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Economia

Autorizzazioni viticole, Confagricoltura Veneto critica con il nuovo sistema

Sono stati messi a disposizione 953 ettari per le nuove superfici vitate nel 2018, ogni azienda però potrà chiederne al massimo uno, con priorità per coloro che hanno applicato l’agricoltura biologica sull’intera superficie per almeno 5 anni

Saranno 953 gli ettari disponibili nel 2018 per le nuove superfici vitate in Veneto, 88 in più rispetto agli 865 ettari del 2017. La Regione ha approvato il decreto che dà attuazione alle priorità e fissa le superfici minime e massime per ciascun richiedente. E’ stato stabilito che ogni azienda possa chiedere al massimo un ettaro, con priorità per le aziende che hanno applicato l’agricoltura biologica sull’intera superficie vitata per almeno cinque anni. La Regione garantirà a tutti di ottenere un minimo di 1.000 metri per superfici vitate. Il termine per la presentazione delle domande di autorizzazione è fissato al 31 marzo.

Confagricoltura Veneto è critica con il nuovo sistema, perché si prevede che le domande saranno parecchie migliaia (nel 2017 furono 7.233, per oltre 90.000 ettari) e la poca superficie, dovendo essere distribuita tra molti, verrà spezzettata in percentuali irrisorie, non accontentando nessuno. “Il sistema non dà possibilità alle aziende di crescere e strutturarsi per affrontare il mercato – dice Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -. Il tetto massimo di un ettaro non aiuta lo sviluppo del settore e, anche se siamo i primi a incentivare l’agricoltura sostenibile, riteniamo che non sia neppure corretto privilegiare chi fa biologico, che non è la panacea di tutti i mali”.

Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Veneto, comprende che i margini di manovra per la Regione siano limitati, “ma porre un limite di un ettaro per le domande, in modo da non scontentare nessuno, è una politica che non potrà far crescere l’economia nelle zone vitivinicole di successo del Veneto come il Prosecco, il Valpolicella, il Lugana e, in misura minore, il Pinot grigio, così come non ci potrà essere una spinta per la viticoltura italiana in sofferenza. Se le domande, come si prevede, saranno pari o superiori all’anno scorso, in mano ai viticoltori resterà ben poco, anche perché comunque prima verranno accontentati gli agricoltori biologici e solo dopo tutti gli altri”.

A tre anni dall’introduzione, il bilancio del nuovo sistema delle autorizzazioni, secondo Confagricoltura Veneto, è alquanto deludente: “Si credeva che liberalizzasse le superfici vitate e invece pone ancora più vincoli – sottolinea Marchesini -. I risultati degli ultimi anni non soddisfano assolutamente le richieste dei nostri imprenditori. Perciò chiederemo ai nostri referenti nazionali e alla Regione di spingere a livello comunitario affinché si vada a modificare il sistema autorizzativo, per non rischiare la caduta di un settore che oggi è un traino per tutta l’economia”.

Nel 2016, al debutto del nuovo sistema, la Regione Veneto fu prima in Italia con domande per 34.677 ettari di nuovi vigneti su 66.000 ettari richiesti complessivamente su tutto il suolo nazionale. Nel 2017, a fronte di una disponibilità di 865 ettari, sono state presentate 7.233 domande per oltre 90.000 ettari, pari al 60% del totale delle domande nazionali, che sono state 165.000.
Quest’anno, secondo gli osservatori del settore, il numero potrebbe salire ulteriormente, sull’onda del fenomeno Prosecco e dell’export in crescita per l’Amarone.

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