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Il Covid si è abbattuto anche sui prezzi. A Verona inflazione del -0,7%

La diminuzione dei prezzi, o deflazione, ha generato un risparmio medio per una famiglia scaligera di 177 euro nel 2020, secondo uno studio dell'Unione Nazionale Consumatori

Non c'è dato economico riferito al 2020 che non abbia risentito della pandemia. Il coronavirus ha inciso anche sull'inflazione, ovvero l'aumento generale dei prezzi. Un aumento che in molte città non c'è stato, anzi, c'è stata una diminuzione dei prezzi e quindi una deflazione. Attraverso uno studio, l'Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat ed ha scoperto che il dato nazionale dei prezzi è in calo e quindi, per la terza volta dal 1959, l'Italia è in deflazione.

Il dato nazionale, però, non è omogeneo. Su tutte le città prese in considerazione dalla ricerca, in 19 l'inflazione dei prezzi c'è stata. L'aumento della spesa media più alto è stato registrato a Bolzano (+254 euro a famiglia), Grosseto (+208) e Cosenza (+138).
In deflazione, invece, 47 città, tra cui Verona. Il capoluogo scaligero è la terza città italiana per entità di deflazione, dopo Venezia e Aosta. Nel capoluogo scaligero i prezzi sono scesi dello 0,7% e questo ha generato un risparmio medio per una famiglia di 177 euro.

«Il calo dei prezzi ha contenuto la caduta del potere d'acquisto dovuta alla flessione del reddito disponibile delle famiglie - ha commentato ad Ansa Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori - Il fatto che il Nord sia tutto in deflazione è la dimostrazione di come il motore economico dell'Italia si sia fermato. Venezia è il caso più eclatante e simbolico, essendo la città italiana con la contrazione dei prezzi più elevata. Il crollo del turismo ha fatto precipitare la domanda di alcuni servizi».

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