Popolare: l'ad rassicura i soci, ora si può tornare a comprare le azioni?
All'assemblea societaria l'ad del gruppo ha risposto alle critiche di Mario Draghi sui prestiti in Italia e ha rassicurato gli azionisti sullo stato di salute dell'istituto, che ora va verso la ripresa
Pier Francesco Saviotti, ad di Banco Popolare, non accetta le critiche di Mario Draghi e, anzi, risponde negando con forza le accuse del numero uno della Bce, che nei giorni scorsi aveva accusato le banche italiane di essere troppo “timorose” sui prestiti. “Le banche italiane – dice Saviotti dall'assemblea degli azionisti a Lodi - erogano più di quanto raccolgono”.
DEBITI E CREDITI - "Ho avuto il piacere di conoscere Draghi prima che diventasse governatore della Banca d'Italia ma su una cosa non mi sento del tutto d'accordo, ovvero quando dice che il costo del credito delle banche dovrebbe essere più basso e che le banche hanno paura ad erogare il credito", ha detto Saviotti. "Il sistema nazionale eroga piu di quanto raccoglie" e "c'é una differenza di 170 miliardi tra impieghi e raccolta. Questo gap prima veniva coperto facilmente" sul mercato estero, ora invece "é più difficile andarci e quindi inevitabilmente il mercato domestico ne risente". E sempre a proposito della situazione interna, il banchiere ha avuto modo di rassicurare gli azionisti che hanno approvato a larga maggioranza un bilancio difficile da digerire con quasi un miliardo di perdite.
SEGNALI POSITIVI - All'assemblea record del Banco, dove hanno partecipato oltre 18 mila persone (deleghe incluse) - 17.755 favorevoli, 49 contrari e 23 astenuti sul bilancio - Saviotti ha detto che "i primi tre mesi sono andati bene" e che "i numeri indicano di essere ottimisti" per il 2013. Il banchiere si è detto quindi fiducioso di tornare a pagare un dividendo in questo esercizio. Nonostante i conti in rosso a causa delle rettifiche su crediti imposte da Bankitalia e alle perdite scatenate dalla joint-venture con i francesi del Credit Agricole, Agos Ducato (oltre 500 milioni di svalutazioni), il Banco non si sente "la pecora nera" delle banche italiane. E l'Ad assicura che sul gruppo non cadranno più "tegole in testa" come quella di Italease. Sul caso Agos, invece, ha assicurato che "in tempi molto brevi sarà firmato l'armistizio" con i francesi. "Non usciamo ne riduciamo la quota" del 39% (Agricole al 61%), come previsto in precedenza, semmai "rilanceremo la società".
VERSO IL RISANAMENTO - Più in generale, ha precisato, la banca non è ancora "in ottima salute" ma i segnali "sono positivi: quattro anni fa l'acqua era alla bocca e ora il livello è un po' sceso. Mi sento un po' il Mosé della situazione a capo di un gruppo in cammino verso la terra promessa che è il risanamento. Purtroppo però noi non siamo gratificati dalla manna e ogni due per tre ci troviamo una sorpresa non gradita. Più che un Mosé infatti alle volte mi sento più un Don Chisciotte". Sempre dal parterre lodigiano sono arrivati anche messaggi contro il Piano Spa della Bpm. Il primo a bocciare il progetto targato Andrea Bonomi è stato il presidente Carlo Fratta Pasini nella consueta lettera agli azionisti: "Per promuovere operazioni di tal genere occorre essere privi di memoria e di speranza". Poi ha chiuso Saviotti: "La governance non va toccata a meno che l'intenzione non sia quella di mettere la banca sul mercato. E' un'operazione che non ha senso".