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Economia Zai / Via Enrico Fermi

Cgia, novembre mese delle tasse: 55 miliardi da versare, pressione fiscale imprese al 59,1%

Secondo uno studio della Cgia novembre si conferma il "mese delle tasse"

Tra le ritenute dei dipendenti, degli autonomi e dei collaboratori, gli acconti Iva/Ires/Irpef/Irap e le addizionali comunali/regionali Irpef, questo mese gli italiani sono a chiamati a versare all’erario 55 miliardi di euro. Anche quest’anno novembre si conferma il mese delle tasse. L’Ufficio studi della CGIA ricorda che, ad esempio, nel 2018 il gettito tributario complessivo aveva superato i 500 miliardi di euro. Questa imponente massa monetaria è affluita nelle casse pubbliche rispettando precise scadenze fiscali che, da sempre, si concentrano prevalentemente tra giugno/luglio e tra novembre/dicembre.

Il 2018, comunque, è stato un anno particolare: la scadenza del 30 giugno è “caduta” di sabato e, conseguentemente, ha provocato uno slittamento in avanti dei versamenti estivi. Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: «Una parte importante delle imposte che dovranno essere pagate questo mese dalle imprese sono in realtà una partita di giro, come l’Iva o le ritenute dei propri dipendenti; tuttavia, non saranno comunque pochi gli imprenditori, soprattutto quelli di piccola dimensione, che per onorare queste scadenze si troveranno in difficoltà. Il rallentamento dell’economia emerso in questi ultimi mesi ha allungato i tempi di pagamento anche nei rapporti commerciali tra imprese private, provocando non pochi squilibri finanziari a tantissime piccole aziende che da sempre sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate».

In Italia la pressione fiscale sulle imprese è al 59,1 per cento. In UE solo i francesi sono più tartassati di noi. Sebbene sia una comparazione che va analizzata con molta prudenza, secondo gli ultimi dati presentati nelle settimane scorse dalla Banca Mondiale (Doing Business), solo la Francia (60,7) presenta un carico fiscale sulle imprese (in percentuale sui profitti commerciali) superiore al dato Italia (59,1). Se la media dell’Area Euro è pari al 42,8 per cento (16,3 punti in meno che da noi), la Germania registra il 48,8 per cento e la Spagna il 47 per cento.

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