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Economia

Confcommercio dice no alle aperture domenicali delle attività

L'associazione dei commercianti appoggia la critica di Monsignor Giancarlo Bregantini alla scelta dell'Esecutivo di liberalizzare le aperture nei giorni festivi degli esercizi

Alcuni giorni fa presso l’Istituto Don Mazza si è svolto un convegno nel quale Monsignor Giancarlo Bregantini, Presidente della Commissione Lavoro della C.E.I., ha svolto un’interessante relazione sul lavoro, la famiglia e la Chiesa in tempo di crisi. Nel suo illuminato intervento ha toccato lo scottante ed attuale tema delle aperture domenicali e festive delle attività commerciali, liberalizzate da un provvedimento del Governo Monti, la cui principale motivazione si fondava sul fatto che la deregolamentazione degli orari e delle aperture avrebbe generato maggiori consumi con ricadute positive sul prodotto interno lordo. La realtà del mercato sta però sconfessando l’obiettivo governativo. 

LA CRISI CONTINUA - Assistiamo ad un calo dei consumi come mai si è registrato dal dopoguerra, ma assistiamo anche alla chiusura di migliaia e migliaia di negozi di vicinato, schiacciati sì da una crisi lunga e mordente, ma anche da una concorrenza impari delle medie e grandi strutture di vendita che riescono, alcune loro malgrado, a tenere aperti i negozi con fasce orarie e deroghe alla chiusura domenicale e festiva improponibili per le attività a conduzione famigliare. 

IL RICORSO - Nei confronti del provvedimento dell’Esecutivo che, di fatto, ha sottratto la competenza alle Regioni, il Veneto, in prima linea, ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale, la quale dovrebbe esprimersi entro la fine di quest’anno. 

L'INIZIATIVA - Monsignor Bregantini nel suo intervento ha anticipato una importante iniziativa: davanti ai sagrati delle Chiese, sabato 25 novembre verrà effettuata una raccolta di firme avente l'obiettivo di riportare nella competenza delle Regioni la delicata materia degli orari e delle deroghe domenicali e festive dei negozi. Confcommercio plaude a questa azione che rafforza quella giuridica messa in campo da alcune Regioni e quella del costante confronto dialettico che l’Organizzazione di categoria intrattiene con la Regione Veneto, che, secondo il nostro parere, è stata espropriata di una competenza attribuitale dall'articolo 117 della Costituzione. 

LE PREVISIONI - Se la Corte Costituzionale con la sua prossima decisione farà salvo il provvedimento statale, non potremo che prenderne atto, ma il Governo dovrà a sua volta prendere atto che continuando sulla strada intrapresa ha soffocato e sta soffocando migliaia e migliaia di piccole imprese che rappresentano l'unica fonte di sostentamento delle famiglie che le gestiscono e che, soprattutto, assicurano un servizio sociale per i nostri territori e per i Consumatori.

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