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Economia

Natura in tilt per il caldo anomalo: preoccupazione nel mondo dell'agricoltura

L'Ordine dei dottori Agronomi e Forestali, Coldiretti e Cia Verona, sperano in un arrivo del freddo nei prossimi giorni, necessario per la fase di riposo delle piante. Il timore è che i cambiamenti climatici possano mettere a rischio la produzione

Il 2022 si classifica come l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura che nei primi undici mesi è stata superiore di 1,06 gradi la media e le precipitazioni che sono state invece quasi 1/3 inferiori, secondo le elaborazioni di Coldiretti su dati Isac Cnr. Una situazione difficile che rischia di diventare strutturale in Italia, dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine, dopo il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.

«Il cambiamento climatico – spiega il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini - con l’aumento delle temperature, la siccità e il moltiplicarsi degli eventi estremi ha provocato nel 2022 in Italia danni in agricoltura che superano i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale, in un momento particolarmente difficile per l'approvvigionamento alimentare del Paese per l'aumento esponenziale dei costi di produzione dovuto al caro energia. Una situazione che si è fatta sentire anche nella provincia veronese che, a causa della siccità, ha registrato un calo nelle rese di produzione di coltivazioni in campo come grano, girasole, mais, e altri cereali, orticole, colture foraggere e prati pascoli in montagna con un aumento dei costi di produzione già molto elevati per tutti i comparti agricoli, da quello ortofrutticolo allo zootecnico dal florovivaismo ai seminativi.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici. Anche l’inverno - aggiunge Vantini - sta facendo i conti con il caldo anomalo dell’anno appena passato che sta influendo sui ritmi della natura. Il freddo è necessario alle piante per la fase di riposo che aiuta a combattere i parassiti dannosi e a stimolare la ripresa vegetativa, quando arriverà la primavera. A preoccupare è che, in assenza di freddo durante i mesi invernali, le piante germoglino in anticipo con il rischio di ondate di gelo tardive che brucino fiori e gemme di piante e alberi con pesanti effetti sui raccolti futuri, come è avvenuto nel 2021». 

Ordine dei dottori Agronomi e Forestali in allerta

Caldo anomalo in un inverno che stenta ad arrivare, che mette in pericolo le colture e le piante veronesi. L'allarme di Coldiretti Verona, che sottolinea come la natura sia andata in tilt con un anticipo del germogliamento delle piante specie da frutto e di conseguenza con una maggiore esposizione al rischio di gelate tardive e danni relativi, viene rilanciato anche dall'Ordine dei dottori Agronomi e Forestali, che mette in evidenza gli effetti dei cambiamenti climatici.

«Questo caldo anomalo – spiega il presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Verona Lorenzo Tosi – è preoccupante. Il mancato raggiungimento del cosiddetto "fabbisogno in freddo" delle piante da frutto può avere serie ripercussioni sulla fioritura che potrebbe risultare più ridotta e meno fertile, con conseguenze sulla produzione oltre ad essere esposta al rischio di gelate tardive con danni conseguenti. A ciò si aggiunge la presenza di insetti e fitofagi che, accelerando i cicli biologici e anticipando l’uscita dai ricoveri invernali, o dallo stato di quiescenza invernale, prolungano il loro periodo di attività con una maggiore difficoltà per il loro controllo.
L’assenza di freddo autunnale ed invernale – aggiunge Tosi - consente inoltre ai funghi patogeni di mantenersi in attività, sia pur limitata, che comporta un aumento dell’inoculo degli stessi con conseguente maggiore virulenza fin dall’inizio della stagione vegetativa. È quindi importante che il clima torni alle temperature abituali del periodo».

La situazione in atto evidenzia come i cambiamenti climatici in corso con l’aumento delle temperature stiano sconvolgendo il normale equilibrio della natura con significativi ripercussioni per il territorio scaligero.

Frutticoltori preoccupati 

Preoccupazioni che, sottolinea Cia Verona, non risparmiano i frutticoltori, i quali hanno notato con apprensione le gemme ingrossate di albicocchi, ciliegi, mandorli e peschi, le quali avrebbero un volume che secondo gli esperti si raggiungerebbe solitamente nel mese di febbraio. 

«Nelle zone più esposte al sole e nei terreni più caldi le piante si stanno muovendo – sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Agricoltori Italiani Verona -. Al sole fa caldo e le piogge di questi giorni contribuiscono a mettere in moto la vegetazione. Se continua così per un’altra settimana, è facile che spuntino gemme ovunque, con il rischio reale di perdite. Due anni fa, con le gemme appena ingrossate, arrivò una gelata e l’effetto fu quello di bruciare i pistilli, con la conseguente perdita dei frutti. Servirebbe il freddo vero, che quest’anno non c’è mai stato, almeno fino a fine febbraio, con temperature sottozero di notte e basse durante il giorno. Gli alberi da frutto hanno bisogno del freddo per regolare il loro ciclo colturale, che prevede il riposo vegetativo in preparazione della fioritura primaverile. Le temperature sottozero sono importanti anche per l’eliminazione degli insetti dannosi, a cominciare dalla cimice asiatica, che altrimenti sopravvive e si riproduce».

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