rotate-mobile
Economia Zai / Viale del Lavoro

Coldiretti. Nel Veronese addio ad un frutto su 3 per i cambiamenti climatici

L'associazione dei coltivatori lancia l'allarme sulle previsioni dei raccolti e sul conseguente aumento di prezzo che subirebbero i vari prodotti sui mercati

Addio ad un frutto veronese su 3, con il crollo del raccolto di frutta estiva dalle albicocche alle ciliegie, dalle pesche alle nettarine, che è destinato ad avere effetti sui prezzi al consumo. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base delle previsioni sul raccolto di frutta in tutta Europa di Europech per il 2020. A pesare sarebbe la situazione climatica avversa, che ha tagliato le produzioni sulle quali gravano peraltro le preoccupazioni per la carenza di lavoratori per le raccolte, che potrebbe comportare ulteriori perdite a carico dell’offerta nazionale.

La brinata dello scorso 24 marzo nella provincia scaligera, che registra il maggior numero di imprese frutticole venete (4849 su 7685 a livello regionale), avrebbe creato danni a macchia di leopardo sul territorio, colpendo le colture prive di impianti antibrina. In particolare, i tecnici di Coldiretti hanno rilevato danni all’albicocco dal 70% al 90% sulle varietà precoci e dal 30/50% sulle tardive, su pesche e nettarine del 70/80% sulle precoci, dal 50% al 70% sulle varietà medie e 30% sulle tardive. Danni rilevanti anche sui susini: dal 50% all’80% sulla varietà cinogiapponese e dal 30% al 50% su quelle europee. Il freddo non ha risparmiato il pero con casi di cascola fino al 50%. Sono invece ancora in fase di definizione i danni su melo e kiwi.

Coldiretti sottolinea che per gli agricoltori veneti e veronesi, al danno si aggiunge il rischio di non aver a disposizione la manodopera necessaria per la raccolta se non si riapriranno le frontiere per i lavoratori stranieri, che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale in agricoltura per poi tornare nel proprio paese. Per questo gli interessati attendono l’annunciata apertura dei confini il 3 giugno, chiedendo anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo”, che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani, lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione.

La drammatica situazione nelle campagne sarebbe destinata ad avere ulteriori e pesanti effetti anche sull’andamento dei prezzi per i consumatori, che avrebbero già fatto registrare sugli scaffali incrementi che vanno dal +8.4% frutta al +5% per la verdura ad aprile, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, che rileva aumenti anche per pesce surgelato (+4.2%), latte (+4.1%), salumi (+3.4%) pasta (+3.7%), burro (+2.5%), carni (+2.5%) e formaggi (+2.4%), per effetto dello sconvolgimento in atto sul mercato, dovuto alle limitazioni ai mercati al dettaglio e ai consumi fuori casa con l’emergenza coronavirus.

Secondo l'associazione dei coltivatori, a peggiorare la situazione è la previsione complessiva per la produzione di frutta nell’intero vecchio continente, con una contrazione europea del raccolto del 37% per le albicocche e del 19% per pesche e nettarine rispetto al 2019. Il rischio sarebbe che una ridotta disponibilità di frutta nazionale provochi un deciso aumento delle importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy. Di fronte a questo pericolo, Coldiretti consiglia di verificare su cartellini ed etichette obbligatori per legge l’origine nazionale, di preferire le produzioni locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza, privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati di campagna amica e nei punti vendita specializzati anche della grande distribuzione dove è più facile individuare l’origine e la genuinità dei prodotti.
L’Italia è il primo produttore UE di gran parte di verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta lprimeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. La penisola risulta poi il secondo produttore dell’Unione Europea di lattughe, cavolfiori e broccoli, spinaci, zucchine, aglio, ceci, lenticchie e altri legumi freschi. È altresì seconda per la produzione di pesche, nettarine, meloni, limoni, arance, clementine, fragole (coltivate in serra), mandorle e castagne. Infine, il nostro paese detiene il terzo posto in Europa per quanto riguarda asparagi, ravanelli, peperoni e peperoncini, fagioli freschi, angurie, fichi, prugne e olive da tavola, secondo la Fondazione Edison.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coldiretti. Nel Veronese addio ad un frutto su 3 per i cambiamenti climatici

VeronaSera è in caricamento