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B&B. Confcommercio: "Se le leggi non sono uguali per tutti, vincono i furbi"

Le locazioni turistiche regolarmente registrate a Verona sono 552, quelle in vendita sono oltre 1.700. Paolo Arena "Un sommerso che impedisce la nascita di nuove imprese regolari"

Leggi uguali per tutti. A chiederlo è la Confcommercio di Verona tramite il suo presidente Paolo Arena. Al centro del dibattito ci sono i Bed&Breakfast e una sentenza del Tar del Lazio che sostiene non si possano imporre limitazioni all'esercizio di queste attività, anche se a svolgerle sono persone senza partita Iva.

Quello che spaventa la Confcommercio, che da tempo si batte contro questo problema, è la differenza tra le strutture turistiche extralberghiere regolarmente registrate e quelle che fanno parte del sommerso e che approssimativamente sarebbero quasi il triplo delle prime.

Nel suo lungo intervento, con cui chiede maggiori controlli, Arena sottolinea anche un nuovo fenomeno emergente: "Voglio innanzitutto sottolineare che le problematiche legate ai B&B stanno per essere gradualmente superate a seguito di una migrazione verso la formula della locazione turistica, prescelta ormai da questi imprenditori del turismo camuffati, per operare al di fuori delle regole e dei doveri richiesti alle aziende con partita Iva. Questo ricettivo strisciante si sta rivelando un danno non quantificabile per la nostra economia, per i cittadini e per le amministrazioni comunali che tollerano questo dilagare di sommerso". In realtà il Comune di Verona è uno di quelli meno tolleranti, visto l'impegno nei controlli. 

La richiesta di portare alla luce il sommerso è stata avanzata da Confcommercio Verona anche al Ministro Alfano in occasione di un'assemblea pubblica e "non è dettata dalla volontà di combattere battaglie di retroguardia a difesa di nostri associati - scrive Arena - quanto dalla consapevolezza che il concetto di concorrenza possa realizzarsi solo con uguaglianza di regole e condizioni tra chi svolge la medesima attività sul mercato. Invece chi opera in regime di deregolamentazione rappresenta una fetta sempre più rilevante dell’offerta, rischia di far affondare il sistema turistico veronese e mette in seria difficoltà le amministrazioni comunali. Il problema è che sempre meno attori pagano le tasse a discapito di chi viene ormai senza sosta colpito da gabelle insostenibili. Se formule alternative come Uber, nel caso dei tassisti, o gli home restaurant, nel caso della ristorazione offrono (forse) prezzi più bassi del mercato è perché non hanno vincoli normativi e di tasse. Significa che c’è qualcosa che non va. Significa che giochiamo con regole diverse in uno stesso campionato. E non si tratta di new o di sharing economy, ma di shadow economy. Quanto ancora dobbiamo denunciare l’irregolarità quando è palese ormai a tutti che solo per le locazioni turistiche quelle conosciute all’amministrazione comunale di Verona sono 552 e quelle in vendita sono oltre 1.700? Il fatto di avere un enorme e strisciante albergo diffuso sul territorio impedisce la nascita di nuove imprese regolari che generano lavoro e indotto e indeboliscono quelle esistenti".

"E poi c’è un problema di sicurezza, quanto mai attuale - conclude Arena - oggi migliaia di aziende mascherate di Verona e del lago di Garda non comunicano i dati degli alloggiati alla Questura e ospitano persone potenzialmente pericolose in palazzine dove vivono famiglie di veronesi. La situazione è divenuta ormai insostenibile. Per questo Confcommercio Verona chiede di continuare ed intensificare i controlli e di valutare la possibilità di dar vita ad azioni decise: a Berlino il governo della città ha oscurato il sito di Airbnb per motivi di sicurezza e concorrenza, per arginare un fenomeno che stava inquinando il mercato. Una comunità democratica funziona quando le regole del gioco sono uguali e da lì parte la concorrenza. Chi è più bravo vince. A me sembra che qui chi è più furbo frega. Noi non siamo d’accordo con una comunità dove i furbi hanno la meglio, dove tutti si lamentano ma pochi fanno".

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