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Economia

Commercio, ristorazione e alloggio, nel Veronese perse più di 700 aziende

Allarme di Confesercenti Veneto che a livello regionale ha calcolato una diminuzione di negozi, ristoranti e strutture ricettive di oltre 3mila attività

I dati parlano chiaro, anche in Veneto il post pandemia non è stato sinonimo di ripartenza. Nel commercio all'ingrosso e al dettaglio, al 31 dicembre 2021, le imprese erano 95.835. Un anno dopo, le attività sono scese a 93.321 (-2.514). Nel settore alloggi e ristorazione, al 31 dicembre 2021, le imprese erano 30.325. Al 31 dicembre 2022 sono 29.767 (-558).

Imprese attive in Veneto, tabella Confesercenti su dati Infocamere

I dati sono stati elaborati da Confesercenti, che li ha suddivisi anche per provincia. A Verona, le imprese del commercio a fine 2021 erano 18.232, a fine 2022 sono 17.603 (-629). E nella ristorazione ed alloggi in un anno le attività sono scese da 6.388 a 6.299 (-89).
Nel Veronese, si nota in particolare un costante calo già da prima della pandemia nel commercio all'ingrosso e al dettaglio. Nella ristorazione e negli alloggi c'era stata invece una crescita anche durante gli anni difficili del Covid. Nell'ultima anno, però, le imprese del settore sono diminuite.

«La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio - ha commentato Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto - Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile, come è evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia. A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini. Proprio l’anno della pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi, dagli alimentari alle edicole, per la popolazione. Occorre aiutare le piccole superfici di vendita a inserirsi nel mercato e a restarci. Innanzitutto, puntando di più sulle politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up da parte delle associazioni di categoria. Ma servirebbe una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato».

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