, vale a dire superiore alla soglia critica fissata al 30%.

Infine vi sarebbe anche un quarto elemento da considerare, cioè la "valutazione d'impatto" che per essere determinata tiene conto dell'aumento dei casi in soggetti di età maggiore ai 50 anni, poi del tasso di occupazione dei posti in terapia intensiva e, da ultimo, dei focolai nelle popolazioni vulnerabili. Per il Veneto, nel complesso, la "valutazione d'impatto" all'esito dell'ultimo monitoraggio è stata definita «alta». Tutto ciò giustifica il Veneto in zona arancione? Impossibile affermarlo risolutamente, l'unica cosa certa è che tutti questi parametri possono aver determinato la decisione del governo, verosimilmente orientata dai principi di cautela e precauzione, di confermare le restrizioni alla nostra Regione. 

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